Capitolo 34 - On the ground (Pt. 4)

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Alessio annuì, tenendo il viso ancora basso, gli occhi fissi sul coltello che stava asciugando. Lo ripose nella credenza insieme alle altre posate, abbandonando poi lo strofinaccio sul ripiano della cucina; e ora che non aveva più alcuna scusa per prendere tempo ed evitare lo sguardo ancora sorpreso di Alice, si costrinse a voltarsi verso di lei in una posizione speculare.

Aveva pensato tante volte, in quelle ultime settimane, di raccontare ad Alice come aveva fatto con Caterina del suo ultimo incontro con Pietro. Con Caterina non aveva potuto andare troppo in profondità, e probabilmente non lo avrebbe comunque fatto, ma Alice sapeva molte più cose, e tante altre le aveva intuite. Si era immaginato il momento di riportarle l'incontro di quella notte tantissime volte, tutte in maniera differente, ma sempre tremendamente diverse dalla realtà. Non aveva prospettato di farglielo sapere proprio in quel momento, mentre finivano di lavare i piatti, dopo aver iniziato a parlare di Christian e Federica.

"Eppure eccoci qui".

-Sapevo di poterlo trovare in certo posto una sera, e sono andato a cercarlo per parlargli- mormorò con voce atona, per niente entusiasta all'idea di ripercorrere quei ricordi. L'unico motivo per cui si era spinto a farlo era il bisogno ormai diventato insopprimibile di raccontare a qualcun altro ciò che Pietro gli aveva detto.

Alice continuò a guardarlo con occhi sgranati:

-L'hai fatto?-.

Alessio annuì, suo malgrado:

-Sì, e non è andata bene-.

Stavolta lo stupore di Alice scomparve completamente dalla sua espressione. Era piuttosto intuibile che non ci fosse stato un risvolto positivo, d'altro canto.

-Ci hai provato, però-.

Erano le parole che Alessio si era ripetuto per tutto il tempo prima di raggiungere Pietro quella notte: doveva provarci, anche a costo di vedersi rifiutare. E lo aveva fatto, ci aveva provato. Ma si era reso conto solo dopo che non gli bastava la sensazione di aver compiuto quel tentativo, e che non gli sarebbe mai più bastata dopo aver conosciuto la sensazione di avere Pietro accanto a sé.

-Credo che chiedergli scusa e dirgli che ad Agosto non sapevo cosa rispondergli perché ero impreparato non sia bastato- confessò, le sue parole a malapena udibili.

-Gli hai detto solo questo?- gli chiese Alice.

Alessio scrollò le spalle:

-Che altro potevo dirgli?-.

Era una domanda che risultava stupida persino alle sue orecchie, perché era palese ciò che avrebbe potuto – e dovuto- dire a Pietro oltre a quel che gli aveva già detto. Lo sapeva perfettamente anche da solo, non c'era bisogno di avere ulteriori risposte, ma era stato più forte di lui lasciarsi andare a quella domanda come nel tentativo di trovare una conferma ulteriore.

Alice non lo guardò come se fosse un idiota, ma come se avesse intuito il tumulto interiore che stava vivendo, non solo da quella sera ma da mesi.

Il silenzio che li attorniava era opprimente, come se potesse essere riempito unicamente dal peso di parole che aveva paura anche solo di pensare.

-Quello che provi per lui-.

Alice gli si avvicinò di qualche passo, anche se non provò a sfiorarlo in alcun modo. Forse era tentata di posargli una mano su una spalla, ma Alessio fu sollevato che non lo fece: non voleva essere toccato in quel momento, non quando era ad un passo dal lasciarsi andare all'ennesimo pianto mal trattenuto.

-Perché non glielo hai detto?

Alessio distolse lo sguardo, gli occhi ora puntati alla finestra della cucina. Non si vedeva granché da quel lato dell'appartamento: nessuna vista turistica di Venezia, nessuna cupola di San Marco che facesse da padrona. C'era solo l'orizzonte dei palazzi di fronte, dall'altra parte della calle, dove c'erano altri appartamenti, altre finestre illuminate da cui si poteva scorgere ed osservare il lento ritmo della vita che vi si svolgeva all'interno.

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