Capitolo 9 - Tear (Pt. 6)

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This is the real you and this is the real me

Now we've seen the end and not even resentment is left

I've woken up from the sweet dream and I close my eyes

This is the real you and this is the real me

Quando anche quel secondo foglio lasciò il posto all'ultimo, Pietro si bloccò per qualche secondo. C'erano solo poche frasi davanti a lui, poche altre parole per chiudere quel lungo monologo.

"Le ultime parole che Fernando mi lascerà".

Si accinse a leggere con un groppo in gola che gli impediva quasi di respirare.





Ti sentirai tradito quando leggerai questa lettera. Forse ti sentirai già così quando scoprirai che me ne sono andato.

E hai ragione: ho tradito qualsiasi promessa ci siamo fatti. Fino a poco fa parlavamo insieme del futuro e di progetti, di sogni che per me continueranno a rimanere sogni.

Per te è diverso. Non fermarti mai, Pietro. Hai molta più forza in te di quanto non credi. Devi solo trovarla.

O forse l'avrai già trovata, quando mi starai leggendo.

Sei stato la mia famiglia più di quanto non lo sia stato chiunque altro. Non credo lo dimenticherò.

Mi mancherai, molto più di quanto io mancherò a te. Come disse Éponine al suo Marius prima di spirare tra le sue braccia, credo di essere stato un po' innamorato di te. Però non sempre questo basta.

Spero che un giorno tu possa perdonarmi, Pietro.





Si rese conto di star ormai piangendo solo quando vide una lacrima cadere e bagnare un angolo del foglio, inumidendolo e rendendo la carta fragile, pronta a spezzarsi.

Per i primi attimi rimanere in silenzio, con le lacrime che gli rigavano la pelle del viso, fu addirittura facile. Abbassò lentamente le mani, le dita sempre più tremanti: sentì i fogli scivolare dalla sua presa, e atterrare sul pavimento con un fruscio leggero.

Rimase immobile, le braccia a peso morto lungo i fianchi, il volto umido e le labbra socchiuse per poter respirare meglio. Era sicuro che a quel punto Alessio si fosse girato verso di lui – forse lo stava fissando ancora da prima-, ma non riusciva a vederlo: era tutto troppo sfocato, tutto troppo oscurato dal vuoto che sentiva all'altezza della bocca dello stomaco.

"È questo che si prova, nell'essere abbandonati a sé stessi?".

C'era solo vuoto, intorno e dentro di sé.

Cercò di reprimere un singhiozzo, ma prima ancora che se ne rendesse conto sentì la propria voce squarciare il silenzio della stanza. Si portò una mano alla bocca, quasi come se bastasse un gesto del genere per frenare i singhiozzi di disperazione. Chiuse gli occhi, l'oscurità delle sue palpebre abbassate che, per un attimo, gli parve un luogo confortevole.

Passarono pochi secondi prima di percepire un paio di mani sulle sue spalle, scuoterlo leggermente.

-Pietro-.

La voce di Alessio era bassa e roca, come se stesse cercando lui stesso di non cedere al pianto.

Si lasciò guidare verso il letto, mettendosi a sedere sul bordo del materasso, le mani portate a coprirsi il viso istintivamente.

Sentiva ancora le mani di Alessio su di sé, tracciare lenti gesti regolari sulla sua schiena, portandoselo addosso: Pietro non oppose resistenza nemmeno in quel momento.

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