Capitolo 31

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Qualche minuto dopo arrivammo davanti a una grande costruzione grigia, che, da come mi spiegò Marshall durante il tragitto, Raoul aveva affittato per organizzare la festa e farsi pubblicità come DJ.

Raffaele, appena varcata la soglia dell'edificio, sparì tra la folla, lasciando me e Marshall da soli. Poco dopo Marshall fece un cenno a qualcuno e Raoul fece capolino tra gli invitati: aveva un paio di cuffie intorno al collo e un cappellino blu con la visiera al contrario. Ci salutò con affetto e diede a Marshall una pacca sulla spalla.

– Benvenuti nel paradiso delle feste! – urlò lui per sovrastare il rumore intorno a noi. Erano appena le otto di sera, eppure la stanza era già gremita di gente.

Marshall sorrise e, dopo aver detto qualcosa all'orecchio dell'amico, si allontanò in mezzo alla folla. Io mi guardai in giro spaesata, ma Raoul mi si avvicinò.

– Non preoccuparti, Audrey. Tornerà tra un po'. – mi guardò di sottecchi, ma la sua reazione non mi impressionò. – Vieni, divertiamoci! –

Mi prese per mano e si avvicinò al tavolo delle bevande. Infilò una mano sotto il bancone e ne estrasse due piccole bottiglie di tequila. Me ne passò una e io scossi la testa.

– Ti ringrazio, ma non ho intenzione di ubriacarmi stasera. –

Raoul sbuffò. – Oh, andiamo, non è così che ti descrive Marshall! –

Lo guardai storto. – Allora com'è che mi descrive? –

Il ragazzo sorrise e mi porse una bottiglia. – Brinda con me a questa grandiosa festa e ti dirò tutto ciò che vuoi sapere. –

Fissai il suo braccio tatuato per un po', poi accettai. – D'accordo, ma solo questa. –

Lui annuì contento, poi fece per allontanarsi, ma io lo trattenni per un braccio. – Dove credi di andare? Devi raccontarmi qualcosa, tu! –

Raoul si passò una mano tra i capelli, mi disse di aspettare un attimo lì e si avviò verso la consolle del DJ. Intanto osservai gli invitati con distrazione, finché il mio sguardo non si posò su Marshall e sulla persona che aveva davanti e con cui stava parlando: una ragazza piuttosto carina, con i capelli rosso scuro e un sorriso da oca stampato in faccia.

Raoul mi affiancò e seguì il mio sguardo, emettendo un verso strozzato non appena intuì i miei pensieri.

– Lei è Alice. – mi spiegò, bevendo un sorso di tequila.

Non lo guardai. – Non te l'ho chiesto. –

Lui fece spallucce e continuò a sorseggiare. Alla fine cedetti. – Non che mi interessi, ma è la sua ex, giusto? –

Lui incrociò le braccia e alzò gli occhi al cielo. – Sì, proprio lei. È una stronza patentata. –

Alzai un sopracciglio. – Non ti sta molto simpatica, eh? –

– Ovvio che no. Per come ha trattato Marshall quando stavano insieme... –

– Perché, come l'ha trattato? – chiesi io, curiosa.

Raoul si guardò intorno e scosse la testa. – Niente da fare, ragazzina, non posso dirtelo. –

Mi infervorai. – Non mi chiamare ragazzina. –

Lui sorrise. – Ma non hai ancora bevuto neanche un sorso di tequila... –

Io mi portai la bottiglia alla bocca e ne bevvi tre lunghe sorsate. Sentivo l'alcool scendermi giù per la gola e strizzai gli occhi per non piangere. Dovetti però ammettere che era davvero buona. – Ecco fatto, ora sputa il rospo. –

Lui sembrò stupito e soddisfatto allo stesso tempo. – Non posso, Audrey. Marshall mi staccherà la testa. –

Fu il mio turno di alzare gli occhi al cielo. – Oh, ma andiamo. Sei il grande DJ Raoul e ti fai mettere sotto da uno come Marshall? –

