Capitolo 17 - Per dimenticare (Pt. 4)

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Sorseggiò un altro po' di vino dal calice, prima di posarlo di nuovo sul tavolino di vetro, facendo attenzione a non farlo tintinnare troppo nel momento di appoggiarlo.

Pietro lanciò un'occhiata concentrata sulla scacchiera, rendendosi conto che l'alcool non lo stava aiutando molto a dargli spunti di strategia. A Martino bastavano solo poche altre mosse – o forse anche solo una ancora- prima di poter dichiarare scacco matto.

Cosa che fece il secondo dopo, con un sorriso trionfante che faceva presupporre l'ennesimo commento sulla sua superiorità in qualsiasi gioco.

-Te l'ho già detto, ma te lo ripeto: sei proprio 'na pippa-.

"Come volevasi dimostrare".

Pietro lo guardò malamente, sbuffando:

-Non ci giocavo da tipo dieci anni-.

Aveva perso la cognizione del tempo, ormai. Di certo avevano impiegato un po' per concludere quella disastrosa – almeno per lui- partita a scacchi. Era stata un'idea di Martino, non appena aveva saputo che Pietro teneva ancora una scacchiera in casa. Avevano iniziato a giocarci non molto tempo dopo da quando si erano seduti entrambi sul divano; Martino aveva insistito così tanto che Pietro non aveva avuto cuore per dirgli di no.

Ora che però l'ennesima sconfitta gli stava bruciando, cominciava seriamente a pentirsene.

-So' tutte scuse, tutte scuse- Martino, sedutogli accanto, rise divertito – Ammetti che sono più bravo di te nel giocare e basta-.

Pietro scosse il capo, la seccatura della sconfitta attutita dal sorriso allegro dell'altro:

-Se sei fortunato nel gioco, sei sfortunato in amore?-.

Si morse il labbro inferiore subito dopo aver fatto quella domanda, chiedendosi se aveva osato troppo. Martino non aveva ancora fatto alcun riferimento a possibili ex fidanzati, né a storie particolari di innamoramenti passati. Non aveva idea se quello potesse essere un argomento delicato o meno.

Sospirò profondamente, consapevole che il vino lo stava facendo diventare un po' troppo spavaldo. Poteva essere una cosa positiva come una negativa, esattamente come nel caso appena accaduto.

Girandosi verso Martino, però, non lo trovò particolarmente sconvolto: lo stava invece guardando con un ghigno malizioso, il labbro inferiore catturato tra i denti.

-Tu invece sei fortunato?-.

A Pietro bastò pensare ad Alessio per avere la risposta pronta:

-Non direi-.

Lo disse sorridendo, seppur con una nota di velata malinconia che però Martino sembrò non cogliere. Forse anche nel suo caso l'alcool aveva leggermente annebbiato la ragione, rendendolo un po' più cieco a quelle sfumature dello sguardo di Pietro che, ne era sicuro, in altre occasioni avrebbe colto subito, soprattutto dalla distanza ravvicinata a cui si trovavano.

Martino si sporse appena verso di lui, sorridendogli di rimando con maliziosità:

-Forse un po' lo stai diventando-.

L'alcool doveva avergli annebbiato anche i riflessi, perché nel muoversi e annullare la poca distanza che rimaneva tra loro, andò a sbattere con il ginocchio destro contro alcune pedine. Pietro trattenne il fiato per alcuni secondi, osservandole cadere pericolosamente vicino ai due calici di vino che ancora non avevano finito.

-Cazzo, c'è mancato poco- Martino si era girato a sua volta, posando una mano sulla gamba di Pietro per bilanciarsi.

Nonostante il fiato appena trattenuto, Pietro iniziò a ridere, sinceramente divertito dall'espressione piena di panico dell'altro.

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