– Io scendo alla prossima fermata. – informai Francesco controvoglia. Lui si ero offerto di farmi compagnia mentre eravamo sulla metropolitana. Mi aveva raccontato diverse cose su di lui, dal fatto che adorava al calcio e idolatrava la Roma, al fatto che in realtà aveva una macchina ma non la usava per andare a scuola: era molto più semplice e veloce prendere la metropolitana.
– Un giorno ti faccio conoscere la mia piccolina. – mi promise lui, riferendosi alla sua macchina.
Alzai gli occhi al cielo. – Magari in circostanze diverse rispetto all'ultima volta, visto che per poco non mi investivi con la tua piccolina. –
Lui camuffò una risata con un colpo di tosse. – Ehi, eri in mezzo alla strada! Non è stata colpa mia. –
Scossi la testa e lui mi diede un buffetto sulla gamba. – Vorrà dire che la prossima volta mi tocca portarti a mangiare da qualche parte per farmi perdonare. Conosco un posto fantastico a poche fermate di metro dalla scuola in cui puoi trovare la pizza più buona di tutta Roma. –
Sorrisi. – Certo, perché no? –
Lui mi sorrise a sua volta. Era sul punto di dire qualcosa, quando le porte si aprirono.
– Ora devo andare. – dissi. – A presto, allora. –
– A presto! – mi fece un cenno con la mano. Scesi dal vagone e i suoi occhi rimasero incatenati ai miei finché non riuscii più a vederlo. Attesi che la metropolitana sparisse oltre una curva e poi mi incamminai verso casa, fermandomi prima al supermercato per comprare del pane fresco.
– Sono a casa! – urlai a nessuno in particolare, mentre entravo nel mio appartamento e lanciavo lo zaino a qualche metro da me.
Tay mi venne incontro saltellando e mi abbracciò. Quando si staccò, notai che indossava un grembiule da cuoco con la foto di alcuni addominali perfettamente scolpiti. Lo fissai con un sopracciglio inarcato e lui mi guardò con un sorriso furbo.
– Ti piace? – fece una piroetta per mostrarmi meglio il suo nuovo acquisto, che per fortuna era stampato solo sulla parte anteriore. – L'ho comprato a una bancarella a due euro. –
Alzai gli occhi al cielo e mi buttai sul divano, improvvisamente esausta. Lui si tolse il grembiule e, dopo averlo piegato con cura e riporto delicatamente su una sedia, mi raggiunse e si sedette compostamente accanto a me.
– Allora, come è andato questo primo giorno di scuola? – mi chiese accavallando le gambe.
– Bene. – risposi vagamente.
Lui cambiò gamba con un movimento veloce. – Bene? Tutto qui? È stato il tuo primo giorno in una scuola italiana e bene è tutto ciò che hai da dire? –
Trattenni una risata nel sentire il suo tono farsi sempre più acuto mentre parlava. Poi lo guardai male e lui mi fissò con un sopracciglio alzato. Ci guardammo per qualche secondo, poi scoppiai a ridere.
– È davvero ingiusto che vinci sempre tu. – lo rimproverai con un falso tono di accusa.
Lui scrollò le spalle. – Sono un ottimo attore, lo sai. Ma ora... racconta. –
Aspettai qualche momento, giusto il tempo di lasciarlo sulle spine. Si portò alla bocca l'unghia curata del mignolo, poi si rese conto di quello che stava facendo e incrociò le braccia al petto per resistere alla tentazione.
Sorrisi. – D'accordo. Fammi pensare... Ho conosciuto qualche persona, oggi. Sapevi che non posso scegliere le mie classi? –
Lui mi guardò sbalordito. – Davvero? –
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Just friends
Teen FictionAudrey è una ragazza con un passato difficile: da piccola è stata abbandonata da suo padre e dal suo migliore amico, situazione che l'ha costretta a costruire intorno a sé un muro di sfiducia e incertezza e che pian piano l'ha spinta nel baratro del...