Capitolo 70

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Francesco si presento' davanti alla porta del mio appartamento esattamente alle sette.
Tay apri' la porta e lo fece entrare, seguendolo con lo sguardo.
Effettivamente era davvero bellissimo: indossava un completo blu scuro che si intonava con i suoi occhi - e con il mio vestito - da cui spiccava una camicia bianca e una cravatta rosso scuro.
Ci guardammo a vicenda, probabilmente pensando la stessa cosa.
- Sei bellissima. - disse lui, avvicinandosi lemtamente. Mi diede un mazzo di rose rosse e mi bacio' la mano.
Io sorrisi. - Sei proprio un cavaliere. -
- Spero che ti piaccia la vecchia scuola. - continuo' lui.
- Vedremo. - risposi evasivamente, ma dovevo ammettere che tutto in quel momento ruotava intorno a lui.
Lui mi prese le mani e mi bacio' lentamente, senza fretta. Gli presi la testa fra le mani e risposi al bacio.
Quando poi ci staccammo, nessuno dei due riusci' a trattenersi dal sorridere.
- Sembrate appena usciti da un film d'amore. - commento' Tay, fissandoci con un sopracciglio inarcato.
Francesco gli rispose continuando a fissarmi e sorridermi. - Allora lo stiamo facendo nel modo giusto. -
- Mi e' appena salito il diabete alle stelle. - ribatte' Tay, sforzandosi di parlare in italiano e mostrando la sua espressione piu' schifata - un angolo della bocca inarcato e un sopracciglio alzato.
Francesco mi poso' un bacio sul naso, poi tolse lentamente le mani dalla mia vita. - Se hai bisogno di un po' di tempo per... non saprei per cosa, visto che sei perfetta cosi' come sei... ma penso che abbiamo tutto il tempo del mondo. -
Gli sorrisi. - Devo solo mettere questi meravigliosi fiori in un vaso e infilare le scarpe e sono pronta. -
Lui mi sorrise. Mi avviai in cucina, dove cercai di raggiungere lo scaffale piu' in alto per prendere un vaso.
Tay mi segui' e, arrivato in cucina, prese il vaso senza neanche alzarsi in punta di piedi.
Allungai una mano per prenderlo, ma lui mosse il braccio.
- Da quando in qua ti piacciono le rose? - mi chiese lui con tono evidentemente sarcastico.
Gli ordinai di abbassare la voce e sussurrai in risposta. - E' stato davvero gentile a portarmi quelle rose. Sono bellissime, non stavo affatto mentendo. -
Gli strappai il vaso dalle mani e lui incrocio' le braccia al petto.
- Questa situazione mi ha fatto venire il diabete. - ribadi' lui. - Potete benissimo pomiciare senza sembrare una coppia di neo sposini. -
Lo fissai per un momento. - Stai davvero discutendo con me su come comportarmi con il mio fidanzato? -
Ero senza parole: Tay e io non avevamo mai discusso su niente. O per lo meno niente di importante, visto che a volte si divertiva a imprecare contro il mio problema nell'abbinare i colori.
Lui mi fisso' a bocca aperta. - Che diamine stiamo facendo? -
Scossi la testa e lui mi abbraccio' stretta.
- Mi dispiace. - disse alla fine, posandomi un bacio sulla fronte.
Gli sorrisi. - Va tutto bene. -
- No, non va tutto bene. - rispose lui, frustrato. - Mi sono comportato da ignorante. Potrai mai perdonarmi? -
Fissai la faccia piu' strappa lacrime che avessi mai visto.
- Tay, non c'e' neanche bisogno di chiederlo. - risposi.
Lui sembro' sollevato. - Adesso e meglio che tu vada. Il tuo principe azzurro... o meglio, blu notte... ti sta aspettando. -
Lo abbracciai un'ultima volta. - Lo sai che sei il migliore, vero? -
Lui scrollo' le spalle. - Fa parte della mia definizione, tesoro. -
Scossi la testa sorridendo: il mio migliore amico, signore e signori.

Lasciammo il mio appartamento cinque minuti dopo, non prima che Tay si fosse accertato che Francesco mi avrebbe riportata a casa sana e salva.
Usciti dall'edificio, Francesco mi apri' la portiera della sua macchina e attese che fossi salita per richiuderla gentilmente.
Poi prese posto a sua volta, fece rombare il motore e si diresse verso il centro.
- Allora. - ruppe il ghiaccio lui, poco dopo essere entrato in autostrada. - Pronta per questa serata? -
Annuii. - Prontissima. -
Colsi con piacere il suo bellissimo sorriso che si allargava lentamente.
Arrivammo a destinazione mezz'ora dopo, anche se il tempo era passato davvero veloce.
Lui parcheggio' la macchina in un posto riservato e mi aiuto' a scendere. Poi mi prese per mano e ci dirigemmo verso l'entrata del ristorante.
L'edificio color terra bruciata si trovava in una delle bellissime e piccole vie di Trastevere. Il portone d'ingresso era spalancato e un uomo di mezza eta', avvolto in un raffinato completo nero, ci invito' ad entrare.
