Capitolo 71

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- Che fai qui? - chiese Francesco con voce minacciosa. - Vattene, Hamilton. Non c'e' posto per te. -
Marshall scoppio' a ridere. Era una di quelle risate basse e infelici che le persone ubriache fanno quando non capiscono cosa sta succedendo intorno a loro.
Eppure Marshall era perfettamente cosciente di quello che stava facendo.
- Siamo stati amici per cosi' tanto tempo! - urlo' Marshall, abbracciando l'intero ponte con le braccia aperte, le mani che puntavano i due estremi. - Ma adesso siamo un po' come queste due sponde, non trovi? Separati per sempre, divisi da un fiume che puzza di fogna. -
Poi mi guardo'. - E poi c'e' Audrey. Il ponte. La ragione per cui i nostri mondi si sono incrociati di nuovo dopo tanto tempo. La luce che illumina entrambi, ma che non tocca nessuno di noi. -
- Smettila. - gli intimo' Francesco. - Non sai quello che dici. Io e Audrey stiamo insieme, adesso. Fattene una ragione. -
Lui rise di nuovo, provocandomi un brivido lungo la schiena. - Pensi davvero che lei ti ami? -
Francesco lo guardo' sbalordito.
- Ti dico una cosa, amico. - Marshall fece un passo avanti. - La tua anima gemella ha stretto un patto con me. In cambio di... -
- Marshall, smettila. - mi intromisi io con tono deciso. Sapevo dove Marshall voleva arrivare e non avevo intenzione di lasciarglielo fare.
- In cambio di una bella chiacchierata con te - riprese lui, come se non avessi proferito parola. - La tua ragazza mi ha offerto un... -
- Marshall! - ripetei io, con tono piu' alto.
Lui mi fisso' un momento e nei suoi occhi notai una scintilla di consapevolezza, che pero' spari' un attimo dopo. - ... Un bacio. -
Sputo' fuori lui, lanciando le parole direttamente contro la mia faccia. Trattenni il fiato.
Marshall, soddisfatto, sposto' lo sguardo su Francesco. Io decisi di non incrociare il suo sguardo, ma sapevo che era infuriato da come respirava velocemente.
- E' vero? - chiese Francesco, rivolgendosi a me. Quando intui' che non gli avrei risposto, ripete' la domanda in tono accusatorio.
Dovetti incrociare il suo sguardo, piu' spaventata da lui che da Marshall.
I suoi occhi scintillavano di rabbia e sorpresa e mi sforzai di mantenere il contatto visivo.
- Audrey! - abbaio' lui alla fine.
Io saltai. - E' vero. - confessai alla fine.
Lui fece un passo indietro, poggiandosi una mano sul cuore, come se lo avessi appena colpito.
- Perche'? - sussurro'.
Mi strinsi nelle spalle. - Sapevo che era l'unico modo per farvi parlare. -
- E pensavi che io avrei accettato qualcosa del genere? - chiese lui con tono evidentemente accusatorio.
Deglutii. - Speravo fossi meno bambino di cosi'. -
Lui scosse la testa, esasperato. - Okay. La questione finisce qui. Ti riaccompagno a casa. -
Sentii le lacrime premermi contro gli occhi. - Per favore, Francesco. Sai che non e' colpa mia. L'ho fatto per te. -
Lui scoppio' a ridere amaramente. - Per me? Certo, per me. -
- Io... - iniziai a giustificarmi, ma lui mi fulmino' con lo sguardo. Mi fisso' a lungo.
- Pensavo fossi migliore di cosi'. - commento' lui, con tono quasi stanco.
Poi si volto' verso Marshall, gli tiro' un pugno sul naso e lo lascio li', seduto sul marciapiede del ponte, semi incosciente.
Poi si avvio' verso la macchina con lunghe falcate e piu' di una volta dovetti correre per stargli dietro.
Quando alla fine arrivammo alla sua macchina, apri' la portiera, mi fece salire e la richiuse violentemente.
Aprrofittai del momento per mandare un messaggio a Raoul.
"Marshall e' a ponte Milvio. Lui e Francesco si sono scontrati. Potresti andare a prenderlo? E' ubriaco."
Bloccai lo schermo e Francesco sali' al posto del guidatore.
Nessuno dei pue proferi' parola per piu' di meta' del viaggio.
Alla fine decisi che era arrivato il momento di mettere in luce alcuni fatti.
- Devi sapere che non ha reclamato il suo prezzo. - gli dissi, spezzando quel silenzio assordante.
Lui emise un verso basso. - Non voglio sapere cosa avete e non avete fatto. -
- Lasciami parlare! - lui mi guardo' un momento e poi annui'. Deglutii. - Non voglio che tu pensi che l'ho fatto perche' volevo che mi baciasse. -
Anche se la peima volta e' stato meraviglioso, aggiunse una voce nella mia testa, ma decisi intelligentemente di non darle retta.
- L'ho fatto perche'... perche' la sorella di Noemi mi ha detto che tu e Marshall eravate migliori amici fino a quando le cose non sono cambiate. -
- Non eravamo migliori amici. - mi corresse lui con tono amaro. - Eravamo fratelli. -
Lo guardai. - Perche' non me l'hai mai detto? Insomma, il giorno della festa ero con lui. -
- Pensavo che ti fosse venuto dietro solo perche' eri ubriaca. - confesso' lui. - Ma quando poi ho capito che vi conoscevate ho deciso che sarebbe stato meglio separare le due cose. -
