Il giorno successivo mi svegliai decisamente contenta, finche' non ricordai tutto cio' che era accaduto la sera precedente. Sentii un profumino delizioso provenire dalla cucina, quindi mi alzai dal letto, riluttante, e mi avviai nella camera accanto, dove Tay stava cucinando pancakes con panna e fragole, nel suo indecente grembiule da cuoco.
- Buongiorno, raggio di sole. - mi saluto' lui, mettendo un pancake su un piatto gia' pieno. - Come sta la migliore donna del pianeta? -
Mugugnai in risposta e lui alzo' gli occhi al cielo. - Ti ringrazio, le tue risposte sono sempre cosi'... esaurienti. -
Sbuffai. - Bene. -
Mi fisso' per un momento. - Bene? Davvero, tutto qui? Io ti ho appena accolto in cucina come se fossi una regina e tu che fai? Rispondi bene, un semplice, inutile, piatto bene. -
Feci finta di sorridere e presi il piatto pieno di pancake e mi sedetti sul tavolo, addentando la mia squisita colazione.
Lui mi fisso' con un sopracciglio alzato.
- Che c'e'? - chiesi io, con la bocca piena di cibo.
Lui spense il fornello e si sedette con grazia accanto a me, facendo un piccolo salto per sedersi direttamente accanto a me.
- Non pensi di dovermi raccontare qualcosa? - chiese lui, slacciandosi il suo assurdo grembiule.
Quando vide che stavo nascondendo la faccia dietro una forchettata di pancakes, mi tolse il piatto dalle mani.
- Ehi! - lo rimproverai io. - Quella e' la mia colazione! -
Lui ne stacco' un pezzo con due dita, tenendo il mignolo rigorosamente alzato, e se lo porto' alla bocca. - Lo so, sono un ottimo cuoco. Ma non riavrai il tuo piatto indietro se non mi racconti che e' successo. -
Lo fissai a braccia incrociate, ma lui non cambio' la sua espressione: entrambi sapevamo bene che non c'era modo migliore di farsi raccontare qualcosa dell'usare pancakes appena cotti.
- D'accordo. - dissi alla fine, fissando la mia colazione con l'acquolina in bocca. - Ho promesso a Marshall che lo avrei baciato se avesse parlato con Francesco per un momento. -
- Queste cose me le hai gia' dette. - ribatte' lui, frustrato. - Cio' che non mi hai detto e' un piccolo, minuscolo particolare... Come diavolo sei arrivata a fare qualcosa del genere?! -
Sfruttai quel momento di panico per riprendere la mia colazione. Poi decisi che sarebbe stato meglio raccontargli tutto, o avrebbe avuto uno dei suoi mini attacchi di panico per colpa mia.
- Io e Marshall siamo diventati buoni amici nell'ultimo periodo. - iniziai io, giocherellando con le poche fragole che erano rimaste sul piatto. - Ho scoperto cose su di lui che non avrei mai pensato. E' cambiato, Tay. E forse me lo sarei dovuto aspettare, visto che sono passati quasi dieci anni dall'ultima volta che l'ho visto. -
- Posso capire che sei felice perche' pensavi di non rivederlo mai piu', ma cio' non cambia il fatto che l'hai baciato. - disse lui, sputando tutto il suo disgusto sull'ultima parola.
Lo fissai a bocca aperta. - Non l'ho baciato! Tay, sai che te l'avrei raccontato! -
- Lo spero. - sussurro' lui, con un accenno di sorriso sulle labbra. - Insomma, nessuno sarebbe cosi' stupido da farsi scappare un manzo del genere e non andare in giro a spifferarlo ai quattro venti. -
Spalancai la bocca. - Taylor Manfredi! Sei serio?! -
Lui scrollo' le spalle, bevendo un lungo sorso di succo per cercare di nascondere una risata.
- Mi sa proprio che Marshall ti piace... - risposi io con un mezzo sorriso.