- Benvenuti nel ristorante Spirito di Vino. Signor Gregori... -
L'uomo strinse la mano di Francesco e poi si rivolse a me. - Prego, entrate. Il vostro tavolo e' pronto. -
Francesco, senza lasciare la mia mano, si diresse verso un tavolo apparecchiato per due, riservato a suo nome. Si trovava leggermente distante dagli altri tavoli, in un posto rialzato rispetto al livello del resto del ristorante.
Lui fece il cavaliere e mi aiuto' a sedermi prima di prendere posto. Il cameriere arrivo' dopo pochi minuti.
- I signori sono pronti per ordinare? - chiese lui in tono solenne.
Francesco fisso' il menu'. - Vorremmo la vostra stracciatella di bufala e pomodori come antipasto. Poi come primo piatto... cosa vuoi mamgiare? -
Lo guardai. - Non saprei. Non sono mai stata qui prima d'ora. -
Lui mi sorrise. - Possiamo fare una cosa: ordiniamo qualcosa entrambi e poi la condividiamo. Come ti sembra? -
- Perfetto! - risposi io. - Cosa mi consigli? -
Lui uso il tuo tono piu risoluto, comportandosi come un critico culinario di alto livello e strappandomi una risata. - Le loro linguine con ragu' di mare sono divine. E Le cesarecce con cozze non sono da meno. -
Ci pensai su. - Penso che ordinero' le linguine. -
Lui mi sorrise. - E per me cesarecce con cozze. -
- Quale vino possiamo offrire ai signori? - chiese il cameriere.
Francesco chiuse il menu'. - Una bottiglia di Chardonnay, per favore. -
Il cameriere fece un cenno con la testa e spari' dalla nostra vista.
- Non so se il vino ti piace ma... - inizio' lui.
Io lo interruppi. - Il Chardonnay si abbina perfettamente con il pesce. - lui mi fisso' a bocca aperta e io scrollai le spalle. - Fin da piccola i miei genitori mi hanno insegnato a riconscere i migliori vini dal solo profumo. -
Lui sorrise, evidentemente sorpreso. - Eccezionale. I miei invece mi davano cinque euro ogni volta che indovinavo il nome del vino. Alla fine ho imparato quasi per gioco. -
- Sembra divertente. - risposi.
- Non quando hai cinque anni e barcolli per la casa come un ubriaco dopo aver assaggiato una decina di vini rossi diversi. - ribatte' lui con un sospiro.
Scoppiai a ridere, rovesciando la testa all'ndietro. Quando poi riuscii a fermarmi, notai che lui mi stava fissando con un mezzo sorriso soddisfatto.
- Cosa c'e'? - gli chiesi.
Lui scosse la testa, si alzo' e mi porse la mano.
- Voglio mostrarti qualcosa. - disse a un certo punto.
Gli presi la mano e lui si avvio' verso una scala che si trovava quasi nascosta, da cui arrivava una leggera arietta fresca.
- Dove mi stai portando? - chiesi curiosa.
Lui non mi lascio' la mano neanche quando dovemmo fare le scale. - In un posto magico. -
Non ribattei, pur rendendomi conto che uno scantinato non poteva essere un posto magico.
Mentre scendevo, rimasi sempre con lo sguardo attaccato agli scalini per cercare di non inciampare nei miei tacchi vertiginosi, ma alla fine, quando ormai mancava un solo gradino, alzai la testa e per la sorpresa inciampai.
Francesco fu veloce e mi prese per la vita, impedendomi di cadere.
Mi fisso' con i suoi profondi occhi azzurri. - Attenta. - mi sussurro' con tono sensuale.
Deglutii e mi rimisi in piedi. Poi mi avviai verso le pareti della cantina in cui erano conservati diverse bottiglie di vino.
Iniziai ad osservarli uno per uno, riconoscendoli quasi tutti. Erano vini pregiati e non, provenienti da tutte le regioni d'Italia e dalla Francia.
Francesco mi raggiunse con le mani nelle tasche dei pantaloni.
- E' spettacolare. - commentai io.
Lui mi guardo' per un momento. - Lo e'. Qui e' dove mio padre ha chiesto a mia madre di sposarlo. -
Lo guardai, prestando attenzione alla sua storia. Ma lui fisso' i vini. - Venivano spesso a mangiare qui quando erano fidanzati: mio padre viene da una famiglia di imprenditori e mia madre ha radici regali. Cosi' una volta, quando mio padre ha scoperto che mia madre adorava il vino, ha chiesto al proprietario di poterle mostrare la cantina.
- Lui ha acconsentito subito... dato che mio padre lo aveva aiutato finanziariamente a iniziare la sua attivita'... e mia madre resto' stupefatta. -
Alla fine mi guardo'. - Cosi' le chiese di sposarlo, in mezzoa tante bottiglie di vetro. Le confido' tutto il suo amore e le promise che l'avrebbe sempre portata a mangiare li' se avesse acconsentito a sposarlo. -
Il suo tono verso la fine si era trasformato in un sussurro e notai solo in quel momento che era piu' vicino di quanto fosse all'inizio. Mi guardo', spostando per un attimo soltanto lo sguardo sulle mie labbra.
