Capitolo 8 - Tonight (Pt. 3)

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La quiete che si respirava in cucina, al contrario del salotto, gli dette un po' di tregua con il mal di testa che lo tormentava da giorni.

Pietro si avvicinò alla credenza, già pronto ad allungare una mano per afferrare un bicchiere e riempirlo d'acqua fresca. Avvertì dei passi nel corridoio: qualche secondo dopo sentì fermarsi chiunque stesse camminando nella sua direzione. Quando si girò non si stupì molto di scorgere Alessio sulla soglia della stanza.

-Sei scappato anche tu dal casino di Giulia e Caterina?- gli chiese, lanciandogli un sorrisetto.

Alessio avanzò nella sua direzione, ridendo piano sotto i baffi:

-Quindi venire a bere qualcosa era solo una scusa per scappare da loro?- gli chiese in risposta, accostandosi al tavolo da pranzo.

Pietro alzò le spalle, andando verso il frigo per recuperare la bottiglia d'acqua che vi era all'interno:

-Può darsi- mormorò vago, un sorriso che gli nasceva sulle labbra – E tu non hai ancora risposto alla mia domanda-.

Alessio lo imitò, alzando le spalle e lanciandogli un mezzo sorriso divertito:

-Avevo davvero sete- disse semplicemente, arrivando ad affiancarlo, spalla contro spalla – Puoi dare un po' d'acqua anche a me?-.

Pietro annuì, appoggiando sulla tavola il suo bicchiere e voltandosi verso la credenza:

-Subito-.

Trovò strana quella situazione: era da così tanto tempo che Alessio non metteva piede in casa sua che ora ritrovarselo in cucina era paragonabile ad una allucinazione visiva. Eppure era lì, in carne ed ossa, con il sorriso rilassato che gli stava rivolgendo, e i capelli biondi che cominciavano ad essere un po' più lunghi.

Nonostante la stranezza, era come se Alessio, in fin dei conti, non se ne fosse mai davvero andato da lì.

Lo ringraziò sottovoce, quando Pietro gli porse un bicchiere d'acqua, qualche attimo dopo. Per un po' rimasero in silenzio, fino a quando Alessio, dopo aver mandato giù qualche sorso, tornò a guardarlo:

-Quindi resterai tu a vivere qui- disse, senza curarsi di nascondere il vago tono di sollievo nella voce.

Pietro si ritrovò ad annuire, ricambiando lo sguardo:

-Già. Mi va bene così- ammise per la prima volta ad alta voce, da quando Giada gli aveva fatto sapere quali erano le sue intenzioni – Mi avrebbe fatto tristezza lasciare questo appartamento-.

-Beh, ora non hai molti motivi per sentirti triste- Alessio rise appena – Hai anche un neonato a cui badare-.

-Quindi avrò motivi per soffrire d'insonnia-.

Risero insieme, interrompendo per qualche secondo il contatto visivo.

-Sì, decisamente- Alessio gli rispose con la voce ancora strozzata; si schiarì la gola, prima di parlare ancora:

-Chi ha scelto il nome?-.

Era una domanda del tutto casuale, ma Pietro si ritrovò a stringersi istintivamente nelle spalle, insicuro. Tenne lo sguardo basso, consapevole che Alessio dovesse aver captato ogni singolo segnale di disagio che il suo corpo aveva appena rivelato.

Sospirò impercettibilmente, incerto se gli convenisse mandar giù tutto il resto dell'acqua che rimaneva nel suo bicchiere e prendere tempo, o se tenersela da parte in caso di emergenza. Rimase fermo, continuando a non guardare Alessio.

-È stata un'idea mia- ammise infine, ancora indeciso su quanto rivelare – A Giada piaceva e non era convinta su altri nomi, quindi ... -.

Era una mezza verità, ed era sicuro che Alessio l'avesse intuito anche solo dal tono incerto con cui aveva parlato. Se l'aveva capito, però, non lo dette a vedere:

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