Epilogo

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Erano trascorsi sei mesi da quando mia madre ci aveva lasciate, eppure non riuscivo ancora a lasciare completamente cio' che era successo alle mie spalle.
Circa una settimana dopo il funerale, Marshall mi aveva convinta a tornare in Italia per finire la scuola e dovetti ammettere che fu il consiglio migliore di sempre: stare con i miei amici e studiare teneva la mia mente sgombra da brutti ricordi per la maggior parte del tempo, anche se la notte era la parte peggiore, dove ero troppo debole per non rivivere ogni singolo momento di quel brutto periodo.
Ma adesso avevo Marshall al mio fianco che mi aiutava in ogni occasione: sapevo che senza di lui non ce l'avrei mai fatta.
Ogni giorno mi dava un passaggio a scuola con la sua moto e, se non lavorava, mi veniva anche a prendere. Poi trascorreva interi pomeriggi a casa mia, semplicemente vedendo film insieme o abbracciandosi sul divano.
Tay e io vivevamo ancora insieme, anche se all'inizio dell'estate lui era dovuto partire per la Francia per un paio di settimane per una sessione di cirocinio.
Ma Marshall non mi aveva lasciata neanche per un giorno: non appena la scuola era finita, aveva iniziato a passare sempre piu' tempo con me, senza mai lasciarmi da sola per piu' di qualche ora.
La nostra relazione stava andando a gonfie vele: certo, a volte litigavamo per cose cosi' futili che, alla fine, bastavano un paio di baci per farci tor nare a comportarci come piccioncini all'inizio della primavera, come diceva sempre Tay.
Eppure io ero felicissima di poter contare su di lui: eravamo una coppia fantastica, con tanti aspetti in comune.
Ma si sa che in tutte le storie c'e' un antagonista: nella mia era mio padre.
Un mese dopo il funerale di mia madre, lo Stato aveva deciso che qualcuno avrebbe dovuto prendermi in custodia, anche se quell'anno sarei diventata maggiorenne.
Il presidente dei servizi sociale ci aveva tenuti in quella stanza per due ore, chiarendo il fatto che avrri avuto busogno di un tutore fino al compimento dei miei diciotto anni.
Avevo subito pensato a mia sorella Demetria, ma alla fine avevo deciso che sarebbe stato meglio lasciarla vivere la sua vita a New York, visto che non era pronta a rimpiazzare mia mamma e diventare una madre per sua sorella.
Ed Evelyn stava anvora studiando all'universita', quindi non avrebbe potuto prendersi cura di me neanche se lo avesse voluto.
Cosi' la scelta del presidente era caduta su mio padre, l'unica persina che, secondo lui, avrebbe potuto aiutarmi.
Avevo trascorso ore a cercare di fargli cambiare idea, raccontandogli tutto cio' che mio padre aveva fatto alla nostra famiglia.
Ma lui era stato irremivibile: se volevamo trovare un'altra via d'uscita, ci saremmo dovuti presentare di fronte a un giudice e avremmo dovuto trovare una persona adatta a diventare il mio tutore per qualche mese.
Tay si era subito offerto per la carica, visto che doveva essere qualcuno con il mio stesso sangue o un amico di famiglia di vecchia data.
Cosi' avevano trascorso l'ultimo mese di scuola cercando di mettere insieme piu' fatti possibili per provare che mio padre non era adatto alla carica.
La corte si sarebbe riunita la seconda settimana di giugno e non sapevamo cosa ne sarebbe uscito.

Quel giorno io e Marhsall eravamo rimasti a casa mia per festeggiare la fine della scuola. Ci saremmo dovuti presentare di fronte al giudice la settimana seguente e stavamo sfruttando quel tempo per mettere insieme il pliche' di fogli che eravamo riusciti a trovare su mio padre, seduti per terra in salone, mentre usavamo il tavolino di fronte al divano come appoggio per il nostro lavoro.
Erano quasi le sei di sera e i miei occhi stavano gia' iniziando a chiudersi.
- Tutto bene? - mi chiese Marshall, fissandomi con sguardo intenso.
Io annuii e ricominciai a dividere i fogli, quando lui poso' una mano sulle mie, impedendomi di prendere un foglio.
