Capitolo 82

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- Sono disperatamente innamorato di te, Audrey. - mi sentii dire.
Chiusi la bocca di scatto, dandomi del cretino. Non mi ero mai esposto cosi' tanto, eppure in quel momento non riuscivo a pensare che fosse una cosa sbagliata.
Lei sospiro' e sembro' diventare seria tutto d'un tratto. - Devo andare. -
Sentii il cuore mancarmi un battito. Avevo appena rovinato tutto.
- Aspetta, io non... - iniziai.
Ma lei si alzo' in piedi e si diresse verso la porta. - Ho bisogno di pensare, okay? -
Annuii senza dire una sola parola, perche' sapevo che, se avessi parlato, la mia voce si sarebbe incrinata.
Lei sorrise lentamente e usci'. Io attesi una decina di minuti prima di buttarmi sul divano e iniziare a prendere a pugni i cuscini, finendo con lo strapparne uno.
Mi tirai su a sedere, chiusi gli occhi e cercai di sgomberare la mia mente. Ma tutto cio' a cui riuscivo a pensare era che, anche se mi ero deciso a dirle cio' che provavo, lei non ricambiava.
La verita' e' che lei non era interessata a me. Non lo era mai stata e mai lo sarebbe stata.

Audrey's pov

- Sono disperatamente innamorato di te, Audrey. - mi rivelo' Marshall a un certo punto.
Era fatta: l'aveva detto. Aveva finalmente aperto i suoi sentimenti a me e l'aveva fatto con stile, niente da rimproverargli.
Fin da bambini adoravo trascorrere del tempo con lui, perche' Marshall era l'unica persona con cui mi sentivo me stessa. Non ero mai riuscita a parlare con nessun altro da quando era uscito dalla mia vita, fatta eccezione per Tay. Ma Tay era su un altro livello.
Tay non mi avrebbe mai baciata come aveva appena fatto lui. Avevo sentito le farfalle nello stomaco dal momento in cui mi aveva fissato con quel suo sguardo penetrante. E non ero riuscita a fermarlo, anche se stavo uscendo con Gabriele da qualche settimana.
Eppure era bastato un solo bacio per farmi perdere il controllo. Sospirai: la vita era ingiusta.
- Devo andare. - decretai alla fine.
Lui spalanco' la bocca, evidentemente shoccato. - Aspetta, io non... -
Non ebbi il cuore di rimanere li' ad ascoltarlo. Avevo bisogno del tempo per pensare, del tempo per ponderare e parlarne con Gabriele.
Mi alzai dal divano e mi avviai verso la porta. - Ho bisogno di pensare, okay? -
Lui annui' e non aggiunse altro. Io sorrisi e uscii dall'appartamento.
Avevo le idee confuse e sapevo che non sarei riuscita a prendere una decisione sentendomi cosi' vicina a Marshall. Lui mi faceva perdere il controllo ogni volta che ero nei paraggi e non riuscivo a non pensare al suo sorriso quando eravamo nella stessa stanza.
Presi il primo autobus, mi sedetti e chiamai Gabriele. Lui rispose al terzo squillo.
- Hey, tesoro. - mi saluto' lui. - Come va? -
- Bene. - mentii, chiedendomi perche' mai avessi avuto la brillante idea di chiamarlo.
Lui aspetto' un momento. - Niente cazzate. Che e' successo? -
Mi morsi il labbro, sapendo che, anche se ci eravamo conosciuti neanche un mese prima, lui era perfettamente in grado di incercettare ogni mia bugia.
- Ho bisogno di parlare con te. - piagnucolai alla fine, sentendo le lacrime minacciare di uscire.
- Okay, vuoi che ti vengo a prendere? - choese lui, preoccupato. - Ti serve qualcosa? Dove stai? -
Deglutii. - Sto sull'autobus. Dovrei arrivare nella zona di villa Ada nel giro di venti minuti. -
Sentii un fruscio di chiavi. - Okay, aspettami davanti all'entrata principale. Arrivo appena posso. -
Annuii e chiusi la telefonata, sentendomi leggermente meglio. Adoravo il fatto che Gabriele era sempre cosi' propenso ad aiutarmi, senza neanche fare domande.
Quasi mezz'ora dopo arrivai a villa Ada e notai la moto metalizzata di Gabriele non appena spostai lo sguardo sull'entrata principale.
Era cosi' bello, con la sua giacca di pelle nera e i capelli ancora smossi dal vento.
Lui mi venne incontro e mi abbraccio'.
Io lo strinsi a me. - Grazie per essere venuto. -
Gabriele mi poso' un leggero bacio sulle labbra. - Sai che ci sono ogni volta che ne hai bisogno. -
Sorrisi e lui mi prese per mano, iniziando a camminare nell'enorme parco. - Qualcosa non va? -
- E' complicato. - iniziai io. - Non so da dove cominciare. -
- Potresti iniziare raccontandomi cosa ti passa per la mente. - commento' lui senza sarcasmo.
Gli feci cenno di sederci su una delle panchine e lui mi segui' senza ribattere, anche se dalla sua espressione sapevo bene che non era affatto convinto di cio' che stava facendo.
Fissai le chiome fegli alberi che si muovevano lentamente, scosse dal vento.