Lui si fece andare di traverso il succo. - Scherzi, vero? Dio, preferirei indossare un paio di scarpe da ginnastica per un giorno intero piuttosto che pensare a lui in quel modo. Bleah, che schifo. Mi hai fatto appena passare la voglia di mangiare. Grazie tante, raggio di sole. -
Fu il mio momento di sorridere. - Non c'e' di che. Almeno posso godermi il resto della mia colazione in santa pace. -
Addentai di nuovo i miei pancakes, lanciando ogni tanto un'occhiata al mio migliore amico, che continuava a borbottare qualche insulto contro le migliori amiche insolenti.
Alla fine, piena come un uovo, posai il mio piatto nel lavandino e mi andai a sdraiare sul divano in salone. Tay mi fu subito accanto: si sedette all'altezza dei miei piedi, mi prese le gambe e se le poggio' sulle sue, iniziando a massaggiarmi i piedi.
Chiusi gli occhi e mi godetti il momento: Tay era un ottimo massaggiatore.
- Qualcuno che non ti conosce potrebbe scambiarti per un gatto. - scherzo' lui, riferendomi ai piccoli suoni di piacere che stavo emettendo.
- Non e' colpa mia se sai sempre come farmi sentire meglio. - ribattei senza aprire gli occhi.
Rimanemmo in silenzio per un po', poi lui riporto' l'attenzione sull'argomento che avevo cercato di evitare per un intero mese. - Allora, che sta succedendo tra te, Marshall e Francesco? -
Soffocai un singhiozzo. Non avevo una risposta, anche perche' neanche io sapevo con certezza cosa stava succedendo.
- Francesco mi piace davvero. - risposi alla fine, parlando quasi con me stessa. - E' un ragazzo gentile, premuroso, carino. E non farebbe mai nulla per ferirmi. E dall'altra parte c'e' Marshall. Lui e'... non lo so... -
Tay mi venne ad abbracciare, soccorrendomi come faceva sempre in momenti del genere. - Anche lui ti piace, ma ancora non riesci a capire se cerchi qualcuno di premuroso e dolce come Francesco, o un ragazzo impulsivo e violento come Marshall. -
Alzai la testa per guardarlo negli occhi. - Marshall non e' violento. -
Lui alzo' un sopracciglio, scettico. - E che mi dici della partita di calcio? -
- E stata piu' di una settimana fa'! - ribattei.
Lui sorrise. - Penso di sapere cosa sta succedendo qui. -
Sbuffai. - Allora dimmelo, per favore. Perche' io non ne ho la piu' pallida idea. -
Lui non rispose, ma mi abbraccio' ancora piu' stretta. - Lo capirai da sola, non dubitarne. -
Mugugnai in risposta, ma non aggiunsi altro. Mi fidavo di Tay e sapevo con certezza che prima o poi avrei capito cosa stava succedendo. O almeno lo speravo.Il giorno seguente, a scuola, tutto ando' bene: i miei voti erano davvero buoni per una come me che veniva dall'America e i professori erano sofdisfatti del mio duro lavoro.
Ma io avevo in mente solo una cosa: la partita di calcio. Quel venerdi' io e la mia squadra avremmo giocato la prima partita contro una squadra abbastanza scarsa. Il problema era che le ragazze nella mia classe erano piu' che scarse.
Il pomeriggio decidemmo di fermarci in uno dei campi da calcetto che si trovavano relativamente vicino alla scuola per fare pratica.
Prima di quel momento avevamo giocato altre tre volte e dovetti ammettere che stavamo facendo qualche progresso. Insomma, andare dal "tutti hanno paura di prendere la palla" al "qualcuno calcia la palla" per me era un ottimo risultato, ma la strada era ancora lunga.
Ci allenammo a lungo, quasi finche' il sole calo'. Alla fine, stanche e sudate, decidemmo che ci saremmo viste il giorno successivo.