- Non raccontarmi cazzate. - commento' lui, tirando fuori il suo atteggiamento da fidanzato possessivo. - Qualcosa non va. -
Deglutii. - Sono stanca, tutto qui. Penso sempre a quello che e' successo e a cosa accadra' e... -
Lui mi interruppe. - Vieni qui. - Mi ordino' dolcemente, aprendo le braccia.
Io mi andai a sedere il mezzo alle sue gambe e lui mi abbraccio' stretta, come per proteggermi.
Rilassai la schiena contro il suo petto e, pochi minuti dopo, i nostri cuori iniziarono a battere in sincronia.
Lui poggio' la testa sulla mia spalla. - Ne abbiamo avuto abbastanza per oggi, okay? -
Aprii la bocca per ribattere ma lui mi bacio' il collo. - Hai bisogno di riposo. Hai bisogno di staccare la spina. E io posso essere la tua distrazione. -
Il suo tono era diventato piu' roco e sensuale verso la fine della frase. Inizio' a lasciarmi una scia di baci sul collo, fino a salire alla mandibola, per poi fare pressione sul mio mento per farmi girare la testa e assalire le mie labbra.
Mi persi nel bacio: Marshall, anche se odiavo ammetterlo, era davvero bravo a baciare.
Mi girai, trovando la posizione perfetta per baciarlo a lungo, dolcemente.
Lui, a un certo punto, fece pressione e mi fece sdraiare a terra, continuando a baciarmi. Non sapevo perche', ma mi piaceva quando Marshall sembrava cosi' preso in cio' che faceva che i suoi occhi verdi diventavano cosi' brillanti da farmi perdere nel suo sguardo.
Inizio' a passarmi le dita delle mani tra i capelli, per poi scendere sul collo e infine lungo il mio corpo. Infilo' una mano sotto la maglietta, massaggianfomi i fianchi e salendo sempre piu' su.
Interruppi il bacio non appena le sue dita sfiorarono il mio seno: non ero ancora pronta per un rapporto del genere, quindi mi tirai su a sedere con la scusa di aver bisogno d'aria.
Lui intui' i miei pensieri e non ando' oltre, ma mi aiuto' ad alzarmi e ci sedemmo entrambi sul divano.
- Non volevo farti sentire in imbarazzo. - si scuso' lui, grattandosi la base della nuca.
Gli sorrisi mestamente. - Va tutto bene. Sai come la penso... -
Lui annui', anche se non sembrava troppo soddisfatto.
Ma sapeva bene che, fin da quando avevamo iniziato la relazione, lo avevo informato che avrebbe dovuto aspettare che fossi pronta a fare un passo avanti. Non ero mai stata tanto tempo con un ragazzo e non ero mai andata a letto con nessuno.
E anche se mi fidavo di Marshall, non ero cosi' stupida da non accorgermi che, piu' il tempo passava, piu' il suo desiderio di passare al secondo livello diventava forte per lui.
Ma sapevo anche che lui mi rispettava abbastanza da aspettare il momento in cui sarei stata pronta.
- Ti amo. - mi sussurro' lui nell'orecchio.
Io gli sorrisi e lo baciai lentamente, passandogli le mani tra i capelli.
Rimanemmo cosi' - seduti sul divano a farci grattini e baciarci - per un paio d'ore.
Poi io preparai qualcosa di veloce da mangiare e alla fine Marshall decise che sarebbe stato meglio tornare a casa.
- Il tuo migliore amico tornera' a momenti. - disse lui. - Non voglio essere il terzo in comodo quando arrivera'. -
Annuii: sapevo che Marshall e Tay ancora non andavano troppo d'accordo e Tay non era sempre felice quando Marshall trascorreva giornate intere nel nostro appartamento.
Ma stava inziando a lavorare con il suo lato da fratello geloso, cosa che mi rendeva davvero fiera di lui.
- Raoul ha detto che ha cucinato qualcosa di speciale. - mi informo' lui, roteando gli occhi.
Sorrisi, sapendo quanto Raoul adorasse sperimentare. - Spero solo che non siano rane come l'ultima volta. -
Marshall fece finta di vomitare mentre entrambi ricordavamo la sera in cui Raoul ci aveva preparato quella che lui aveva definito una cenetta romantica: aveva comprato delle rane da un suo amico e le aveva fritte. Quella era stata una delle cose piu' disgustose che avessi mai assaggiato.
- Vuoi venire? - mi chiese lui, quasi implorandomi.
