Era stata dura, passare tutte quelle ore solo con Christian, con la sua agitazione e la paura da tenere a bada, insieme a quelle di suo figlio. Il fatto di non essere ancora riuscito a non parlare nemmeno con Alice non facilitava le cose. Avrebbe perlomeno voluto vederla con i suoi occhi, accertarsi delle sue condizioni, dirle che Federica stava bene e che anche lei sarebbe stata bene.
-Tua madre e tua sorella verranno?- gli chiese Pietro, allungando le braccia per facilitargli il passaggio della neonata. Alessio la prese in braccio con più sicurezza di quel che si sarebbe aspettato dal suo fisico stanco: la vide muovere appena le mani minuscole, andando a coprirsi gli occhi ancora chiusi.
Con Alice così debilitata non era rimasto che lui a badare alla piccola: l'aveva allattata, cullata e calmata per tutto il tempo in cui le infermiere glielo avevano lasciato fare. Sapeva che in meno di un'ora sarebbe dovuto tornare a casa con Christian, e l'idea di lasciarla lì in ospedale ancora qualche giorno gli spezzava il cuore.
-In realtà no, non subito- disse a mezza voce – Mia sorella non è nemmeno in Italia in questi giorni, e mia madre non è riuscita a liberarsi con così poco preavviso-.
Gli sembrava essere passato un secolo da quando quella mattina aveva chiamato sua madre. Era un ricordo talmente sfocato, nonostante non fosse passato poi così tanto tempo, da sembrargli quasi una cosa surreale.
-In effetti non ho idea di come farò tra qualche giorno, a casa da solo con una neonata e un bambino di due anni, ed Alice costretta a rimanere qua- ammise, con un sospiro sconsolato.
Era già stato piuttosto scoraggiato durante quella giornata, senza dover per forza pensare alle successive. Quando qualche ora dopo la nascita di Federica si era calmato a sufficienza per avvertire anche Caterina, Giulia, Nicola, Filippo e Pietro degli ultimi eventi, e aveva sperato ardentemente che almeno uno di loro lo raggiungesse lì. Erano dovute passare diverse ore, ma almeno alla sera, dopo il lavoro, Pietro era comparso.
-Una situazione davvero magnifica- commentò lui, con lo stesso tono pessimista.
Alessio alzò le spalle, accarezzando piano una guancia piena e leggermente arrossata di Federica:
-Poteva andare anche peggio, visto le premesse-.
Sentì una mano di Pietro posarglisi delicatamente su una spalla. Alessio sobbalzò appena, sorpreso: era un po' come dover tornare ad abituarsi a quei contatti che c'erano sempre stati tra loro, pian piano recuperare la naturalezza di un tempo.
-Non pensarci- Pietro sospirò pesantemente. Quando Alessio rialzò gli occhi su di lui, lo notò piuttosto pensieroso, come se stesse riflettendo su qualcosa. Per i primi attimi Pietro non aggiunse nulla, continuando semplicemente ad avere la stessa espressione corrucciata.
Passarono almeno alcuni minuti, prima che facesse scivolare la mano lontana dalla spalla di Alessio, prima di schiarirsi la voce:
-Senti ... -.
-Ehi!-.
Sia Alessio che Pietro sussultarono appena, girandosi nella direzione della voce che li aveva appena interrotti. Lungo il corridoio stava correndo Nicola, verso di loro, un braccio alzato in segno di saluto. Alessio dovette rinunciare a malincuore a chiedere a Pietro cosa stesse per dire: nel giro di qualche secondo Nicola li avrebbe raggiunti.
-Sono uscito dal lavoro e sono corso qui il prima possibile- Nicola parlò con fatica, il fiatone che gli rendeva la voce più roca e strozzata, ed il volto paonazzo. Alessio non faticava a credergli sulla parola: Nicola indossava ancora la camicia e i jeans, segno che non era ancora effettivamente passato da casa per vestire abiti più comodi e più adatti al caldo di inizio Giugno.
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Walk of Life - Adulthood
General FictionLa vita a quasi trent'anni è fatta di tante cose: eventi felici ed eventi che ti mandano in crisi, successi ed insuccessi, traguardi personali e lavorativi, vecchi legami che cambiano e nuovi che nascono ... Giulia è convinta di saper navigare il ma...