Capitolo 39 - Beautiful with you (Pt. 5)

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La prima cosa di cui si rese conto, qualche attimo dopo aver aperto gli occhi a fatica, mentre metteva a fuoco la stanza in penombra, era l'assenza del suono ritmico e cullante della pioggia. Aveva continuato a scendere per tutta la notte, ma ora quel che saltava all'orecchio era proprio la sua assenza.

Pietro si passò una mano sugli occhi, ancora colmi di sonno, domandandosi cosa lo avesse svegliato. Non era stata la sveglia, quella era l'unica certezza che la sua mente ancora insonnolita riusciva a dargli. Decise di rimanere fermo, ancora per un po', prima di controllare l'ora. In quell'istante un brivido di freddo lo fece rabbrividire, percorrendogli la schiena.

Per i primi secondi si domandò cosa ci facesse completamente nudo a letto, cercando di focalizzare nella sua mente gli avvenimenti della sera precedente. Poi ricordò: il suo compleanno, Alessio, quel letto, di nuovo Alessio ... Ora riusciva a spiegarsi la scomparsa dei suoi vestiti e il leggero indolenzimento al fondoschiena e alle gambe.

Si volse verso l'altra metà del letto, aspettandosi di trovarlo ancora lì come la mattina di qualche giorno prima, dopo che si era fermato a dormire. Gli spiragli della persiana non completamente calata dai quali passava la debole luce dei lampioni, e la sua mano che tastava il materasso vuoto però non lasciavano dubbi: non c'era nessun altro oltre a lui in quel letto.

Prima che riuscisse a comporre qualche pensiero, però, furono i rumori provenienti dalla cucina ad attirare la sua attenzione. Il cigolio di una delle ante della credenza dove teneva i bicchieri, e poi, dopo un minuto di silenzio, passi che si facevano sempre più vicini. Seppur ancora mezzo addormentato, riconobbe il passo lento dell'altra persona.

Ora gli era un po' più chiaro cosa – o chi- fosse stato a svegliarlo.

Alessio, con passo felpato, rientrò nella camera pochi secondi dopo. Si era rivestito solo in parte, probabilmente per non congelare mentre si aggirava per la casa nelle prime ore del mattino.

-Che stai facendo?- gli chiese sommessamente Pietro, ma doveva essere suonato comunque talmente improvviso e inaspettato che vide Alessio sobbalzare per la sorpresa.

-Cazzo, mi hai fatto prendere un colpo- Pietro lo sentì borbottare. Rimase bloccato per qualche attimo, prima di proseguire nel suo cammino, raggiungendo il letto e scostando le coperte per potersi infilare sotto.

-Sono andato a bere un po' d'acqua- disse solo allora Alessio, avvicinandosi a lui – Ti ho svegliato?-.

Appoggiò il capo nell'incavo tra il collo e la spalla di Pietro, un braccio a cingergli i fianchi, respirando a fondo.

-Stavi facendo un casino atroce- Pietro ridacchiò debolmente, esagerando apposta per prenderlo un po' in giro.

-Non è vero- ribatté Alessio, che nonostante il tono vagamente offeso non accennò a muoversi dalla sua posizione – Ok, forse un po'. Sono mezzo rincoglionito dal sonno-.

Pietro rise ancora:

-Non l'avrei mai detto-.

Tutto ciò che ebbe in risposta dall'altro fu un debole sbuffo. Nessuno disse più nulla: Pietro immaginò che Alessio dovesse star scivolando lentamente nel sonno, e a quel punto non aveva alcun motivo nemmeno lui per rimanere ancora sveglio.

Fu quando chiuse gli occhi che, però, si rese conto che Alessio non stava affatto dormendo.

-Pensavi che ... -.

Alessio aveva parlato sussurrando, nonostante non rischiasse di svegliare nessun altro. Pietro riconobbe paura nella sua voce così esitante.

-Pensavi che me ne fossi andato di nuovo?-.

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