Capitolo 28 - Easier to run (Pt. 4)

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-Ti eri allontanato per quel motivo?-.

Alessio riconobbe a stento la propria voce. Era impregnata di sorpresa, tra tutto il caos di sensazioni in cui era appena finito.

-Perché eri innamorato di me?- chiese ancora, stavolta più esitante.

"Non è possibile".

Aveva capito da tempo che quella spaccatura tra lui e Pietro, avvenuta anni prima, doveva essere mossa da motivazioni più forti del semplice passare del tempo e malintesi mai chiariti. Non si era mai soffermato ad interrogarsi, proprio per evitare di darsi ed avere certe risposte che, però, ora stavano inesorabilmente emergendo.

Era stato uno stupido, ed un cieco, a non rendersene conto quando era successo tutto – di quanto avesse ferito Pietro, per anni, in un certo senso anche inconsciamente.

I'm sorry that I hurt you

It's something I must live with everyday

And all the pain I put you through

I wish that I could take it all away

And be the one who catches all your tears

That's why I need you to hear

-Sì- annuì debolmente Pietro – E perché alla festa di laurea di Caterina mi avevi baciato, e il giorno dopo hai continuato a vivere come se nulla fosse stato. Un po' come stavi per fare anche stavolta-.

Alessio sgranò di nuovo gli occhi, perché quel che gli aveva appena detto Pietro suonava come una sorpresa in tutto e per tutto, come un tassello che gli mancava.

"Di quale bacio sta parlando?".

-Non mi ricordo di quel bacio- farfugliò, confuso – Non ne ho nessun ricordo-.

Ricordava la sera di cui stava parlando Pietro: Caterina si era appena laureata, a malapena un mese prima di partorire Francesco. Ricordava di essere stato adirato con Alice per qualche motivo, e di aver bevuto. E di essersi svegliato a casa di Pietro, la mattina dopo.

Possibile che avesse perso il controllo anche quella notte?

-Davvero non lo ricordi?- gli domandò Pietro, ma era evidente dal tono di voce e dall'espressione scettica che non gli credesse fino in fondo – Non che faccia più molta differenza ora. Quel che è stato è stato-.

Alessio fece per parlare, più di quanto non avesse tentato di fare fino a quel momento, ma Pietro lo bloccò:

-Il fatto è che ora sembra quasi che le cose rischino di ripetersi, e io non ho alcuna intenzione di restarmene zitto ancora- disse con rinnovata forza, il viso arrossato per il suo infervorarsi – Non sono più il ventenne spaventato a morte che era segretamente innamorato di uno dei suoi più cari amici-.

No, non lo era.

Alessio non sapeva che dire.

Sapeva solo che tutti i pensieri avuti il giorno prima si stavano catalizzando in un'unica consapevolezza, che lo terrorizzava ancor di più del sapere cosa si era tenuto dentro Pietro per tutto quel tempo.

Scostò di nuovo lo sguardo, ma durò troppo poco: gli stava risultando sempre più difficile tenere gli occhi puntati altrove, forse perché guardarlo era l'unica cosa che ormai poteva permettersi.

Si chiese come sarebbe stato accogliere Pietro a casa sua quel giorno se non lo avesse ignorato per tutto quel tempo, se non avesse deciso di ritirarsi nel silenzio. Si sarebbe sentito in imbarazzo di sicuro, ma sempre meno di quello che provava in quel momento.

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