- Il fatto e' che sono un casino. - commentai.
Lui scrollo' le spalle. - Un casino sexy. -
Lo fulminai con lo sguardo e lui alzo' le mani. - Hey, sai che ho ragione. -
Alzai gli occhi al cielo e lui mi poso' una mano sul ginocchio, incitandomi a continuare.
Lasciai vagare lo sguardo mentre lasciavo uscire tutto cio' che avevo in mente.
- Sai che adoro stare con te. - iniziai a bassa voce, contorcendomi le mani. - Adoro il modo in cui ti preoccupi per me e sei sempre disponibile. Insomma, sei venuto qui senza fare domande e avrei potuto essere un maniaco che ti sarebbe saltato addosso! -
- Non che cio' non accada ogni volta che mi vedi. - ribatte' lui, sorridendo. - E non che io non apprezzi... -
Io sentii le guance diventarmi bollenti. - Comunque... volevo ringraziarti per essere la persona fantastica che sei. -
Lui mi sorrise e io rimasi a fissarlo con la bocca aperta prima di rendermi conto che sembravo un pesce fuor d'acqua e avrei fatto meglio a chiuderla.
- Grazie a te per essere sempre te stessa. - disse lui e a un certo punto tutto il discorso che avevo preparato crollo' come un castello di carte.
- Qualcosa non va? - chiese lui, preoccupato. Mi prese il mento tra le dita e mi forzo' a guardarlo negli occhi. In quel momento tutto sembrava cosi' perfetto, ma forse era solo perche' lui era cosi' dannatamente bello.
- Hey, sai che puoi dirmi tutto. - insistette lui.
Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi, cercando di parlare senza fermarmi. - Stare con te e' meraviglioso e tu mi piaci davvero. Ci tengo a te e forse e' per questo che ti sto dicendo queste cose. Ma ci ho pensato e ho capito che il mio affetto per te e' diverso. E'... -
- E' per Marshall, vero? - chiese lui.
Lo fissai a bocca aperta, sentendo il cuore battermi a mille. - Cosa...? -
Lui sorrise. - Hey, non preoccuparti. Ho notato il modo in cui lo guardi. -
Mi sentii sporca dentro. - Mi dispiace. Non voglio farti soffrire... -
- Non devi scusarti. - ribatte' lui dolcemente. - L'amore non e' qualcosa che puoi controllare. E anche se io ho dei sentimenti per te, cio' non significa che tu debba per forza ricambiare. Ognuno e' diverso, Audrey. E ognuno trovera' la propria anima gemella prima o poi. Tu sei stata fortunata a ritrovare la persona che ti rende cosi' felice. Non farti sfuggire questa opportunita'. -
Sentii una lacrima scendermi sul volto. - Mi dispiace cosi' tanto... E' colpa mia se avete iniziato a litigare e vi siete picchiati. Sarei dovuta intervenire, ma non sapevo cosa fare e... -
- Per l'ennesima volta. - ribadi' lui, senza arrabbiarsi. - Non devi scusarti. Molte cose capitano senza che possiamo farci niente e senza che ce ne accorgiamo. O meglio, senza che tu te ne accorga, visto che io l'ho notato da un pezzo. -
Alzai la testa. - Davvero? -
Lui scoppio' a ridere. - Serio. Dovresti vederti ogni volta che lui entra nella tua stessa stanza. -
Mi coprii la faccia con le mani e lui me le scosto' lentamente. - Hey, non voglio farti sentire in imbarazzo. E' solo che credo nell'amore, niente di piu'. E cio' che c'e' tra voi due e' amore. -
Iniziai a piangere silenziosamente. - Mi dispiace. Per favore, non arrabbiarti con me. -
Lui mi abbraccio'. - Non pensarlo neanche! Non potrei mai arrabbiarmi con te. Va tutto bene. E il fatto che tu ne abbia parlato con me significa che mi consideri tuo amico, no? -
Annuii senza riuscire a dire una parola.
Lui mi asciugo' le lacrime con i palmi delle mani. - Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiamami. Saro' sempre disponibile per te. Okay? -
Annuii di nuovo. - Grazie mille. -
Lui sorrise e mi diede un lento bacio sulla fronte. - Ora va' a reclamare il tuo principe azzurro. -
Feci una smorfia. - Principe azzurro? Riesci a immaginare Marshall che indossa un paio di leggings celesti? -
Lui ci penso' un momento, poi esibi' una faccia schifata. - Effettivamente no. Oddio, adesso mi sta venendo su il pranzo. -
Scoppiai a ridere e lui mi guardo' amorevolmente.
- Questa e' la ragazza che conosco. - decreto' lui con sguardo fiero. - E se Marshall prova a farti qualcosa, basta che me lo fai sapere e lo impicco sulla torre Eiffel. -
- Povero! - lo difesi, sorridendo. - Ha solo la brutta abitudine di prendersela con chiunque mi sia accanto. -
Lui scrollo' le spalle. - Posso capirlo. Anche io marcherei il mio territorio se fossi in lui. Non che non lo abbia gia' fatto, visto che ha ancora un labbro spaccato. -
