Capitolo 23 - You never walk alone (Pt. 3)

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-Ma dovevi proprio fumà? Fa un freddo boia, li mortacci tua-.

Pietro rise sotto i baffi, tenendo stretta la sigaretta tra le dita. Martino era visibilmente infreddolito, ma il suo essere impegnato nello stringersi nel cappotto pesante non lo fermò dal guardarlo malissimo.

-Nessuno ti impedisce di andare avanti ed entrare- gli fece notare Pietro, facendo un altro tiro con la sigaretta. L'aveva appena accesa, a pochi metri dall'entrata del Celebrità. All'infuori di loro due, poche altre persone avevano deciso di affrontare la notte invernale di Mestre: qualcuno che fumava a sua volta, altri che tenevano già in mano bicchieri pieni di alcool.

Martino arcuò le sopracciglia, continuando a guardarlo malamente:

-Sì, e poi me spieghi tu come ce ritroviamo in mezzo a tutto quer casino, ve'?- sbuffò, scuotendo appena il capo – Vedi che poi se entri da solo e qualcuno ce prova con te vai in crisi de novo, come la prima volta che ce siamo incontrati-.

-Magari stavolta flirterei anch'io- Pietro era perfettamente consapevole di star mentendo solo per provocare l'altro, ma rise comunque alla faccia poco impressionata di Martino.

-Sì, credemoce-.

Pietro rise, rimanendosene in silenzio. Doveva ammettere a se stesso che forse un po' di ragione Martino ce l'aveva ancora. Non aveva idea di come avrebbe potuto rigettare le avances di qualcuno senza apparire troppo sgradevole e senza farsi prendere dal senso di colpa, ma perlomeno stavolta, ne era quasi del tutto sicuro, almeno non sarebbe finito nel panico più nero.

Nonostante le sue proteste, Martino non si mosse da dove si era piantato. Teneva le braccia incrociate contro il petto e il cappuccio del cappotto a coprirgli la testa di ricci rossi, e nonostante l'aria piuttosto seccata per l'attesa, non disse altro in protesta.

"Proprio un santo" si ritrovò a pensare ironicamente Pietro.

Ci vollero ancora alcuni minuti prima che la sigaretta giungesse alla sua fine, e Pietro scaraventasse il mozzicone nel cestino che si trovava a pochi metri di distanza, lungo il marciapiede.

-Ora possiamo andare- annunciò, provocando uno sbuffo di gioia in Martino.

-Era ora- commentò, scuotendo il capo – Che sto trucco spaziale che me so' fatto stasera nun era certo pe' farlo vedè ai sassi-.

Pietro rise, mentre lo seguiva verso l'entrata del Celebrità. Martino aveva già aperto la porta, quando Pietro provò l'impulso di girarsi indietro.

Non era rimasto praticamente più nessuno fuori, solo qualche auto parcheggiata a poca distanza, ma la sensazione di essere osservato non se ne andò fino a quando, pochi secondi dopo, decise di ignorarla.

Entrò dietro a Martino, dimenticandosi di quell'impressione nel giro di pochi minuti.

*

La prima cosa che notò, ancor prima di aprire gli occhi, fu l'intenso odore di disinfettante e medicinali.

Arricciò il naso, trovandolo troppo pungente e fastidioso, ma fu proprio quella sensazione ad aiutarla ad uscire ancor di più dallo stato di sonnolenza che aveva addosso.

Giulia sbatté le palpebre un paio di volte prima di riuscire ad aprire del tutto gli occhi. Quando ci riuscì rimase abbagliata dalla luce del sole che filtrava dalle finestre. Rimase accecata per qualche secondo prima di abituarsi a tutta quella luminosità.

L'attimo dopo si rese conto che c'era qualcosa che non andava.

L'ultimo ricordo che aveva risaliva a quando fuori c'era buio, con la pioggia che rigava le finestre. Con quella consapevolezza spalancò gli occhi, e si rese conto della seconda cosa che non andava: non era a casa sua.

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