Capitolo 33 - Falling (Pt. 3)

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Alessio aveva abbassato gli occhi, ma non gli serviva osservarla per capire che Caterina gli si era fatta più vicina. Non lo aveva ancora sfiorato, ma ora la loro distanza su quel divano era ridotta all'osso, come se gli si fosse avvicinata con l'intenzione di abbracciarlo per poi cambiare idea all'ultimo.

Avrebbe voluto dirle tutto, come non ne aveva mai provato il bisogno. Forse parlarne con lei, con qualcuno che non conosceva per niente tutto ciò che era avvenuto, gli avrebbe fatto bene.

O si sarebbe bloccato ancor prima di cominciare, per l'imbarazzo e per la vergogna di come aveva agito, o per la paura di essere frainteso? E ancor peggio, Pietro avrebbe voluto che si sapesse di quel che era successo tra di loro? Parlarne con Alice era una questione diversa, perché aveva intuito troppo ancor prima che fosse lui a parlarne, ma con Caterina sarebbe stato differente. Era come un'intuizione, ma scommetteva che anche Pietro avesse i suoi stessi identici dubbi, le stesse insicurezze, le stesse ferite ancora sanguinanti.

Non poteva cedere proprio in quel momento, anche se il pensiero di poter avere il sostegno morale di Caterina riusciva già a farlo sentire meno solo, meno abbandonato a se stesso.

-Non posso dirtelo. Non ci riesco-.

-Perché no?- Caterina glielo chiese con una nota implorante. Voltandosi appena verso di lei, Alessio lesse nei suoi occhi tutta la preoccupazione e l'apprensione che stava provando per lui, ed era così reale che avrebbe potuto toccarla e modellarla. Avrebbe tanto voluto dirle tutto ciò che si teneva dentro, spiegarle tutte le dinamiche e le parole che ancora non riusciva a far emergere a dovere; avrebbe tanto voluto lasciarsi andare ad un pianto liberatorio, cullato dalle braccia di Caterina, ma la realtà era che non poteva farlo. Non stavolta.

-Perché è troppo complicato- scosse il capo Alessio, prendendosi il viso tra le mani per pochi veloci secondi, cercando di trovare le parole giuste, la giusta misura per non sbilanciarsi troppo e per non farla morire di inquietudine – E vorrei solamente dimenticare tutto-.

Caterina sembrò capire che insistere non avrebbe portato da nessuna parte: gli posò una mano su una spalla, continuando a guardarlo con occhi spenti.

-Posso fare qualcosa? Io o Nicola, o Giulia ... -.

Alessio la interruppe subito:

-Non potete fare niente-.

Era quasi paradossale che l'unica persona che avrebbe davvero potuto porre fine a tutto quel dolore che aveva dentro era la stessa persona che l'aveva causato, e l'unica persona con cui non parlava nemmeno più.

And how can I make sure

No one worries for me

'Cause I don't need a helping hand

And don't want sympathy

Don't know what I need but know what I don't

What you can't see it feels so broke

That you can't see is how I'll cope

-Potete solo provare a parlare con Pietro e dirgli che almeno voi ci siete per lui-.

Non era così presuntuoso da pensare che potesse essere solo lui, tra loro due, a soffrire. Lo sguardo con cui Pietro lo aveva lasciato venerdì sera, così carico di conflitto e di tormento, lo ricordava ancora troppo bene.

Lo ricordava bene quanto le ultime parole che gli aveva rivolto prima di tornare dentro al Celebrità, forse di nuovo in compagnia di Martino e dell'altro ragazzo, forse in solitudine di fronte ad un bicchiere.

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