- Ma non mi hai fatta partecipe della tua decisione. - lo acccusai io.
Lui sospiro'. - Ci tengo a te, Audrey. Ma non posso condividerti con lui. -
- Non mi devi condividere! - quasi urlai. Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto.
Francesco spense l'auto e mi resi conto in quel momento che eravamo arrivati al portone di casa mia.
Aspetto' un momento prima di girarsi verso di me, ma quando lo fece sentii il mio cuore sciogliersi.
Mi poso' una mano sulla guancia e la mia pelle si coloro' subito di rosso, bruciando a contatto con il palmo della sua mano.
- Mi piaci, Audrey. - inizio' lui, dolcemente. - Dio, se mi piaci. Ma non posso continuare cosi'. Penso che tu debba pensare a cosa vuoi. -
- Io so cosa voglio. - risposi con un singhiozzo.
Lui mi asciugo' una lacrima con il pollice. - Allora la scelta non dovrebbe essere difficile. Ma sappiamo entrambi che in cio' che hai detto c'e' solo una verita' parziale. -
Non ribattei: lui sapeva. O per lo meno lo aveva intuito.
Mi sorrise dolcemente. - Hey, va tutto bene. Penso solo che tu abbia bisogno di un po' di tempo per pensare, tutto qui. -
- Eppure quando eravamo su quel ponte ho pensato per un attimo che mi avresti colpita. - confessai.
Lui si congelo' sul sedile, rimanendo perfettamebte immobile e fissandomi come se avesse appena visto qualcosa di davvero brutto.
- Non farei mai qualcosa del genere! - rispose lui, riprendendo il contatto visivo con me. - Audrey, questo lo devi sapere. Non alzarei mai un dito contro di te. -
Mi resi conto solo in quel momento che stavo trattenendo il fiato. Ricominciai a respirare. - Mi dispiace... -
- Non devi scusarti di niente. - disse lui.
Scoppiai a piangere, questa volta davvero. Lui si sporse e mi abbraccio' forte. Seppellii la testa nell'incavo del suo collo e respirai il suo profumo: menta e vaniglia.
Alla fine mi guardo'. - Okay, prenditi un po' di tempo per te. Ci vediamo in giro, okay? -
Annuii. Lui mi aiuto' a scendere dalla macchina e parti' poco dopo.
Io entrai in casa, cercando di non svegliare Tay. Andai in camera e iniziai a cambiarmi, quando la voce di Tay mi colse di sorpresa.
- Dio, Tay! - esclamai. - Mi hai spaventata! -
Lui mugugno'. - Anziche' ringraziarmi che ti ho aspettato sveglio, mi stai rimproverando? -
Scrollai le spalle, infilando i pantaloni del pigiama. - Tanto non ti saresti perso nulla. -
Lui si alzo' a sedere sul letto, accedendo la lampada sul suo comodino. - Che intendi con niente? -
- Intendo niente di speciale. - risposi io, iniziando a lavarmi i denti.
Lui attese che tornassi in camera per sottopormi all'interrogatorio.
- Che diamine e' successo? - chiese lui.
Io mi infilai nel letto. - Francesco ha tirato un pugno a Marshall. -
Lui mi fu subito accanto con un balzo. - Ha fatto... cosa? - la sua voce si alzo' di un'ottava. - Marshall... che? Che ci faceva lui li'? -
- Non ne ho la piu' pallida idea. - risposi io. - So solo che ce lo siamo ritrovati davanti completamente andato. -
- Andato come... impazzito? - chiese lui, con le sopracciglia alzate.
Scossi la testa. - Andato come ubriaco. Seriamente, completamente ubriaco. Forse era un po' impazzito... -
- Io lo ammazzo quel ragazzo. - affermo' Tay infuriato.
In quel momento lessi il messaggio di Roul. - Non ce ne sara' bisogno. Penso che Raoul lo fara' per te. -
- Che ti ha scritto? -
Rilessi il messaggio nella mia mente. - Ti dico solo che ci sono dieci parole, sei delle quali sono parolacce e imprecazioni. -
Lui emise un fischio basso. - Vorrei davvero essere li' in quel momento per vedere Raoul prenderlo a calci nel sedere. Mi dispiace che ti abbia rovinato l'appuntamento. Per il resto? -
Le parole mi uscirono di bocca senza che potessi fare nulla pee trattenermi. - Francesco e io ci siamo presi una pausa. Una di quelle stupide cose che fanno le persone quando qualcosa non va, ma non vogliono tagliare i ponti completamente. -
- Vi siete lasciati? - chiese lui, visibilmente stordito.
- Momentaneamente. Ha detto che avevo bisogno di una pausa per ponderare. -
- Ragazzi etero. - commento' lui con tono schifato. - Dovrebbero imparare a comportarsi come veri uomini una volta ogni tanto. -
Sorrisi: Tay sapeva sempre come tirarmi su il morale.
- Aspetta qui. - disse lui, prima di sparire dalla camera.
Lo sentii trafficare con qualcosa, poi torno' in camera con una scodella piena di gelato al cioccolato.
Mi passo' un cucchiaio e brindo' alla "stupidita' del genere maschile etero".
Poi ci gettammo sul gelato e in quel momento mi sentii la persona piu' felice sulla faccia della terra.

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Angolo autrice:
Queato e' un capitolo abbastanza corto, ma non ho avuto tempo per scrivere questi due giorni.
Ho un'idea fenomenale per il prossimo capitolo, quindi tenetevi pronti!

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