Io sentii il cuore battermi all'impazzata mentre lui posava gentilmente le sue labbra sulle mie. Chiusi gli occhi, assaporando quella traccia di vino che era rimasta sulle sue labbra.
il suo fu un bacio dolce, gentile, senza fretta.
Rimanemmo a baciarci per diversi minuti, poi lui si stacco' lentamente, mantenendo pero' il suo corpo a contatto con il mio.
- Sei bellissima. - mi sussurro' nell'orecchio.
Giocai con una ciocca dei suoi capelli biondo cenere. - Neanche tu scherzi. -
Mi bacio' ancora, sorridendo contro le mie labbra.
Quello fu solo un bacio a stampo, ma intenso.
Alla fine decidemmo che era il momento di tornare di sopra. Mi prese per mano di nuovo e tornammo a saderci ai nostri posti.
Il cameriere arrivo' con un abbontante piatto di antipasto, fatto di pomodori, mozzarella fresca e pane tostato.
Poi, una volta terminato, torno' portando due piatti fumanti di pasta. Ci verso' del vino bianco e ci porto' due piatti vuoti per assaggiare entrambi quella pasta cosi invitante.
Francesco alzo' il suo bicchiere e io feci altrettanto. - A te. A un anno pieno di emozioni e nuove esperienze. -
- A noi. - aggiunsi io, toccando il bicchiere con il suo.
Lui sembro' apprezzare la mia aggiunta. - A noi. - ripete'.
Facemmo tintinnare i bicchieri di vetro e iniziammo a mangiare, dopo che Francesco ebbe diviso i due piatti di pasta in una doppia porzione e mi ebbe passato uno dei piatti.
- Buon appetito. - disse lui, prima di iniziare a mangiare conpostamente.
Io feci altrettanto.
Il cibo era davvero squisito e il vino molto raffinato.
Finito di mangiare, Francesco non ne volle sapere di lasciarmi pagare almeno parte del conto.
- Mi faceva piacere invitarti, quindi non cercare nemmeno di tirare fuori i soldi. -
Lo ringraziai sorridendo. - Posso almeno offrirti un gelato? -
Lui firmo' la ricevuta, poi lascio' cinque euro di mancia. - Sono pieno come un uovo, ma ti ringrazio. Magari un'altra volta. Che ne pensi di una passeggiata sul lungotevere? -
Lo guardai, mentre teneva aperta la porta del ristorante per farmi passare.
- Certo! Perche' no? - risposi io.
Lui parve illuminarsi. Mi prese per mano e camminammo fino al lungotevere. Lo spettacolo era meraviglioso: i ponti che collegavano una sponda del Tevere con l'altra erano illuminati e le statue agli estremi sembravano brillare di luce propria. Le luci della citta rendevano il tutto velato di magia.
Camminammo per un po', fermandoci ogni tanto per ammirare le luci. Alla fine arrivammo su un ponte pieno di lucchetti, talmente pieno che non si riusciva a vedere la struttura interna del ponte.
Lui segui' il mio sguardo e mi spiego' cosa stava accadendo. - Questo e' ponte Milvio. La leggenda dice che, se lasci un lucchetto qui e butti la chiave nel Tevere, la tua relazione durera' per sempre. -
Fissai i lucchetti. - Ma questo ponte e' meraviglioso! Perche' la gente dovrebbe riempirlo di lucchetti? -
Lui sorrise. - Mentalita' italiana, penso. -
Mi guardai intorno e un brivido mi percorse la schiena.
- Senti freddo? - chiese lui, preoccupato.
Io scossi la testa, ma rabbrividii ancora. L'idea di indossare un vestito senza spalline e non portare un giacchetto in quel momento mi stava sembrando davvero stupida.
Lui si tolse la giacca e me la poso' delicatamente sulle spalle.
Lo ringraziai e lui mi sorrise.
- Volevo per lo meno contribuire alla cena. - dissi a un certo punto. - Cosa posso fare per ripagarti? -
- Un bacio sarebbe il massimo. - rispose lui.
Sorrisi e mi sporsi per baciarlo. Mentre ci stavamo baciando, qualcuno a pochi metri da noi inizio' a fischiare. Ci staccammo, mentre Francesco mi proteggeva con il suo corpo da quello che sembrava un uomo ubriaco in cerca di risse.
- Vattene. - gli intimo' Francesco con sguardo severo.
Riconobbi l'uomo poco prima che lasciasse che la luce del lampione illuminasse il suo volto.
- Quanta cattiveria, Gregori. - disse Marshall, barcollando nella nostra direzione. - Non me lo sarei mai aspettato da uno come... Anzi, effettivamente si'. -

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Angolo autrice:
Nuovo capitolo, nuovi guai! Cosa ci fara' mai Marshall a ponte Milvio? Fatemi sapere le vostre teorie!

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