Capitolo 16 - Like I never loved you at all (Pt. 3)

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Si era alzato vento nel lasso di tempo che aveva impiegato da casa al palazzo dove vivevano – inaspettatamente ancora insieme- Giulia e Filippo. A quell'ora della sera non era nulla di cui sorprendersi, ponderò Nicola: era fine Febbraio, c'era un clima rigido come ogni inverno che si rispettasse, e poteva già dirsi fortunato che non stesse anche piovendo.

Cercò di reprimere uno sbadiglio, la stanchezza che cominciava ad avere la meglio su di lui dopo una giornata passata al lavoro. Non aveva avuto molto tempo per riposare: era riuscito giusto a tornare a casa, cenare velocemente e farsi una doccia, prima di uscire di nuovo sotto lo sguardo ancora rimproverante di Caterina.

Attese che il portone del palazzo si aprisse spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro, sfregandosi le mani, coperte dai guanti, tra di loro per creare maggior calore. Era un cielo davvero buio, quello che stava facendo sprofondare Venezia e le sue calli nella notte di mercoledì, e ringraziò mentalmente che bastasse la luce del lampione lì vicino a non rendere del tutto indistinguibile l'ambiente che lo circondava.

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe qualche secondo dopo, quando finalmente udì lo scattare del portone d'ingresso: si girò subito, giusto in tempo per veder il viso di Giulia sbucare fuori da dietro la porta, cerea in viso.

Prima ancora che potesse salutarla, gli fece cenno verso l'interno:

-Vieni dentro. Se restiamo a parlare lì fuori ci congeleremo-.

Nicola annuì, seguendola all'interno, nell'androne del palazzo. Non c'era molto più caldo in quella zona, ma almeno non sarebbero stati alla mercé del vento che aveva iniziato ad alzarsi.

Giulia si mosse ancora di qualche passo, arrivando di fronte alla rampa di scale che portava ai piani superiori. Nicola si chiese se avesse detto a Filippo come mai era uscita di casa: doveva essere evidente, dato che indossava unicamente una felpa e un paio di pantaloni della tuta, che non era davvero uscita dal palazzo, ma di certo doveva essersi chiesto cosa doveva fare a quell'ora della sera. Dubitava che Giulia gli avesse davvero detto che doveva parlare con lui.

La osservò fermarsi con le braccia incrociate, ora fronteggiandolo in palese attesa. Erano passati alcuni giorni dall'ultima volta che si erano visti – dalla sera in cui le aveva detto tutto, e dalla sera in cui lei gli aveva urlato addosso per la prima volta in vita loro. Era stato un momento parecchio traumatico, si era ritrovato a pensare Nicola diverse volte nelle ultime giornate: era difficile vedere una persona naturalmente vivace e solare com'era Giulia in quello stato, così nervosa e piena di rancore. Non che avesse torto ad essere così.

-Sono contento che tu abbia voluto vedermi- Nicola si schiarì la voce con lieve imbarazzo, senza ben sapere da dove iniziare. C'erano cose, tante, che voleva dirle e di cui non aveva avuto modo di parlare la scorsa domenica; saper spiegarsi, però, e capire da cosa cominciare, non era la cosa più facile.

-Sono ancora un po' arrabbiata con te, in ogni caso- Giulia sembrò del tutto intenzionata a ridimensionare le sue speranze di riappacificazione – Ma un po' meno rispetto a domenica. Ho riflettuto su alcune cose-.

Nicola la guardò disorientato:

-Per esempio?-.

Giulia andò a sedersi ad uno degli scalini poco dietro di lei, le mani giunte tra loro con i polsi appoggiati sulle ginocchia piegate. Sembrava in profonda riflessione, e anche se sembrava davvero ancora in parte arrabbiata con lui, dall'altra sembrava aver riflettuto molto agli ultimi eventi.

-Capisco perché tu non ci abbia più pensato. Ho visto anche io come era ridotta Caterina tra Dicembre e Gennaio- Giulia alzò lo sguardo per dirlo, gli occhi verdi che gli restituivano uno sguardo grave – E poi ... Era Filippo che doveva dirmelo. O ancor meglio, non tradirmi con qualcun'altra-.

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