Capitolo 59

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Non appena Marshall usci' dall'appartamento, mi lasciai cadere sul divano e urlai con la faccia contro il cuscino. Perche' gli uomini dovevano essere cosi' strani?
Non mi resi conto del tempo che passava, ma alla fine qualcuno suono' al campanello. Mi alzai di scatto, pronta a vomitare insulti addosso a Marshall per cio' che aveva detto.
Aprii la porta con forza. - Se pensi che... -
Lasciai la frase a meta' quando notai Noemi fissarmi con un sopracciglio alzato. - Brutta giornata? -
- Puoi dirlo forte. - le risposi, facendole cenno di entrare.
Lei sorrise. - Allora, pronta per la partita? -
- Devo solo prendere un paio di cose e possiamo andare. - mi avviai verso la mia camera e Noemi mi segui'. Mi truccai, legai i capelli in una coda alta e presi il telefono e le chiavi di casa.
- Pronta. - la informai.
La partita sarebbe iniziata da li' a mezz'ora e non vedevo l'ora di poter scaricare la tensione su qualcosa di diverso, anche se quel pomeriggio la squadra di Francesco e quella di Marshall si sarebbero fronteggiate.

Arrivati al campo di calcio che le squadre avevano affittato, notai che gli spalti erano praticamente tutti pieni.
- Non c'e' posto per noi. - le feci notare.
- Oh, ma io ho un asso nella manica. - mi prese per mano e mi trascino' fino agli spalti. Quando noto' sua sorella alzarsi in piedi e sventolare le braccia nella nostra direzione, Noemi si affretto' a raggiungerla e io la seguii a ruota.
- Veloce, lumaca! - disse lei quando alla fine riuscimmo a raggiungerla, facendoci strada tra la marea di persone che continuavano ad andare su e giu' per trovare un posto. - La partita inizia tra qualche minuto. -
Poi mi saluto' con affetto e io ricambiai felice.
In quel momento le squadre entrarono in campo, accompagnate da fischi e applausi.
Noemi si alzo' in piedi per urlare a pieni polmoni e quando si sedette di nuovo non smise di sorridere. - Questa partita sara' emozionante: e' la prima partita del campionato regionale ed entrambe le squadre si sono sempre piazzate sul podio. Certo, La squadra di Hamilton e' davvero forte, ma Francesco e' il miglior difensore che ci sia. Non li lascera' passare facilmente. -
Deglutii, fissando l'arbitro che fischiava l'inizio della partita come se potesse cambiare quello che stava per succedere. Avevo un brutto presentimento che non ne voleva sapere di lasciare il mio stomaco e sperai vivamente di non avere ragione.

Per i primi quarantacinque minuti il risultato fu di zero a zero, ma il numero di infortuni era decisamente molto piu' alto. Tutti i giocatori ci stavano davvero mettendo l'anima e sembrarono sorpresi quando l'arbitro fischio' la fine del primo tempo.
Quando i giocatori uscirono dal campo, la sorella di Noemi e tanti altri tifosi tornarono a sedersi per riprendere fiato.
- Questa partita sara' all'ultimo sangue. - decreto' la sorella di Noemi. - Francesco e Hamilton si odiano a morte. -
Decisi di cogliere al volo l'occasione. - Effettivamente dopo cio' che e' successo con Alice... -
Lei mi fece cenno di abbassare la voce e si sporse nella mia direzione per mantenere la conversazione il piu' indiscreta possibile.
- Cosa sai? - mi chiese, evidentemente sorpresa.
Giocherellai con la mia collana. - Niente piu' che un nome, in realta'. Ma mi piacerebbe davvero saperne di piu' e sono convinta che tu puoi aiutarmi. -
Lei ci penso' un attimo su, poi mi si avvicino' ancora. - Io sono una delle poche persone che sa la verita'. Ma e' un segreto e non devi dirlo a nessuno. Promesso? -
Annuii e lei continuo' a parlare, questa volta sussurrandomi direttamente nell'orecchio. - Francesco e Hamilton fino a un anno fa erano praticamente fratelli. Dal primo giorno di scuola del primo anno non si sono mai separati: si siedevano sempre insieme, non uscivano mai l'uno senza l'altro ed erano i migliori giocatori della squadra di calcio della scuola. Vivevano anche insieme, con un ragazzo che si chiama Raffaele, se non sbaglio. -
- Vivevano insieme? - ripetei meravigliata. Non riuscivo a capacitarmi come tutto questo fosse potuto cambiare.
Lei annui'. - Te l'ho detto, erano piu' che fratelli. Finche' Alice non e' diventata gelosa della loro relazione. Ha cercato di separarli, ma niente era piu' forte della loro amicizia, neanche la fidanzata di Hamilton. Alla fine la stronza ha fatto credere a tutti di essere andata a letto con Francesco, per toglierselo definitivamente di torno. -
Spalancai la bocca, ma lei continuo' a parlare. - Per Hamilton e' stato un trauma: si sono picchiati per giorni nei corridoi e nel cortile e alla fine Francesco si e' trasferito da un'altra parte. -
- Ma hai detto che lei ha finto di essere andata a letto con Francesco. - le feci notare.
- Infatti. Ma Hamilton ha sempre creduto che Francesco stesse mentendo e non l'ha mai perdonato. Per questo l'anno scorso Francesco ha passato un anno cosi' di merda che alla fine e' stato bocciato. -
Aspettai un momento, il tempo necessario per assimilare tutte quelle informazioni. - Non ne hanno mai piu' parlato? -
Lei scoppio' a ridere, come se avessi appena raccontato una barzelletta super divertente. Poi torno' seria. - Sono uno piu' testardo dell'altro. Insomma, io non conosco Hamilton di persona, ma li ho visti... interagire piu' di una volta e posso assicurarti che non c'e' modo di farli tornare come prima. -
Abbassai lo sguardo sulle mie mani incrociate. - Ne sei davvero sicura? -
- Sicurissima. Erano fratelli, e adesso si salterebbero al collo ogni volta che potrebbero. -
Fisso' i giocatori che rientravano in campo e aggiunse un'ultima cosa prima di ricominciare a urlare. - Quei due si odiano come pochi, Audrey, e nessuno puo' farci niente. -
Spostai lo sguardo sui due capitani che si fissavano in cagnesco prima di prendere le loro posizioni. Poi l'arbitro fischio' e mi ritrovai a pregare che quel secondo tempo finisse in fretta.

