ARI LEVINSON

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Pensi di essere ben nascosta sotto una enorme cesta di vimini, è il nascondiglio migliore che sei riuscita a trovare. Molti soldati ti sono passati accanto e nessuno di loro ti ha vista. Sei riuscita a scappare da quel inferno di urla strazianti e spari. Stai per uscire dal tuo nascondiglio quando senti una macchina fermarsi, sportelli che sbattono e uomini che parlano nella tua lingua.

"Cercate ovunque, potrebbero esserci persone nascoste"

Rimani immobile quando senti dei passi accanto a te. Cerchi di non respirare ma un singhiozzo esce dalle tue labbra senza controllo. I passi si avvicinano sempre di più, finché la cesta non si solleva. Cerchi di scappare dall'uomo, che però ti afferra prontamente e ti blocca a terra.

"Non scappare!"

Riesci a liberarti dalle sue braccia e ti appiattisci contro il muro. Ti lasci cadere sul pavimento, ripari la testa con le braccia mentre singhiozzi. Il tuo cuore batte così forte che hai paura possa esplodere. Non hai mai pensato alla tua morte, ma di sicuro questa è la peggiore.

"Non voglio farti del male, sono qui per portarti via, per aiutarti"

Sollevi la testa finché non vedi l'uomo che ti sta davanti. Ha dei folti capelli castani, una barba lunga, un corpo muscoloso. Spalle larghe e mani grandi.

"Avanti vieni con me, non è sicuro stare qui, potrebbero tornare i soldati per dare fuoco al villaggio"

L'uomo allunga una mano verso di te, la guardi insicura sulla tua scelta. Di certo è meglio che rimanere qui e sperare di non morire sparata o bruciata viva. Allunghi la mano tremante verso di lui e ti alzi in piedi. Hai un piede ferito, probabilmente correndo ti sei tagliata. Zoppichi e stringi i denti per il dolore ed il bruciore del taglio sulla pianta de piede. Ci sono altre persone, una donna e tre uomini. Tutti ti guardano come se fossi un alieno.

"È l'unica sopravvissuta?"

Domanda la donna con un tono al quanto triste. L'uomo accanto a te annuisce mentre ti aiuta a salire sul loro furgoncino. Ti guardi indietro mentre vi allontanate. Vedi solo corpi e morte tra le luci soffuse. Vieni portata in quello che sembra un Hotel, è ancora buio, perciò non distingui bene le forme.

"Vieni"

L'uomo di prima ti porge una mano, per scendere dal camioncino. Accetti ancora il suo aiuto, questa volta però ti solleva tra le braccia.

"Sono Ari, tu parli l'inglese?"

Annuisci guardandolo attentamente. Sei così stanca, sei rimasta per ore ad ascoltare i rumori attorno a te, a piangere, a cercare di trovare un po' di coraggio per andare ad aiutare le persone ferite. Ma non ci sei riuscita, hai avuto troppa paura.

"Bene. Dobbiamo curare il tuo piede, altrimenti potresti prendere un infezione. Il mio amico si chiama Max, è un dottore, non ti farà del male"

Promette Ari, ti accompagna fino ad una stanza dove c'è un lettino, una scrivania con una sedia e mobiletti pieni di medicine, garze e altre cose mediche. Ti lascia sul lettino delicatamente, Max è subito dopo di lui. Ari lo prende da parte, cercando di non farsi sentire da te, ma non gli riesce bene.

"Sta attento, è sotto choc ed ha paura. Non ti avvicinare in modo brusco"

"So come trattare un paziente sotto choc Ari"

Borbotta Max infastidito. Quest'ultimo si avvicina a te mentre Ari va verso la porta.

"No, no ti prego!"

Esclami con un filo di voce. Allunghi una mano verso di lui e lo preghi di restare con lo sguardo. È l'unico di cui ti puoi fidare al momento, è l'unico che ti ha aiutata.

"Lui non ti farà del male"

"Non andare via"

Ari si scioglie quando ti vede piangere, hai così paura di restare sola con un uomo sconosciuto in una stanza. Questo può voler dire una sola cosa, qualcuno ti ha fatto del male.

"Ok, ok rimango qui"

Ari afferra la tua mano e ti affianca accanto al lettino. La tieni così stretta da sentire male alle nocche. Non sei mai stata così paurosa, così spaventata da qualcuno. Prima di questo massacro eri allegra, aiutavi le persone. Eri una volontaria in quel villaggio, insegnavi ai bambini a leggere e scrivere, ma non solo. Aiutaci le ostetriche a far nascere i bambini. Facevi tutto ciò che serviva a quella comunità. Adesso invece sei ridotta ad uno straccio, hai visto i bambini della scuola venir uccisi, le donne incinta, gli anziani. Non hanno risparmiato nessuno, tanto meno le tue colleghe ed i dottori.

Sussulti quando senti un dolore al piede, Max ha in mano del cotone e ti pulisce la ferita con del disinfettante.

"Puoi raccontarci cos'è successo?"

Domanda il dottore. Ci provi, ma non ce la fai, i ricordi ti spezzano il cuore. Vuoi solo andare a dormire e non svegliarti più.

"Non fa niente, devi riposare un po'. Ti prepareremo una stanza dove potrai dormire. Domani sarà un nuovo giorno, potrai raccontarci ciò che è successo se ti va"

Ari ti appoggia una mano sulla schiena con delicatezza, poi la muove su e giù. Ti senti confortata da quel gesto così cordiale. Il dottore ti mette un paio di punti, ti fascia il piede e ti raccomanda ti tenerlo asciutto. Ari ti accompagna nella tua stanza dove ti chiudi, non c'è la chiave, così trascini la scrivania fino alla porta. Per prima cosa ti fai un bagno caldo, i tuoi muscoli ti ringraziano per il calore che l'acqua diffonde al tuo corpo. Dopodiché ti metti a dormire tra le lenzuola pulite e profumate.

CHRIS EVANS IMMAGINA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora