Capitolo 68

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- Che ci fai tu qui? - chiese Francesco con una voce davvero bassa.
Marshall si stacco' dalla porta e si avvicino' a noi minacciosamente, mentenendo le braccia incrociate.
- Stavo vedendo un film con un'amica. - rispose lui, senza smettere di sorridere. - So che per te il concetto di amicizia non esiste, ma ci sono persone che ci tengono alle proprie amicizie. -
- Oh, ma per favore. - Francesco scoppio' a ridere. - E' cosi' che tratti le amicizie? Prendendole a pugni davanti al portone della scuola? -
Poi si rivolse a me. - Dovresti fare piu' attenzione alle amicizie che ti scegli. -
Marshall gli si avvicino' minacciosamente. - Ti ricordo che sei stato tu a iniziare tutto questo. -
- Okay, basta cosi'. - mi intromisi io, mettendomi in mezzo tra i due. - Marshall, torna a sederti al tuo posto. -
Marshall fece una smorfia, ma dopo un primo momento di tensione in cui pensavo che gli sarebbe saltato addosso, si ando' a sedere di nuovo sul divano, dicendo qualcosa a Filippo.
Presi Francesco per un gomito e lo invitai ad allontanarci il piu' possibile dai miei due ospiti.
Lui apri' la bocca per parlare, ma io gli poggiai un dito sulle labbra.
- Possiamo parlarne dopo, per favore? - gli chiesi.
Lui annui', anche se non sembrava troppo convinto.
- Ti va di rimanere? - chiesi ancora, e lui mi fisso' con occhi sgranati. - Oh, andiamo. Puoi saderti accanto a me, dall'altra parte del divano. Per favore? -
Lui sbuffo', evidentemente frustrato. - E' ingiusto che usi la tua faccia da cucciolo bastonato per ottenere cio' che vuoi. -
Gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia prima di dirigermi in cucina e prendere i popcorn.
Quando tornai in salone, la scena mi fece quasi scoppiare a ridere: il mio divano aveva tre posti e Francesco e Marshall ne occupavano mezzo ciascuno. Marshall era seduto praticamente in braccio al piccolo Filippo, mentre Francesco stava quasi abbracciando il bracciolo del divano dalla parte opposta.
Mi sedetti esattamente al centro, in mezzo ai due ragazzi che non smettevano di lanciarsi occhiatacce.
Riprendemmo a vedere il film e per la prima mezz'ora sembro' che la possibilita' di una guerra civile fosse ormai lontana.
Ma quando Francesco poso' una mano sul mio ginocchio, sentii Marshall irrigidirsi accanto a me. Con la scusa di prendere una manciata di popcorn, Marshall gli diede una schicchera sulla mano e Francesco ritiro' il braccio con un gesto veloce ed emise un verso minaccioso.
Io fissai Marshall senza dire nulla e lui scrollo' le spalle, come se non avesse fatto niente.
Trascorse un'altra mezz'ora e Marshall si stiracchio', posando poi un braccio dietro la mia testa.
Sentii i battiti del mio cuore accelerare all'impazzata, anche se mi stava semplicemente sfiorando i capelli.
Chiusi gli occhi solo per un momento, rendendomi conto di quanto sembrasse naturale quel gesto per me. Mi ricordava di quando ero piccola e Marshall e io trascorrevamo nottate intere a fissare le stelle.
Marshall era sempre stato un appassionato di astronomia e aveva imparato i nomi di tutte le costellazioni. Di solito ci sdraiavamo sul prato dietro casa mia, io appoggiavo la testa sul suo braccio e osservavo rapita la mano di Marshall che mi indicava le varie costellazioni.
Riaprii gli occhi e nel mio campo visivo notai Marshall sorridere impercettibilmente, come se si fosse ricordato anche lui di quel tempo.
Alla fine Francesco gli tiro' un paio di peli sul braccio e Marshall si ritiro', massaggiandosi la zona colpita e fissando Francesco con odio.
Il resto del film fu pieno di occhiatacce, ma nessuno dei due si azzardo' a stuzzicare l'altro.
Quando i titoli di coda presero il posto delle scene d'azione, Filippo salto' in piedi.
- E' stato il film piu fantastico di sempre! - decreto' lui, eccitato. - Grazie mille, Audrey. -
Mi alzai dal divano e lui mi abbraccio' di slancio.
Dopo un primo momento in cui rimasi con la bocca aperta e le braccia in alto, sorrisi e ricambiai l'abbraccio.
- Figurati. - risposi io. - Dobbiamo rifarlo, giusto? -
Lui annui' soddisfatto e mi guardo' con sguardo complice. - Magari la prossima volta evitiamo i maggiorenni, che ne pensi? -
Io scambiai un'occhiata con i due ragazzi. - Non... ehm... Io... -
- Stavo solo dicendo. - rispose lui con quell'odioso sorrisetto che mio padre usava quando sapeva di avere ragione.
Marshall si alzo' dal divano e gli poso una mano sulla spalla. - E' ora di tornare a casa, piccolo imprenditore. -
Lui annui', anche se non sembrava troppo convinto. - A presto, Audrey. -
Li accompagnai alla porta e, prima di uscire, Marshall mi lascio' un bacio sulla guancia che mi provoco' un brivido lungo la schiena.
- E stato bello passare la mattinata con te. - sussurro' lui sensualmente, a pochi centimetri dal mio orecchio.
Se ne ando' senza aggiungere altro e si richiuse la porta alle spalle.
Aspettai un momento prima di guardare Francesco negli occhi.
- Lo so. - iniziai io. - Puo' sembrare una situazione strana... -
- Strana? - ripete' lui, ridendo senza felicita'. - Strana, dici? Io direi... incredibile. -
- Quello e' il figlio di mio padre. - mi difesi io. - E Marshall we l'unico con cui quel bambino passa del tempo al di fuori della scuola. -
- Non volevo parlare del bambino. - ribatte' lui, sputando fuori la frase come se avessi detto la cosa piu' stupida al mondo.
- E allora qual e' il tuo problema? - chiesi io, iniziando a scaldarmi. Anche se c'era qualcosa tra noi, Francesco non aveva il diritto di dirmi come comportarmi.
- Il mio problema e' Hamilton. - rispose lui tra i denti.
Mi avvicinai finche' i nostri nasi non si sfiorarono. - Ascoltami bene: so che tra voi c'e' della... frizione... -
- Frizione. - ripete' lui con tono tra lo schifato e il sorpreso.
- ...Ma cio' non significa che dovete tirarvi addosso tutto cio che trovate ogni volta che vi avvicinate involontariamente piu di un paio di metri. - finii io, con sguardo deciso.
Lui alzo' un sopracciglio. - Non ci siamo tirati addosso niente, mi pare. -
- Questo solo perche' nessuno dei due e' cosi stupido da farlo davanti a me. - ribattei.
Lui scrollo' le spalle, evidentemente a corto di una risposta intelligente.
Mi allontanai un po', fissando fuori dalla finestra. - Ascolta, non voglio litigare con te... -
- Neanche io voglio. - mi interruppe lui, alzandomi il mento con due dita per forzarmi a guardarlo negli occhi.
Aveva occhi azzurri attraenti come calamite, eppure in quel momento riuscivo solo a pensare agli occhi verdi di un'altra persona.
- Mi dispiace per prima, okay? - riprese lui, senza smettere di fissarmi negli occhi. - Non volevo fare il ragazzo geloso. Ma il fatto e' che... vedo come vi guardate. Non sono stupido, Audrey. So che tu gli piaci. Ma so anche che non ti lascero' andare, perche' tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la mia vita. -
Spostai lo sguardo dai suoi occhi profondi, sentendo le guance arrossarmisi.
Lui riporto' gentilmente i nostri occhi alla stessa altezza. - Scusami per prima. -
Il suo era poco piu' di un sussurro, ma apprezzai davvero il suo tono realmente dispiaciuto.
Gli accarezzai una guancia con il palmo della mano. - Non devi scusarti. Devo ammettere che siete davvero una... coppia scoppiettante. -
Lui mi fisso' come se fossi pazza, poi scoppio' a ridere. Notai che anche lui aveva le fossette e che quando rideva la sua perfetta risata era contagiosa.
Quando poi torno' serio, mi cinse la vita con un braccio e si avvicino' un po' di piu'.
Potevo sentire l'odore del suo profumo, talmente buono da spingermi involontariamente a chiudere gli occhi e annusarlo.
Quando li riaprii', lui mi stava fissando curioso.
- E' passato un sacco di tempo da quando abbiamo passato qualche momento da soli. - sussurro' sensualmente lui. - E' tempo di recuperare... -
Disse l'ultima parola praticamente a contatto con le mie labbra. Poi mi trasporto' in un bacio profondo, senza fretta.
Fenomenale.
Le nostre lingue danzavano insieme, esplorando la bocca dell'altro con attenzione.