Dopo soli tre minuti, Marshall segno' il primo goal della partita. Tutti i ragazzi e le ragazze dall'altro lato del campo urlarono a pieni polmoni, facendo l'ahola per il capitano.
La partita riprese quasi subito e questa volta la squadra di Francesco si impegno' ancora di piu': fecero diversi tiri in porta, ma il portiere fu cosi' bravo da pararli tutti.
Anche la squadra di Marshall stava giocando molto bene: i giocatori si avvicinavano abbastanza alla porta, ma Francesco si impegnava al massimo per non lasciarli tirare.
Verso la meta' del secondo tempo, quando la squadra di Marshall era vicina alla porta, l'arbitro fischio' in fallo. Uno dei difensori era a terra e si reggeva la gamba, visibilmente dolorante.
L'arbitro ammoni' uno dei compagni di Marshall e il gioco si stoppo' per qualche minuto. Poco prima della ripresa Francesco e Marshall si scambiarono qualche parola e potei giurare che guardarono solo per un attimo nella mia direzione.
Quando la partita riprese, Marshall sembrava furioso. Dopo qualche minuto fece un brutto fallo nei confronti di Francesco, che fini' a terra, rotolando per qualche metro.
Tutti intorno a me rimasero zitti per un momento, poi inizio' il delirio: c'era gente che urlava ovunque e tutti cercavano di far valere la propria voce.
Alla fine decisi di allontanarmi e guardare il resto della partita da relativamente lontano.
Marshall fu espulso, tra i fischi dei suoi amici e gli applausi dei miei compagni di scuola.
Francesco usci' dal campo, infortunato, e uno dei suoi compagni di squadra segno' un goal per lui.
Lasciai il campo una decina di minuti prima della fine della partita e mi avviai verso gli spogliatoi senza farmi vedere. Seguii Marshall fino alla porta dello spogliatoio maschile, poi lo chiamai.
Lui sembro' sorpreso di vedermi. - Che diavolo ci fai tu qui? -
Aggrottai le sopracciglia. - Sono venuta a vedere la partita. -
Lui alzo' gli occhi al cielo e incrocio' le braccia al petto. - Intendo qui nello spogliatoio. -
- Oh, certo. - risposi, imbarazzata. - Ho bisogno di parlarti. -
Lui si giro' e mi diede le spalle. - Non ho intenzione di sentire un tuo discorso filosofico su quando sia sbagliato cio' che ho fatto al tuo ragazzo. - Sputo' fuori l'ultima parola con tutto l'odio possibile.
- Il mio ragazzo? - ripetei, sconcertata.
- Credevi che non sarei venuto a sapere del bacio? - mi sfido' lui, senza girarsi. Il suo tono ora era molto piu' basso, come se stesse parlando con se stesso.
Gli girai intorno e lo fronteggiai, con il cuore che mi batteva all'impazzata. Sapevo che non c'era nulla di sbagliato nell'aver baciato Francesco, eppure in quel momento non mi sembrava giusto.
- Credevi che Raf non me l'avrebbe detto? - il suo tono si alzo' di nuovo.
- Non mi importa che tu sappia o meno che ci siamo baciati. - risposi d'implulso, ma me ne pentii subito dopo. - Senti, mi dispiace... -
- Sai che c'e'? - mi interruppe lui, quasi urlando. La sua voce rimbombo' nella stanza vuota. - Hai ragione. Il fatto che tu lo abbia baciato non e' affar mio. Stamattina ero passato solo per cercare di tenerti al sicuro, perche' ci tengo a te. Ci tengo davvero davvero, Audrey. Ma evidentemente questo non vale anche per te. E va bene. Non mi interessa. Davvero, non mi interessa. Sei libera di baciare chiunque, anche se quel chiunque in questione e' uno stronzo traditore. -
- Non parlare di lui in questo modo! - reagii, alzando la voce.
- Tu non lo conosci! - urlo' lui, mentre una vena sul suo collo pulsava velocemente.
- Lo conosco abbastanza bene da sapere che non ha paura di baciarmi! - urlai in risposta, accorgendomi troppo tardi di cio' che avevo detto.
Lui serro' la mascella e mi si avvicino' pericolosamente, rimandendo a pochi centimetri dal mio viso. Da quella posizione potevo sentire il ritmo frenetico del suo cuore che batteva. Mi fisso' per un momento, con quei suoi occhi verdi che brillavano d'odio.
E fu in quel momento che mi bacio'.

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Angolo autrice:
Mi sono accorta solo ora che Wattpad ha pubblicato solo meta' capitolo ieri, quindi, dopo un primo momento di disperazione totale in cui pensavo di morire di attacco di cuore, ho riscritto il pezzo mancante, aggiungendo anche il capitolo successivo.
Non penso di aver nulla da aggiungere: il capitolo si commenta da se'.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

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