Capitolo 28

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Marshall mi guardò soddisfatto, notando la mia espressione stupita nel vedere le varie colonne allineate in quel modo strategico. – È impressionante, vero? L'architetto di San Pietro è il Bernini, lo stesso uomo che ha scolpito la fontana che hai visto qualche giorno fa. Ti ricordi? –

Io annuii. – È fantastico. Quell'uomo era davvero un genio. –

Lui incrociò le braccia, soddisfatto. Lo guardai di sottecchi. – Come sai tutte queste cose? Insomma, sembri molto un... ragazzaccio, scusa per l'offesa. –

Marshall alzò le spalle, incurante. – Niente offesa. So bene cosa ho costruito intorno a me e so anche che la gente tende a pensare male di me. Sinceramente, potrei dire che è quello che mi aspetto: il ruolo del ragazzo tutto d'un pezzo mi riesce bene. Da quando mi sono trasferito a Roma ho capito che fare la parte del cattivo ti rende migliore agli occhi degli altri. –

Lo guardai sbigottita. – Perché ti interessa così tanto l'opinione degli altri? –

– Perché, vivendo qui, ho imparato a farmi apprezzare dai miei coetanei solo in questo modo. E sinceramente mi sta bene. Del resto, dato che gli altri mi considerano un "ragazzo cattivo", alla fine me ne sono convinto anche io. –

Corrucciai lo sguardo e lui scoppiò a ridere. – Va bene, maestra di vita! Ammetto che probabilmente è un comportamento da vigliacco, ma è l'unico modo che ho trovato per farmi accettare a scuola. Ora sto bene così: ho un sacco di amici, la gente a scuola vorrebbe essere come me... –

– Hai anche la ragazza, giusto? – chiesi involontariamente.

Lui non mi guardò e pensai che non mi avrebbe risposto. Alla fine si avvicinò al colonnato e si sedette all'ombra di una colonna imponente.

– Perché ti interessa l'argomento? – chiese, sfidandomi con lo sguardo.

Io mantenni il contatto visivo. È vero: non ci parlavamo più da diversi anni, ma io l'avevo visto crescere e, per quanto potesse dire, sapevo che fin da piccolo usava l'attacco come forma di difesa.

Mi sedetti accanto a lui, allungando le gambe davanti a me. – È passato tanto tempo dall'ultima volta che abbiamo parlato come veri amici, quindi volevo... cercare di capirti meglio, tutto qui. Del resto, sei stato tu a dirmi che volevi ricucire il nostro rapporto, no? –

Mi guardò intensamente per qualche secondo, poi fissò la piazza davanti a noi. – Tu e la tua abilità retorica... – borbottò sottovoce. Alla fine scrollò le spalle e mi raccontò comunque qualcosa. – All'inizio del primo anno di liceo mi ritrovai in classe con questa ragazza, Alice. L'ho considerata bella fin dal primo momento: occhi grigi e capelli rosso scuro, che, devo ammettere, le donano molto. Entro la prima settimana di scuola mi ero già fatto riconoscere come un "maschio alfa", così ci avevano definito i professori. –

Sorrise per un momento. Poi mi guardò. I suoi occhi verdi si incatenarono come i miei. – Era la prima persona di cui mi innamorai dopo... essere tornato dall'America. –

Fece una pausa e pensai che non avrebbe aggiunto altro. Alla fine parlò di nuovo. – Le chiesi di uscire con me durante le vacanze estive e siamo stati insieme fino alla fine di quest'anno scolastico. Durante questa estate mi sono comportato da vero cretino: ho preferito passare le giornate a giocare a calcio con i miei amici e a prendere parte a feste in cui mi sono solo ubriacato. E ora ne pago le conseguenze. –

Alzò le spalle, fintamente incurante di come si era evoluta la faccenda. Poi riprese a guardare il cielo, poggiandosi con la schiena contro una colonna di marmo. Mi ritrovai a pensare per la seconda volta in pochi giorni che era diventato davvero un bel ragazzo: aveva poggiato il polso sulla gamba piegata e aveva steso l'altra gamba. Così sembrava un modello, pronto a farsi fotografare per il suo nuovo calendario. Una vocina in fondo alla mia testa mi disse che, se Marshall avesse posato per un calendario, sarei stata ben felice di comprarne uno.

Mi riscossi di scatto dai miei pensieri e cercai di proiettare la mia attenzione su qualcos'altro, ma mi rimaneva difficile, per qualche strano motivo, non pensare a ciò che mi aveva appena detto.

Fortunatamente fu Marshall a rompere il silenzio poco dopo. Mi sorrise, si alzò con grazia e mi porse una mano per aiutarmi, che io accettai volentieri. Poi ci sistemammo alla fine della lunga fila per entrare nella basilica. Mentre aspettavamo il nostro turno, parlammo principalmente di Roma e di quanto fosse meravigliosa.

Quando alla fine entrammo nella cattedrale, Marshall continuò a spiegarmi moltissime cose davvero interessanti su quel luogo, sulla sua storia e su come era stato progettato, costruito e affrescato. Purtroppo ricordo poco di tutto ciò che mi ha spiegato, dato che, per colpa dei suoi muscoli che guizzavano a ogni movimento, spesso mi ero ritrovata rapita dai suoi bicipiti più che da ciò che stava indicando.

Speraisolamente che non se ne accorgesse.

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Spazio d'autore

Ciao a tutti! Approfitto di questo momento per ringraziare tutti voi che leggete, seguite e/o commentate la mia storia. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, quindi lasciate un commento! Comunque... questa settimana non potrò pubblicare perché sarò in giro per l'Europa, lontana centinaia di chilometri dal mio amato computer, quindi... ci vediamo tra otto giorni! A presto :)

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