Respirò a fondo prima di muovere i primi passi verso quello che doveva essere il centro Rose Mary – i nomi delle fondatrici, nella forma anglicizzata, come gli aveva spiegato brevemente Martino. Il numero civico corrispondeva, ma almeno ad un'occhiata esterna non c'era davvero nulla che facesse supporre la veridicità della cosa. Era una facciata come le altre, nessun segno distintivo che gli desse conferma a colpo d'occhio di essere nel posto giusto.
Rifletté che, per sicurezza, tanto valeva chiedere indicazioni a qualcuno.
Si guardò intorno velocemente prima di dirigersi verso la persona più vicina, una ragazza sui venticinque anni che stava finendo di fumare una sigaretta, in piedi poco distante da quella che doveva essere l'entrata.
-Ehi, scusa-.
Pietro aspettò che lei si voltasse nella sua direzione prima di fare un ulteriore passo in avanti, mantenendo comunque una distanza formale. Si sentì terribilmente impacciato nell'attimo in cui fece per aprire bocca, avvertendo già le guance farsi rosse e sentendosi alquanto patetico:
-È qua dove dovrebbero tenere un incontro informativo sulla nuova legge per le adozioni omogenitoriali?-.
Lei si scostò appena la frangia castana dagli occhi altrettanto scuri, guardandolo con una punta di diffidenza.
-Dipende da chi me lo sta chiedendo-.
"Ci manca solo che mi scambino per un omofobo".
A Pietro venne un po' da piangere, ma cercò di mantenere la calma ed apparire più naturale possibile:
-Volevo partecipare- ammise – Un mio amico frequenta questo centro, e mi ha invitato-.
Per un attimo era stato sul punto di fare il nome di Martino, ma lei poteva benissimo non conoscerlo. Dubitava che a frequentare quel centro fossero in quattro gatti, e magari anche lei era lì quel giorno solo per l'incontro informativo.
Quell'informazione, tuttavia, sembrò bastare: i lineamenti della ragazza si ammorbidirono impercettibilmente, e ora anziché rivolgergli un'occhiata di circospezione c'era solo una vaga indifferenza, che era comunque meglio dell'ostilità dei primi secondi.
-È il posto giusto- confermò lei, tirando una boccata dalla sigaretta, un accento che a Pietro parve siciliano che emergeva dalle sue parole – Sai dove andare?-.
-In effetti no-.
Era piuttosto conveniente domandare anche quell'informazione, visto che non aveva alcuna prova che Martino lo stesse aspettando all'interno. Era più probabile, a quel punto, che lui fosse ancor più in ritardo di Pietro stesso.
-Quando entri svolta a destra, su per le scale al primo piano, e segui le indicazioni per la sala riunioni- spiegò la ragazza, e Pietro si ritrovò ad annuire mentre cercava di memorizzare tutti i passaggi.
-Tutto chiaro. Grazie-.
Fece per allontanarsi, quando la voce di lei gli giunse alle orecchie ancora una volta:
-E il tuo amico?-.
Evidentemente gli aveva prestato più ascolto di quanto Pietro non avesse creduto.
-Spero di incrociarlo da qualche parte- disse lui, con una certa rassegnazione.
-Buona fortuna, allora-.
"Me ne servirebbe davvero".
Pietro si fermò ad osservarla un ultimo secondo, prima di sussurrare un ultimo "grazie" e varcare, per la prima volta, la soglia del centro Rose Mary.
Arrivare alla sala riunioni non era stato difficile, e ci aveva messo meno di cinque minuti a raggiungerla seguendo pedissequamente le indicazioni avute dalla ragazza. Una volta arrivato sulla soglia, Pietro si guardò brevemente intorno prima di avviarsi verso un posto libero nella penultima fila. In quelle centrali e nelle prime c'erano già diverse persone sedute, ma anche stavolta non gli parve di intravedere Martino da nessuna parte. Ora che però era seduto si permise di prendere un sospiro di sollievo: in fondo era stato più facile del previsto.
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Walk of Life - Adulthood
General FictionLa vita a quasi trent'anni è fatta di tante cose: eventi felici ed eventi che ti mandano in crisi, successi ed insuccessi, traguardi personali e lavorativi, vecchi legami che cambiano e nuovi che nascono ... Giulia è convinta di saper navigare il ma...