Alla fine, quando mi staccai, mi sentii al settimo cielo: non avevo mai baciato qualcuno cosi' intensamente e desiderai che quel momento non finisse mai.
- Allora, che ne pensi? - chiese lui alla fine.
Mi sfiorai le labbra con due dita. - E' stato... intenso. -
Lui sorrise e mi trasporto' con se' in un mondo in cui tutto cio' che contava era il suo sorriso genuino, accompagnato dai suoi limpidi occhi azzurri.
Mi bacio' ancora, stavolta con piu passione. Mi accarezzo' la schiena piu' e piu' volte, posandomi poi una mano dietro la nuca.
Il mio stomaco decise in quel momento di dare una dimostrazione di come suonasse il richiamo di una balena morente.
Francesco scoppio' a ridere contro la mia bocca. Poi si stacco', senza allontanarsi da me.
- Penso che qualcuno abbia bisogno di mangiare. - sentenzio' lui. - Oppure e' un modo carino per dire che bacio male? -
- No! - quasi urlai la mia risposta. Mi leccai le labbra involontariamente. - No, anzi. E' stato bellissimo. -
Lui sorrise ancora e io mi sentii pronta per il secondo round prima della pausa pranzo.
Ma Tay scelse proprio quel momento per tornare a casa.
- Indovina cosa... - inizio' lui, ammutolendosi all'istante quando trovo' me e Francesco ancora avvinghiati.
Io mi staccai velocemente, cercando di ricompormi. Lo feci piu' per me che per il mio migliore amico, anche perche' lui mi aveva consigliato piu' volte di saltargli addosso.
- Io... uhm... - balbetto' Francesco, posandosi una mano dietro la nuca.
Deglutii. - Francesco, lui e' Taylor, il mio migliore amico. Tay, lui e'... -
- Il sogno di una vita. - fini' Tay per me, stringendogli la mano con vigore.
Francesco rimase senza parole, cercando di capire perche' diavolo un ragazzo avvolto in una giacca di pelle e un paio di pantaloni bianchi aderenti fosse appena apparso dal nulla.
- Piacere. - continuo' Tay, senza smettere di stringergli la mano.
Francesco sorrise mestamente, evidentemente in imbarazzo. - Piacere mio, penso. -
Tay scoppio' a ridere. - Sei davvero carino, piu' di quanto Audrey adori ammettere. E lei adora parlare di te. -
- Tay! - lo rimproverai io.
Francesco sorrise, quests volta veramente. - Sono contento di sentirlo dire. Ora devo andare. Mi ha fatto piacere incontrarti... -
- Tay. - Gli ricordo' lui.
- Tay. - ripete' Francesco. Poi lo accompagnai alla porta, mentre Tay andava in camera per cambiarsi.
- Scusa per Tay. - iniziai io. - A volte si comporta da vero stalker. -
Lui sorrise. - Non devi scusarti. Sembra... interessante. Sono contento che qualcuno ti faccia compagnia per la maggior parte del tempo. -
Sorrisi a mia volta e lui mi bacio' un'ultima volta.
- Che ne pensi di vederci domani? - chiese lui. - Potremmo andare a mangiare da qualche parte... -
- Certo, perche' no? - risposi io.
Lui sembro' davvero contento. Mi sorrise ancora, mi saluto' e usci' dall'appartamento.
Quando poi chiusi la porta, Tay si sporse dalla sua camera indossando solo un paio di pantaloni rossi del pigiama.
- Quel ragazzo mi piace. - Commento' lui.
Gli tirai un cuscino del divano. - Giu' le mani dal mio ragazzo! -
Tay lo schivo' senza problemi. - Hey, sai che la prima regola e' non rubare i ragazzi altrui. Pero' devi ammettere che te lo sei scelta davvero bene. -
Sorrisi senza rispondere. Poi mi incamminai verso la cucina e aprii il frigorifero, alla ricerca di qualcosa di sfizioso da mangiare per pranzo.
Perche' si sa: quando si e' innamorati niente suona meglio di un panino alla nutella.

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Angolo autrice:
Bentornati a un'entusiasmante puntata di La vita sentimentale di Audrey! Questi giorni sono fiera di me: riesco a pubblicare in tempo e a dormire abbastanza, quindi... applausi per me!
Questo e' stato un capitolo decisamente melenso - penso che mi sia appena venuto il diabete - ma non perdete le speranze: Marshall ha finalmente deciso di lottare per cio' a cui tiene davvero!
Tutto qui, buona lettura!

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