La mia ironia lo spinse a vuotare il sacco. – D'accordo. Cosa vuoi sapere? –

Feci finta di pensarci su. – Come si sono lasciati Marshall e Alice? –

Lui evitò per un momento il mio sguardo, poi lo vidi fissare per un attimo Alice con gli occhi socchiusi. – Quella troia l'ha tradito gli ultimi giorni di scuola. Io, Marshall e Raf viviamo nello stesso appartamento. Raf si è trasferito da noi dopo che Marshall ha beccato Francesco, il nostro ex coinquilino, a letto con Alice. –

Rimasi un attimo interdetta e finii la mia tequila.

Raoul continuò a parlare. – Marshall era incazzato nero. Ha cacciato Francesco fuori di casa e gli ha tirato dietro tanta di quella roba che per un momento ho pensato che avremmo dovuto rifare tutta casa. –

– Marshall mi aveva raccontato un'altra versione della storia. – gli dissi io.

Lui alzò le spalle. – Che ci vuoi fare? Marshall è così: va in giro dicendo che è stato lui a lasciarla, ma lo fa solo perché è un bravo ragazzo. –

– Bravo ragazzo? – ripetei io, allungandomi al tavolo delle bevande per mandare giù qualche bicchierino di liquore. – È semplicemente un cretino! Mi ha fatto un discorso allucinante sulla stronzata dell'amicizia, del fatto che dovevo dargli un'altra possibilità e fidarmi di lui, ma evidentemente la fiducia non è il suo forte! –

Raoul mi guardò spaesato. – Ma dai, non dire così. Ha solo... –

Solo cosa?! – urlai, prendendo altro da bere. Mandai giù tutto d'un sorso e Raoul cercò di bloccarmi.

– Ehi, vai piano con quegli shottini! – mi urlò lui, prendendomi per un braccio.

Non gli diedi retta e, dopo essermi divincolata dalla sua stretta, mi allontanai a grandi falcate. Rubai a un tizio una bottiglia di birra e ne bevvi un po' senza prendere aria. Sentii la testa girarmi per un momento, ma poi tornai abbastanza lucida. Ero cosciente di essere un po' ubriaca, ma cercai di contenermi.

Continuai a bere e camminare, quando alla fine inciampai nei piedi di qualcuno e finii addosso a un ragazzo. Alzai gli occhi per chiedere scusa e mi ritrovai davanti Marshall.

– Tu! – urlai, puntandogli l'indice contro il petto. – Sei un ipocrita! Prima mi riempi di balle del tipo "Ho bisogno della tua sincerità" e "Voglio che mi perdoni", ma in realtà non hai fatto altro che mentirmi fin dal primo momento in cui il discorso ha iniziato a ruotare intorno a te! –

Lui mi guardò stralunato. – Che cavolo stai dicendo? –

– Non fare il finto tonto con me! – gli urlai.

– Sei ubriaca, Audrey? – mi chiese a mezza voce.

Io lo fissai per un momento. – No. Forse. Okay... un pochino. Ma ciò non cambia il tuo comportamento! Sei stato uno stronzo! –

– Okay, forse è meglio andare... –

– Non vado da nessuna parte! –

Intorno a noi gli invitati iniziavano a fissarci, ma io feci finta di non vederli. In quel momento provavo un odio profondo nei confronti di Marshall, forse dovuto anche al fatto che avevo ingerito tanto di quell'alcool che mi sarebbe bastato per tutta la vita.

Mi avvicinai ancora a lui, pronta ad attaccarlo di nuovo. Poi vidi una figura minuta farsi largo tra la folla e piazzarsi al lato di Marshall.

– Che cazzo vuoi, tu? – chiese la ragazza. Aveva lunghi capelli rossi che le ricadevano a ciocche ondulate sulle spalle; indossava un vestitino talmente stretto che non lasciava spazio all'immaginazione. Alzai gli occhi e incrociai i suoi, grigi e furenti come una tempesta in pieno inverno.

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