Capitolo 34

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Alla mia richiesta di fermare la macchina, Raoul inchiodò e io finii addosso a Marshall, con la faccia a pochi centimetri dai suoi pantaloni. Alzai di scatto la testa, portai in avanti le gambe e, tra i gemiti di Marshall e le mie gomitate, riuscii a uscire dall'auto, scendendo dal posto accanto al guidatore.

Mentre sentivo Marshall inveire contro di me per il dolore, mi avvicinai verso l'oggetto che aveva attirato la mia attenzione: era un carretto di un venditore ambulante che vendeva palloncini di tutte le forme e i colori. Sentii Marshall chiamarmi, ma non gli diedi retta.

Mi avvicinai al signore e lo salutai con un sorriso. – Salve, buon uomo. – strascicai. – Vorrei... uhm... due palloncini! –

Accompagnai la mia richiesta con un gesto della mano e lui, forse un po' intimorito, mi chiese di scegliere. Presi due unicorni, uno rosa e uno blu. Erano meravigliosi e sentii subito un senso di affetto circolarmi nel corpo. Forse era solo l'alcool, ma sapevo che, anche se li conoscevo da poco, adoravo quei due piccoli animaletti.

Allungai una banconota da cinque euro al venditore e gli dissi di tenere il resto. Lui si allontanò con il carretto, mentre io, seduta sul marciapiede, cercavo due nomi per i miei nuovi amici.

– Uhm, vediamo un po'... – riflettei a lungo, poi mi arrivò l'illuminazione. – Okay, got it! You are Unique and you are Korn! Oh my Gosh, you are beautiful!

Ero davvero felice: avevo finalmente trovato due amici che non mi avrebbero mai abbandonato. Iniziai a saltellare sul posto, componendo una canzone in stile "I'm a unicorn", con tanto di balletto improvvisato. Mi fermai solo per qualche istante per sposare Unique e Korn, che mi avevano scelto come damigella d'onore.

Quando poi ripresi a cantare, Marshall scese dalla macchina e mi si avvicinò lentamente, come un poliziotto si avvicina a un pazzo omicida.

– Audrey. – mi sussurrò lui, avvicinandosi ancora. – È tardi. Non pensi che dovremmo tornare a casa? –

Io ci pensai un momento, poi scossi la testa con convinzione, roteando su me stessa e ridendo. – No! Unique e Korn si sono appena sposati! Vieni a festeggiare con me! –

Marshall si oppose di nuovo. – Okay, ora ti riporto a casa. Stai svegliando tutto il quartiere... –

Ora Marshall era davvero vicino. Mi misi a correre, cercando di non farmi prendere. Lui mi rincorse, ma io mi nascosi dietro la macchina di Raoul, avanzando verso destra o verso sinistra per evitare di essere catturata.

– La mia macchina! – urlò Raoul in un moto di rabbia. – Porca miseria, Marshall, se Audrey mi graffia la mia piccolina giuro che ti uccido! –

Marshall gli lanciò un'occhiata, poi riprese a seguirmi. –Audrey, per favore, vieni qui! –

Io continuai a correre, tenendo ben stretti i fili di Unique e Korn.

– Forza, Marshall! – lo incitò ancora Raoul con una punta di impazienza. – Tra poco qualcuno scenderà con un bastone per picchiarci! Sta facendo un casino tremendo! –

Marshall sembrò riprendere la sua energia: scattò da un lato e mi sfiorò un braccio. Io, per scappare, quasi inciampai. Riuscii a mantenere l'equilibrio solo mettendo una mano a terra. In quel momento Korn sfuggì dalla mia presa.

Fu come se il tempo si fosse fermato, riavvolto come una cassetta. Korn se n'era andato, lasciando la sua cara moglie da sola. Forse un giorno Unique l'avrebbe perdonato, ma io no: eravamo diventati amici, ormai.

Scoppiai a piangere e Marshall mi fu subito vicino, mostrando la sua faccia più imbarazzata.

– Korn se n'è andato! – spiegai tra i singhiozzi. – Lui... Lui si era appena sposato e ora è scappato! Questo è ciò che fanno tutti gli uomini della mia vita: io mi fido di loro e poi loro si dileguano. Non è giusto! –

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