Capitolo 6 - The truth untold (Pt. 4)

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Spostò il proprio peso da un piede all'altro, i denti che mordevano piano il labbro inferiore. Era strana quell'ansia che si sentiva addosso da qualche minuto – esattamente da quando si era trovato davanti al citofono del palazzo di Alessio, prima ancora di premere il pulsante. Strana perché verso Alessio si era sentito in mille modi diversi, ma mai davvero agitato.

Pietro si voltò solo quando avvertì il portone del palazzo aprirsi, ritrovandosi di fronte un Alessio dall'aria vagamente preoccupata e il viso particolarmente cereo. Nonostante fossero le dieci della mattina, sembrava essersi svegliato da poco: aveva ancora i capelli biondi scombinati, la barba non regolata, e probabilmente il primo maglione che aveva trovato sottomano e messo addosso giusto per uscire. Pietro lo trovò tenero anche così, in quella versione totalmente casalinga ed incasinata del sabato mattina, bello in un modo semplice.

-Ehi ... - Alessio gli si avvicinò passandosi le mani sulle braccia, probabilmente infreddolito per l'ara frizzante della mattinata – Non mi aspettavo di vederti qui-.

-Nemmeno io- ammise Pietro, muovendo qualche passo per andargli incontro – È stata un'improvvisata-.

Era esattamente com'era andata, perché fino a due ore prima non aveva ancora minimamente messo in conto di presentarsi sotto casa di Alessio per parlargli.

Quella mattina si era svegliato sul divano di Caterina e Nicola, sotto due coperte che gli avevano prestato, con Alessio in mente. Non sapeva spiegarsi bene per quale motivo fosse successo: forse l'aveva sognato e non lo ricordava, ma era proprio a lui che aveva pensato sin dai primi attimi in cui aveva sollevato le palpebre. Si era ritrovato a pensare che, in fondo, dopo tutte le chiamate che aveva ricevuto da parte sua, meritasse almeno una visita di persona; l'aveva deciso in pochi minuti, senza starci a riflettere troppo, senza domandarsi se fosse una buona idea rivedere Alessio proprio in quel periodo.

Alla fine era lì che era giunto, davanti al portone del palazzo dove si trovava il suo appartamento, a premere sul citofono e ad ascoltare la sua voce assonnata e sorpresa mentre gli rispondeva che l'avrebbe raggiunto di sotto in pochi minuti.

Pietro strinse le mani nelle tasche del cappotto leggero, ora leggermente a disagio, come la sera in cui lui ed Alessio si erano incontrati per caso al cinema:

-È che ti dovevo parlare. Nulla di lungo, solo qualche parola-.

Alessio annuì, sorridendogli appena:

-Io non ho fretta-.

Pietro abbassò per un attimo lo sguardo, rendendosi conto che non si era preparato una qualche sorta di discorso prima di arrivare lì. Si schiarì la voce tossendo, tenendo il viso ancora verso il basso:

-È che ... -.

Prese coraggio, e rialzò lo sguardo. Si trovò di fronte agli occhi chiari di Alessio che lo tenevano fissato, con una nota di dolcezza nello sguardo apprensivo che gli stava rivolgendo.

-Scusa se non ti ho risposto nei giorni passati- Pietro fece un altro passo verso di lui, ritrovandosi a poco più di un metro di distanza – Non era per te. È che sono stati giorni difficili-.

Gli venne quasi da ridere, nel pensare a quante cose potesse racchiudere quella definizione, giorni difficili. In meno di una settimana aveva perso uno dei suoi migliori amici, ed aveva fatto coming out con la sua – ormai definitivamente ex- compagna. Neppure lui riusciva del tutto a rendersi ancora conto di quanto quei due eventi avrebbero influenzato per sempre la sua vita da quel momento in avanti.

Alessio alzò le spalle, scuotendo appena il capo:

-Non devi scusarti-.

Stavolta sembrò lui ad essere in difficoltà, e Pietro non lo forzò.

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