Capitolo 29 - Too late (Pt. 4)

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Aveva avuto fortuna, per una volta nella vita: era decisamente tardi per trovare una camera o un appartamento da affittare per qualche giorno, ma alla fine l'aveva spuntata. Aveva passato l'intera giornata di sabato a cercare qualche posto dove stare sull'altopiano di Asiago, e quando stava per gettare la spugna aveva trovato un piccolo appartamento in un complesso di Albaredo a buon prezzo. Gli sarebbero bastati un paio di giorni, il tempo che sperava sarebbe stato sufficiente per ricaricarsi prima di tornare al lavoro e vivere la faccenda di Pietro con animo un po' meno tormentato.

Su quell'ultimo punto nutriva grossi dubbi, ma doveva almeno provarci. E Venezia non era comunque il posto migliore per farlo, non quando girando in ogni calle gli tornavano in mente ricordi di lui e di Pietro.

Aveva detto ad Alice della sua partenza la sera prima, senza darle troppe spiegazioni. E lei non gli aveva fatto molte domande, come se si aspettasse una svolta del genere, come se sapesse già tutto. Alessio sapeva che non era così, ma quella sensazione l'aveva accompagnato per tutta la breve discussione avuta con lei: Alice sapeva. Probabilmente non in maniera precisa, ma sapeva che qualcosa era successo, che qualcosa si era spezzato, e l'aveva lasciato andare, forse con la speranza che una volta tornato si sarebbe aperto di più – ma Alessio sapeva che non sarebbe accaduto.

Quella mattina aveva camminato fino all'auto con una borsa piena di vestiti di ricambio e poche altre cose, e poche ore dopo era arrivato. Nel suo spazio di solitudine, dove per una buona volta c'era davvero poco campo ed aveva la scusa perfetta per non farsi trovare da nessuno.





Aveva cominciato a piovere un'ora prima. Nulla di nuovo, non in montagna, neanche nel pieno dell'estate.

Aveva appena fatto in tempo a rientrare nell'appartamento, in quel pomeriggio di un lunedì pigro, uno degli ultimi giorni di ferie prima di tornare al lavoro a pieno regime.

Alessio si sistemò meglio sul letto. Teneva in mano un bicchiere con poche dita di liquore – non ricordava nemmeno quale fosse, era stata la prima bottiglia che gli era capitata sottomano al piccolo minimarket di Rotzo. Non che gli importasse granché: bastava che fosse alcolico e che lo accompagnasse nell'ennesima giornata in cui il dolore al petto non tendeva a diminuire. Era peggio del giorno prima, di quello ne era sicuro. Forse era peggiorato quando, nella sua passeggiata fatta prima che arrivasse la pioggia, era rimasto diversi minuti davanti all'edicola del paese, ricordandosi solo dopo che di certo in quella parte del Veneto non vi avrebbe trovato l'edizione del giorno de Il Mattino di Venezia

Si era illuso, anche solo per poco, di poter tenere tra le mani qualcosa che portasse traccia di Pietro. Se ne era dovuto tornare all'appartamento poco dopo, con il cielo che ormai assicurava pioggia di lì a poco, e a mani vuote. Non che facesse più molta differenza: cominciava ad abituarsi a quella costante sensazione di vuoto.

Volgendo lo sguardo all'altra metà del letto si chiese se l'alcool, più che aiutarlo ad attutire le sensazioni e i pensieri, non stesse invece facendo emergere tutto ciò che aveva provato a soffocare. Non lo sapeva. L'unica cosa di cui era certo era che quella solitudine, che aveva tanto cercato, in quel momento lo stava facendo sentire ancor peggio.

"Se avessi parlato forse ora potresti essere qui con me".

I'm in my bed

And you're not here

And there's no one to blame but the drinkinmy wandering hands

Forgetwhat I said

It's not what Imeant

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