Capitolo 38 - Sweet night (Pt. 3)

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-Lo so che non te lo aspettavi- iniziò a dire Pietro, che aveva le guance rosse, o perlomeno la pelle lasciata libera dalla sciarpa, per il freddo – Dimmi che non sono capitato in un momento sbagliato-.

-Che?- Alessio scosse il capo subito dopo, ancora preso contropiede. Chiuse gli occhi per un secondo, e prima di riaprirli ebbe quasi il timore che fosse stata tutta una sua allucinazione.

Ma Pietro era ancora lì, a fissarlo con un sopracciglio alzato, in attesa.

-Che ci fai qui?- Alessio gli chiese ancora, non nascondendo la sua sorpresa nella voce.

Pietro arrossì appena – ma stavolta non era il freddo, ebbe l'impressione Alessio-, mentre dondolava il proprio peso da una gamba all'altra:

-Immaginavo fossi solo. E visto che lo ero anch'io ... - esitò per qualche secondo, scrollando le spalle – Magari potevamo stare un po' in compagnia. E farmi anche perdonare la fuga di ieri sera-.

-E sei venuto qui sotto la neve?- Alessio cercò di risultare almeno un po' severo, ma non ci riuscì: la sola idea che Pietro fosse venuto fin lì, nonostante fosse sera, nonostante la probabile stanchezza dalla nottata precedente, e con la neve che cadeva sempre più fitta, lo fece sentire in un modo che non seppe ben decifrare.

Pietro sorrise ancora, un po' in imbarazzo:

-Ho corso per fare più in fretta-.

Alessio dovette reprimere la voglia di avvicinarglisi. Non aveva idea di cosa sarebbe finito per fare se lo avesse fatto – dubitava si sarebbe limitato ad un semplice abbraccio-, e invece optò per spostarsi dalla soglia e fargli spazio.

-Entra, dai- gli disse, lasciandosi sfuggire un sorriso sulle labbra – Non mi sorprenderei se ti beccassi il raffreddore-.

Pietro fece appena in tempo a varcare l'ingresso che si lasciò andare ad un sonoro starnuto:

-In realtà credo di essere già a posto con quello- borbottò – Ringraziamo Giacomo e la sua  efficace azione da untore-.

Alessio ridacchiò piano, mentre  richiudeva la porta dietro di lui. Lasciò vagare gli occhi sulla figura alta di Pietro, appoggiandosi alla parete mentre lo osservava togliersi con calma il cappotto pesante, i guanti, poi la sciarpa ed infine il berretto con cui aveva coperto i capelli. Tolse anche le scarpe, ed Alessio gli passò celermente un paio di ciabatte che usava per gli ospiti, e che sperava fossero della misura giusta.

Camminarono piano ed in silenzio fino al salotto della casa, ed Alessio un po' si sentì a disagio nell'essere colto in un momento in cui, inevitabilmente se lasciata alla sua sola presenza, la casa risultava parecchio in disordine. Immaginò che l'assenza di commenti da parte di Pietro fosse dovuta solamente al suo esserci abituato.

-Vuoi qualcosa?- gli chiese Alessio – Mi stavo per fare una tisana, prima che tu suonassi-.

-Una tisana?- Pietro lo guardò indeciso, gli occhi socchiusi.

-Ai frutti di bosco-.

A quel punto, Alessio lo osservò mentre annuiva debolmente:

-Beh, se tanto stavi già per fartene una ... -.

Alessio sorrise appena, consapevole che probabilmente avrebbe insistito lui stesso per far sì che Pietro ne bevesse una tazza. Una tisana bollente era un ottimo rimedio per riprendersi dal freddo della sera – e anche dal raffreddore che cominciava a nascere.

-Seguimi-.








-Come sta Giacomo?-.

Alessio aveva appena finito di riempire due tazze di acqua quasi fino all'orlo, mettendole entrambe nel microonde. Lo aveva fatto partire puntando il timer, e adesso non ci sarebbe stato molto altro da fare se non aspettare che l'acqua si scaldasse.

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