Capitolo 11 - Ballad of the lonely hearts (Pt. 2)

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Si sedette con movimenti lenti, cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare Federica, appena caduta addormentata dopo lunghi minuti di pianto. Alessio se la sistemò meglio contro il petto, sorreggendole la nuca e aiutandola a trovare una posizione confortevole: tirò un sospiro di sollievo solo quando si rese conto di essere riuscito a sistemarsi comodamente sul divano del salotto e aver sistemato anche Federica, il tutto senza nemmeno rischiare di vanificare tutto il lavoro fatto per farla addormentare.

Tenne gli occhi bassi, sulla testa di capelli biondi di sua figlia, appoggiata contro di lui. Si rese conto di star sorridendo in pace, mentre le accarezzava delicatamente il capo, facendo attenzione e muovendo la mano in gesti regolari.

Sperò che Christian non si svegliasse proprio in quel momento: capitava spesso, nelle ultime settimane, che le sue nottate fossero disturbate da brutti sogni. Forse era solo il risultato di un periodo in cui, nonostante il bene che dimostrava di volerle, Christian soffriva particolarmente di gelosia per tutte le attenzioni rivolte alla sorella. Era un periodo che sarebbe passato, Alessio ne era perfettamente consapevole, ma rimaneva sempre difficile riuscire a bilanciare le attenzioni verso entrambi quando uno dei due bambini era una neonata di nemmeno sei mesi.

Cercò di non pensare al rischio che Christian si svegliasse e venisse a cercarlo proprio in salotto, ritrovandolo lì con Federica; tirò fuori a fatica il cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta, l'unico modo che aveva per poter passare un po' di tempo senza morire di noia.

C'era un messaggio che Caterina gli aveva mandato mezz'ora prima e che ancora non aveva letto; lo aprì in un secondo, ritrovandosi a sorridere tra sé e sé quando si rese conto che non era un messaggio scritto, ma una foto: Caterina girata di fianco, il pancione ancora non troppo sporgente ma già visibile quando non c'erano strati di vestiti a nasconderlo.

Ripensò brevemente al momento in cui lei e Nicola gli avevano dato la notizia, rossi in viso per le risate di gioia trattenute, qualche settimana prima: Alessio ricordava solo di averli guardati in silenzio per un lungo minuto, chiedendosi se fosse tutto uno scherzo o se fossero davvero seri.

Lasciò il cellulare da parte, prendendo nota mentalmente di risponderle più tardi, dopo aver rimesso Federica nella sua culla. Era contento che Caterina che Nicola sembrassero più sereni, al contrario della prima gravidanza: anche se non l'avevano detto esplicitamente, riusciva a vedere la loro gioia in ogni parola spesa nel parlare del piccolo che aspettavano, e nei gesti che compivano – come il mandare foto della pancia sempre più visibile.

In fin dei conti, si ritrovò a pensare, più o meno era andata così anche per lui: forse per le circostanze in cui era nata, forse perché la seconda volta sai già a cosa vai incontro, con Federica era stato decisamente più facile che con Christian. In un certo senso si era ritrovato ad essere già abituato ad un ruolo che, prima dei suoi figli, aveva persino dubitato potesse mai appartenergli.

Lasciò da parte quei pensieri quando, qualche secondo dopo, udì dei passi felpati lungo il corridoio. Era troppo buio per riuscire a capire se fosse davvero Christian come stava temendo, ma in qualche attimo i timori di Alessio si dissolsero.

Alice comparve sulla soglia del salotto, vestita di una semplice camicia da notte sotto la vestaglia. Alla tenue luce della lampadina accesa in un angolo della stanza, ad Alessio parve di scorgere un'ombra di stanchezza sulla faccia dell'altra.

-Si è addormentata?- Alice parlò sottovoce, le mani che stringevano la vestaglia per tenerla chiusa il più possibile per non prendere troppo freddo.

-Sì, poco fa- le rispose Alessio, a voce talmente bassa che si chiese se Alice l'avrebbe udito.

Per un po' nessuno dei due disse nulla; Alessio non riuscì a decifrare l'espressione che Alice doveva avere in viso, nascosta dalla penombra del salotto.

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