Io gli andai incontro. - Lo sai che ti voglio bene, ma quando Raoul sperimenta, non voglio essere nei paraggi. -
Lui esibi' la sua faccia da cucciolo bastonato e io gli tirai un cuscino del divano. - Smettila! Sai che non riesco a dirti di no quando fai quella faccia. -
- Uhm, allora devo farla piu' spesso. - commento' lui, avanzando nella mia direzione con passo sensuale.
Alzai gli occhi al cielo e lui mi prese la faccia tra le mani, baciandomi con forza, come se avesse voluto marcare il suo territorio.
Il suo entusiasmo ci spinse contro la parete e, non appena la mia schiena tocco' il muro, lui ne approfitto' per far aderire i nostri corpi.
Sentii una sensazione meravigliosa attraversarmi tutto il corpo, come tante piccole scintille che mi solleticavano la spina dorsale.
Mi mossi verso destra, mentre lui si limitava solo a seguirmi. Poi, quando fummo abbastanza vicini alla porta, mi staccai da lui, ridendo al suo broncio.
- Sei seria? - chiese lui ironicamente, guardando la porta.
Io incrociai le braccia al petto e annuii. - Serissima. -
Lui roteo' gli occhi. - Okay. Un ultimo bacio prima che me ne vada? -
Si sporse nella mia direzione, ma io aprii la porta, spingendolo fuori e scoppiando a ridere. Lui non si oppose, ma fece finta di lottare contro una strana corrente che lo stava risucchiando nel corridoio.
- Salvami, mia principessa! - inizio' lui, facendo lentamente qualche passo indietro. - Salvami! -
Osservai la scena per qualche secondo, prima di ptenderlo per mano quando il suo corpo era completamente fuori dal mio appartamento.
Mi sporsi nella sua direzione per dargli un bacio. Ma, quando arrivai a meno di un centimetro dalle sue labbra, mi tirai indietro, lasciandogli la mano.
Lui inizio' a fare la parte del povero ragazzo innamorato ed ero certa che mezza palazzina lo avrebbe sentito implorarmi di dargli un ultimo bacio.
- Buonanotte. - gli sussurrai sensualmente, prima di chiudere la porta.
Lui mi mando' un messaggio dopo un paio di minuti. "Non sai in che guaio ti sei cacciata. La prossima volta sarai tu a implorare me di baciarti, dopo aver giocato con te."
Sorrisi e sentii le guance diventarmi rosse: sapevo che era serio quando diceva cosi'.
Rimasi sul divano a messaggiare con il mio fidanzato per quasi un'ora, fino a che non sentii qualcuno cercare di aprire la porta del mio appartamento.
Sentii il cuore iniziare a battermi all'impazzata: non sapevo cosa fare.
Poi, un minuto e qualche parolaccia dopo, Tay riusci' ad entrare, seguito da Raf.
Non mi aspettavo che i due tornassero insieme, ne' tantomeno che si saltassero addosso non appena misero piede all'interno.
Iniziarono a baciarsi come se volessero succhiarsi via le labbra a vicenda, finche' io non accesi la luce della lampada accanto a me.
I due ragazzi si staccarono subito, iniziando ad arrossire.
- Bentornato, Taylor. - lo salutai, cercando di non ridere.
- Io... - Raf si schiari' la gola. - Penso di dover andare adesso. A presto. -
Tay annui' e attese che il ragazzo si chiudesse la porta alle spalle prima di cercare di sparire in camera sua.
- Dove pensi di andare, Taylor Manfredi? - gli chiesi.
Lui cerco' di mostrarmi un sorriso, che si trasformo' presto in una smorfia. - A dormire? Sono davvero stanco e... -
- Niente scuse. - lo interruppi io, picchiettando sul posto libero accanto a me. - Penso proprio che tu mi debba raccontare qualcosa. -
Lui si esibi' nella sua migliore camminata della vergogna prima di raggiungermi.
Sapevo che tra i due c'era qualcosa, qualcosa che si era evoluta all'inizio del mese.
Ora era arrivato il suo momento di raccontarmi cosa stava succedendo e in quell'istante mi accorsi che sarebbe stata una lunga estate.
Se fosse qualcosa di positivo o negativo ancora non lo sapevo.
L'unica cosa di cui ero certa era che avrei vissuto la mia vita giorno per giorno con le persone che piu' amavo avere al mio fianco.

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