Tornai a casa piu' stanca che mai e mi buttai sul letto. Presi il telefono e notai che Francesco mi aveva scritto.
" Ciao, bellissima! Come stanno andando gli allenamenti?"
Sbuffai al telefono. " Non troppo bene. Alcune ragazze nemmeno si impegnano per prendere la palla!"
Lui mi mando' una risata lunga un intero messaggio. "Conosco la maggior parte di loro e posso immaginare la scena."
"Non e' divertente." Ribattei io, senza arrabbiarmi davvero.
"Effettivamente non lo e', ma e' proprio questo che lo rende divertente."
Aggrottai le sopracciglia. "Non ti seguo."
"Non fa niente. Umorismo italiano. Allora, ti serve una mano domani per allenare la tua squadra di pecoroni?"
Scoppiai a ridere. "Ti ringrazio, ma penso di potercela fare."
"Okay, come vuoi. Ricordati che sono sempre qui se ti serve qualcosa."
Tay rientro' in quel momento a casa e mi fisso' per un attimo. - Stai sorridendo al telefono. Devo preoccuparmi? -
Scossi la testa, senza smettere di sorridere. - No, tranquillo. E' Francesco. -
- Hullallallalla! - urlo' lui, saltellando per la stanza. - Stiamo facendo progressi, eh? -
Alzai gli occhi al cielo e scoppiai a ridere. Lui mi salto' addosso e mi inizio' a fare il solletico.
Alla fine feci cadere il telefono a terra e Tay lo prese al volo, iniziando a leggere ad alta voce messaggi che non avevo mai mandato.
- Amore mio, mi manchi! - inizio' lui, con il suo tono da attore. - Non posso vivere senza di te, il tuo sorriso illumina le mie giornate! -
Gli tolsi il telefono dalle mani. - O mio Dio, Taylor. Smettila! -
Lui rise, mi spinse giu' dal divano e si sdraio' al mio posto, incrociando le mani dietro la nuca. - Sono troppo al top per questo mondo. Lo so, lo so... -
Scossi la testa, sospirando. - Sei pessimo. -
Lui si sporse per darmi un bacio sulla fronte. - Oggi mi sei mancata, raggio di sole. Non ti ho vista per tutto il giorno! -
Annuii, perdonandolo per avermi fatta cadere dal divano. - Mi sei mancato anche tu. Ma possiamo rimediare con qualche nuova puntata di The vampire diaries... -
Sapevo come farlo felice. Lui salto' in piedi contento e si allungo' per prendere il telecomando e accendere la tv.
- Ti ho mai detto che sei la migliore? - chiese lui.
Io mi fiondai sul divano e gli rubai il posto. - Mi sembra di aver sentito qualcosa del genere... -
Lui sorrise e si sedette accanto a me. E in quel momento non avrei potuto chiedere di meglio.-----------------------------------------------------------
Angolo autrice:
Sto pubblicando per la prima volta in vita mia in tempo! Beh, forse no, visto che non pubblicavo da un bel po'...
Ma adesso avete un nuovo capitolo! E' solo un capitolo di passaggio, visto che tra poco i guai si faranno sentire. Ma volevo scrivere un capitolo basato sulla forza dell'amicizia: mi sono innamorata dell'amicizia tra Tay e Audrey, anche se l'ho creata io stessa. Con questo capitolo voglio solo ringraziare tutte quelle persone che mi sono sempre accanto e che mi fanno sentire speciale anche quando niente sembra andare per il verso giusto.
Grazie mille a tutti voi che continuate a leggere questa storia! Vi adoro, siete tutti meravigliosi!
Ultima cosa: pronti per continuare a leggere questa storia scoppiettante?
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Just friends
Teen FictionAudrey è una ragazza con un passato difficile: da piccola è stata abbandonata da suo padre e dal suo migliore amico, situazione che l'ha costretta a costruire intorno a sé un muro di sfiducia e incertezza e che pian piano l'ha spinta nel baratro del...