Il suo tono risoluto mi fece sorridere. Da questo punto di vista Gabriele e Marshall erano piuttosto simili: avrebbero difeso la propria posizione con le unghie e con i denti, mentre d'altro canto mostravano fedelta' a chiunque fosse degno del loro affetto.
- Posso farti una domanda? - chiesi io all'improvviso.
Lui si rilasso' sulla panchina. - Me l'hai appena fatta. -
Aggrottai le sopracciglia, impiegando qualche secondo per capire la dua battuta. Alla fine lui scoppio' a ridere. - Okay, dimmi. -
- Cosa pensi di Marshall? - gli chiesi, anche se non ero sicura che la risposta mi sarebbe piaciuta.
Lui sospiro'. - Che e' un cretino, che ha un tempismo da schifo e che impiega anni per capire quello che vuole. - Poi sorrise. - Ma che ci tiene davvero a te e che farebbe di tutto per proteggerti e farti sentire al sicuro. -
Sorrisi a mia volta e tutto cio' che avevo passato fino a quel momento svani' nel nulla. Tutti gli anni in cui eravamo rimasti separati si condensarono in una manciata di minuti.
Mi alzai in piedi. - Devo andare. -
Lui mi sorrise e potei giurare che il suo sguardo fosse fiero.
- Hai bisogno di un passaggio? - chiese lui.
Guardai l'orologio: erano quasi le sei e Marshall non usciva mai di casa a quell'ora.
- No, grazie. - risposi.
Lui fece un cenno con il capo e mi accompagno' fino alla fermata della metropolitana. Poi mi abbraccio' e mi auguro' un in bocca al lupo.
Durante l'intero tragitto non riuscii a pensare ad altro che a come sarebbe stato felice Marshall di sapere che anche io ero innamorata di lui.
A un certo punto, pero', un'idea folle mi salto' alla testa: e se si fosse stufato di me al punto di non voler piu' stare con me? Insomma, ci aveva provato per molto tempo e io non gli avevo mai dato una possibilita'. Magari era tornato con Alice...
Scossi la testa: avevamo parlato quella mattina. Al massimo era in un bar a bere qualche birra, ma sperai vivamente che non abbandonasse l'idea di stare con me.
Mentre cercavo di sgomberare la mia mente, sentii il telefono vibrare.
Sul display apparve il numero di mia sorella Demetria.
- Pronto? - risposi, aggrottando le sopracciglia. - Sai che ci sentiamo solo su Skype cosi' nessuna delle due deve pagare... -
- Mamma e' in ospedale. - rivelo' lei senza giri di parole. - Ho chiamato Eve e ha detto che puo' prendere un volo domani. -
- Che cosa sta succedendo? - chiesi confusa. Evelyn stava studiando in Irlanda e non avrebbe lasciato la scuola se non fosse stato qualcosa di davvero importante.
Lei emise un sospiro. - Mi dispiace, Audrey. Io... io volevo dirtelo, ma lei me lo ha proibito. Mi dispiace... -
- Cosa volevi dirmi? - chiesi, perdendo la pazienza.
Lei aspetto' un momento prima di rispondere e, quando lo fece, la sua voce sembrava stanca. - Mamma ha lottato contro il cancro per diversi mesi. Non voleva che ne' tu ne' Eve lo scopriste perche' credeva di poter guarire. Ma le sue condizioni sono peggiorate drasticamente nelle ultime due settimane e penso sia il momento che voi due torniate a casa. -
Sentii le lacrime rigarmi il volto. - Pensi che ce la fara'? -
Mia sorella non aveva mai mentito in tutta la sua vita, eppure ci aveva lasciato all'oscuro di quella situazione.
- Non lo so, tesoro. - rispose lei, tirando su con il nasom - Lo spero davvero. -
Attaccai e sfogai la mia frustrazione sul sedile accanto a me, mentre le altre persone mi guardavano come se fossi pazza. Ma non me ne curai: mia madre sarebbe potuta morire da un momento all'altro e io non ero con lei.
Scesi alla mia fermata e corsi dentro il nostro appartamento.
Tay mi fu subito vicino, abbracciandomi stretta. - Che e' successo? -
Cercai di spiegargli cio' che mi aveva detto mia sorella, anche se i singhiozzi rendevano il tutto piu' difficile. - Demi mi ha appena chiamato. Ha detto che mia mamma e' in ospedale con il cancro. Non pensa che ce la fara'. Devo andare, Tay. Devo essere li' prima che... prima... -
Iniziai a singhiozzare e Tay mi strinse tra le braccia. Era l'unica persona che riusciva a rassicurarmi in ogni momento.
Non mi lasciare, mamma. Mi trovai a pensare, mentre le lacrime scendevano copiose sulla maglietta bianca di Tay.

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Angolo autrice:
Sono davvero in ritardo, ma questo e' stato un capitolo pieno di emozioni e sono successe tante di quelle coae che in realta' avevo pensato di fare due mini capitoli. Ma alla fine e' uscito fuori qualcosa del genere, quindi questo e' cio' che ho pubblicato.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

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