-Avevo dimenticato quanto fosse dura stare dietro ad un neonato-.
Alessio si lasciò sfuggire un sospiro profondo, stanco, mentre si buttava letteralmente sul divano del piccolo salotto. Udì Pietro ridere piano, già seduto; quando Alessio lo affiancò, rilassò finalmente i muscoli, chiudendo gli occhi per un attimo e accarezzando l'idea di lasciarsi andare al sonno.
Erano appena le dieci di sera, ma la giornata era stata talmente stressante che gli sembrava di aver corso per chilometri senza mai fermarsi, per ore intere. Federica aveva cominciato a piangere dal primo momento in cui avevano tutti messo piede in casa, senza quasi mai interrompersi: aveva dormito poco, mangiato abbastanza, e pianto fin troppo. Dopo cinque ore di pianti continui, anche Christian aveva ceduto per la frustrazione.
Alessio si era ritrovato a pensare che era stato un miracolo che Pietro avesse deciso di andare da lui: era perfettamente conscio del fatto che, da solo con due bambini piangenti, si sarebbe messo a piangere a sua volta per la disperazione.
Le acque si erano calmate solo quando la sera stava per calare: Pietro aveva messo a dormire Christian un'ora prima, e Federica si era finalmente calmata da poco meno di mezz'ora; Alessio si sentiva stordito ancor peggio dei primi giorni di Christian a casa.
-Non dirmelo- mormorò Pietro, con voce fintamente disperata – Dovrò ripetere la stessa esperienza tra pochi mesi-.
Alessio annuì piano, consapevole che però, nel buio della stanza, Pietro difficilmente avrebbe potuto notare il suo movimento. C'era solo la fioca luce dei lampioni che filtrava dalla finestra aperta a mitigare l'oscurità in cui era immerso il salotto: non avevano acceso nemmeno una luce, forse troppo stravolti anche solo per pensarci.
-Vero. Avete già pensato ad un nome?- gli chiese Alessio, non del tutto sicuro che affrontare quell'argomento fosse l'idea migliore. Pietro non aveva parlato molto di quella che era la situazione con Giada, negli ultimi due mesi: accennava poche cose, e raramente. Alessio aveva il dubbio che preferisse non parlarne per il troppo dolore o per non rivelare troppo.
-Non esattamente-.
Pietro sospirò a fondo, con stanchezza.
-Diciamo che Giada non mi parla quasi, ultimamente-.
Alessio si morse il labbro inferiore, dandosi mentalmente dell'idiota per essere andato a parare con la conversazione proprio in quella direzione.
-Vero anche questo- mormorò, sentendosi leggermente arrossire – Più o meno è la situazione in cui siamo passati anche io ed Alice-.
Per un attimo tacque, lasciando che la propria nuca affondasse nel tessuto morbido dello schienale del divano. Non aveva nemmeno avuto il tempo, negli ultimi giorni, di domandarsi come sarebbe stato quando Alice sarebbe tornata a casa dall'ospedale. Avrebbe dovuto cominciare a cercarsi un altro posto in cui stare e se ne sarebbe dovuto andare? O sarebbero finalmente riusciti ad andare oltre i rimpianti e le accuse reciproche?
Pietro sembrò leggergli nella mente tutti quei dubbi:
-Andavano meglio le cose ultimamente?- lo sentì chiedere, esitante.
Alessio scosse piano il capo, prima di ricordarsi che, lì al buio, difficilmente Pietro sarebbe riuscito a distinguere un cenno del genere.
-Prima del parto? No- ammise, mordendosi il labbro inferiore – Però ora, dopo quel che è successo, mi sento come se la rabbia fosse passata tutta di colpo-.
Si chiese se lo stesso sarebbe valso anche per Alice. Forse, un giorno, avrebbe smesso di sentirsi così ferita, ma non era certo che quel giorno potesse essere così vicino.
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Walk of Life - Adulthood
General FictionLa vita a quasi trent'anni è fatta di tante cose: eventi felici ed eventi che ti mandano in crisi, successi ed insuccessi, traguardi personali e lavorativi, vecchi legami che cambiano e nuovi che nascono ... Giulia è convinta di saper navigare il ma...