Capitolo 5

11.4K 530 39
                                    

Non riuscii a capire subito perché, ma il suo tono non era propriamente accogliente. Un brivido mi corse lungo la schiena mentre aprivo la porta e varcavo la soglia. Mi tornarono in mente le volte in cui, da piccola, trasgredivo qualche inutile legge della casa e mia madre mi mandava a chiamare da una delle cameriere per farmi la predica. Allontanai il pensiero, sicura di non aver fatto nulla di grave.

Posai gli occhi sulla sua scrivania in mogano, finemente intagliata. Mia madre era seduta a gambe incrociate sulla sua sedia preferita di pelle nera.

– Accomodati. – mi incoraggiò, indicando la sedia davanti alla scrivania.

Mi sentivo un po' in trappola, con una strana sensazione in fondo allo stomaco. Magari era solo colpa della bottiglia di brandy che io e Tay ci eravamo scolati prima. Mi sedetti con calma, cercando di mettere a fuoco mia madre.

La prima cosa che mi venne in mente fu di chiederle di accendere un condizionatore: era il nove di agosto e quella stanza era davvero troppo calda. Aprii la bocca per parlare, ma lei mi anticipò.

– Stavo pensando che ormai sia arrivato il momento che anche la mia terza figlia faccia qualche esperienza all'estero. – iniziò lei, adottando quel tono quasi regale che aveva imparato a usare con i suoi genitori. – È tempo che tu giri un po' per il mondo. –

Cercavo di trovare una possibile fine catastrofica del suo discorso, ma in testa mi ronzava solo la parola mondo: magari mia madre mi aveva regalato un bel viaggio ai Tropici per il compleanno.

Prese una cartellina rossa e la aprì, svelandone il contenuto: un bellissimo biglietto aereo per...

– Roma! – urlai esterrefatta. Ero eccitatissima: avevo pensato alle Hawaii, alla Florida e perfino al Texas – finalmente avrei conosciuto la nonna hippy di Tay – ma non mi sarei mai aspettata l'Europa e di certo non Roma!

– Intendi quella Roma? – chiesi improvvisamente. – Quella della pizza, del Colosseo e dei ragazzi carini? –

Sentivo l'alcool mischiarsi nel mio stomaco: finalmente avrei visto Roma!

– Quella dove vive tuo padre. – rispose invece mia madre.

Il mondo mi crollò addosso per un attimo. Stavo per ribattere che sapevo che mio padre viveva a Roma, ma che non me ne sarebbe importato niente. Poi feci qualche calcolo: viaggio; destinazione: Roma; Roma: casa di mio padre; mio padre: insulti poco carini; insulti poco carini: rimpatriata in un paio di giorni.

– Mi stai spedendo da lui? – le chiesi, sbigottita. – Mi vuoi mollare all'uomo che mi ha rovinato la vita e che mi ha abbandonata senza mai chiedere se fossi viva o morta? –

– Audrey, non ricominciare... –

– Non ricominciare, dici?! – stavo quasi urlando. Non avevo mai alzato la voce con mia madre, ma forse era colpa del brandy. – Non devo ricominciare a stare con lui, ecco l'unica cosa che non devo fare! Non puoi lasciarmi da sola con lui! –

– È una vacanza. –  rispose lei in modo pacato.

– Durante una vacanza ci si diverte, non si rischia la galera per istigazione all'omicidio. –

– Non puoi davvero pensare una cosa del genere: è comunque tuo padre. –

– No! Non lo è! –

Mi ritrovai in piedi, poggiata con entrambe le mani sulla scrivania. Lei non poteva capire: neanche Roma avrebbe potuto farmi avvicinare a mio padre. Per lui io non esistevo più da molto tempo, quindi perché fingere di volermi lì con lui tutto a un tratto?

Mi ricomposi, sedendomi di nuovo. Avevo il cuore a mille. – Lui sa che vado lì? –

– Sì. –

Non era la risposta che avrei voluto. – E per lui va bene? –

– In realtà mi ha chiesto lui stesso di farti trascorrere lì un po' di tempo. –

Decisamente questa non era la risposta che cercavo.

– Gli manchi. –  continuò lei. –  Si è reso conto che gli mancano le sue figlie. –

– Questa, poi! – urlai, chiudendo un attimo gli occhi per non piangere. Sentii un nodo alla gola, ma continuai ugualmente. – Io non manco a  quell'uomo e quell'uomo non manca a me! Altrimenti si sarebbe fatto vivo in tutti questi anni. Non andrò da lui. Non ci andrò. Almeno non da sola. –

– Sai bene che le tue sorelle non possono venire con te: Demetria deve tornare a Dublino e finire gli studi. Evelyn è a New York e non può lasciare il suo lavoro. –

Il discorso non mi andava affatto bene. – Non voglio andarci. – odiavo quell'uomo. Possibile che mia madre non lo capisse? Eppure lei aveva sofferto allo stesso modo.

– Non hai scelta. –  mi rispose invece. –  Passerai un po' di tempo con tuo padre, che ti piaccia o meno. –

Si alzò e uscì dalla stanza. Avevo voglia di gridarle che era un'ingiustizia, che non poteva punirmi lasciandomi con mio padre, che non era giusto che dovessi andarci da sola... Ma l'unica cosa che mi uscì fu una lacrima. Una piccola e unica lacrima che cadde sul biglietto aereo per Roma.

Just friendsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora