Capitolo 84

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Le mie sorelle e io tornammo in quella che era stata la nostra casa per lunghissimo tempo. Non appena entrai, tutto mi sembro' diverso: senza mia madre a darci il benvenuto, l'intera casa era solo un guscio vuoto.
Quella notte dormimmo tutte insieme nel salone principale, come facevamo da piccole quando non volevamo stare da sole.
Noi dormivamo sui soffici divani accanto al camino, mentre nostra madre ci leggeva delle storie, seduta sulla sua poltrona rossa preferita. Aspettava che ci addormentassimo per darci un bacio leggero sulla fronte e, dopo essersi assicurata che fossimo ben coperte, tornava in camera sua.
Demi decise di dormire accanto a me, anche se sapeva bene che nessuna avrebbe davvero dormito. In tre giorni sarebbe stato Natale, eppure non avevamo niente da festeggiare.
Rimasi tutta la notte con la testa poggiata sulle gambe di mia sorella, senza riuscire ad addormentarmi.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, l'unica cosa che riuscivo a vedere era una bambina che correva in un enorme giardino pieno di fiori. Ma non appena mi avvicinavo a lei, il prato accanto a noi si seccava improvvisamente fino a diventare un deserto. La terra si apriva e la bambina saltava in un precipizio. Ma mentre cadeva, i suoi lineamenti cambiavano in quelli di mia madre e poi nei miei.
Mi svegliai completamente sudata, cercando di respirare. Demi mi inizio' a massaggiare la testa.
- Va tutto bene. - cerco' di rassicurarmi.
Io mi alzai in piedi ed Evelyn ci guardo'.
- Non va tutto bene. - ribattei con voce atona. - Mamma e' morta. Non tornera' indietro. -
Evelyn inizio' a piangere e Demi mi guardo' semplicemente. Aveva gli stessi occhi di mia madre.
Corsi al piano di sopra e mi chiusi nel mio armadio, esattamente come facevo da piccola quando i miei genitori litigavano e io non volevo sentirli.
Rimasi li' per il resto della notte, pensando al fatto che non sarei mai dovuta partire per l'Italia: mia madre aveva bisogno di me, ma io non mi ero neanche accorta dei segnali.

Mi addormentai verso le cinque del mattino, ancora chiusa nell'armadio. Mezz'ora dopo qualcuno busso' alla porta e io cercai di capire a chi apparteneva la voce.
Ma il fatto che si trovavano tutti al piano di sotto e che le ante dell'armadio erano chiuse non aiutava affatto. Le persone parlarono tra loro e chiamarono il mio nome diverse volte, ma io non risposi mai, dato che non avevo voglia di parlare.
Sentii delle voci indistinte per qualche minuto, poi dei passi per le scale.
Qualcuno entro' in camera mia: Tay era appena arrivato. Eppure in quel momento non volevo parlare con nessuno.
Sentii dei passi avvicinarsi e, quando le ante dell'armadio si aprirono, vidi il mio peggiore incubo diventare realta'.
- Marshall? - chiesi con un filo di voce.
Marshall si ergeva davanti a me piu' bello di sempre: aveva una maglietta aderente e una giacca nera leggera sulle spalle. Era piu' bello di quanto ricordassi e il suo sguardo preoccupato lo rendeva solo piu' dolce.
- Ti ho trovata. - disse lui, come se non credesse davvero che fossi li'.
Allungo'una mano nella mia direzione, ma io non avevo voglia di muovermi. Cosi' alla fine entro' lui nell'armadio e si sedette accanto a me.
Io tremavo come una foglia, senza davvero sapere perche'. Cosi' lui si tolse la giacca e me la poso' sulle spalle, anche se era enorme per me.
Continuai a fissare il vuoto e lui sembro' preoccuparsi.
- Audrey. Audrey, guardami. - ordino' lui.
Girai la testa solo perche' la sua voce suonava cosi' sensuale. Non sapevo cosa pensare in qiel momento: il mio mondo mi era crollato addosso il giorno precedente e non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagime di mia madre che cadeva nel baratro.
Non appena i nostri occhi si incontrarono, scoppiai a piangere. Non avevo pianto per un intero giorno, troppo impaurita del fatto che, se avessi pianto, tutto cio' che era successo sarebbe diventato realta'.
Lui mi abbraccio' forte, coprendomi interamente con le sue braccia calde. Mi sentii al sicuro per la prima volta in tanto tempo e l'immagine di mia madre fu rimpiazzata improvvisamente da una memoria di quando avevo sette anni: dei bambini continuavano a darmi fastidio e prendermi in giro, cosi' mi ero andata a chiudere nello sgabuzzino delle scope, ma poi non ero riuscita a uscirne. Cosi' avevo urlato in preda al panico, finche' Marshall non era venuto ad aprire la porta con le chiavi. Ero nel panico, troppo agitata per uscire dallo sgabuzzino. Quindi lui si era seduto accanto a me e mi aveva cullato fra le braccia finche' non ero stata in grado di camminare sulle mie gambe.
Ma quella situazione era diversa: non ero convinta del fatto che avrei potuto contare sulle mie stesse gambe.
Respirai a fondo il suo profumo, continuando a piangere.
Quando poi i miei singhiozzi si diradarono, lui si stacco' lentamente. Io lo abbracciai ancora piu' forte, ricominciando a cadere nel panico.
- Per favore, non mi lasciare! - lo pregai.
Lui mi strinse e mi inizio' a cullare. - Non lo farei mai. -
Rimanemmo cosi' per un po', finche' qualcuno non entro' nella mia stanza. Notai la voce di Evelyn chiedere a Marshall per quale motivo eravamo seduto nell'armadio.
- Ci stiamo lavorando, okay? - rispose lui, gonfiando il petto e proteggendomi come faceva quando eravamo piccoli.
Lui era l'unico a sapere dell'armadio e, ripensandoci, non lo avevo mai detto neanche a Tay.
Evelyn fece una smorfia, ma non ribatte'. Informo' solo gli altri che mi aveva trovata e che li avrei raggiunti in pochi minuti.
Il silenzio calo' di nuovo e stavolta decisi di parlare.
- Scusa. - dissi solamente, prima di ricominciare a singhiozzare.
Lui mi prese il mento tra le dita. - Non devi scusarti per niente. -
- Invece si'. - ribattei. - Dopo che ho parlato con te sono andata da Gabriele e lui mi ha fatto capire che non e' la persona adatta a me. -
Lui alzo' un sopracciglio. - Davvero? -
Annuii. - Cosi' stavo tornando da te per dirtelo, ma Demi mi ha chiamato e... -
Non riuscii a fermare le lacrime, cosa che mi stava davvero dando fastidio. Lui mi asciugo' le guance con i palmi delle mani e mi guardo' negli occhi.
- Non importa cosa e' successo. - inizio' lui. - L'importante e' che siamo qui, insieme, esattamente come tanti anni fa. -
- Molte cose sono cambiate da tanti anni fa. - ribattei.
Ma lui non demorse. - Lo so. Ma il destino ci ha dato un'altra possibilita' e non ho intenzione di mandarla sprecata. Audrey, sei sempre stata la mia forza, il motivo per cui non ho mai lasciato che le mie paure mi buttassero giu'. Adesso e' il mio momento di fare altrettanto e puoi scommettere tutto l'oro del mondo che non ti lascero' cadere. -
- Non ho bisogno dell'oro. - commentai a un certo punto. - Ho bisogno di te. -
Lui mi massaggio' gli angoli degli occhi con i pollici e poi mi poso' un delicato bacio sulle labbra. - Staro' sempre con te. Senza se e senza ma. -

Rimanemmo nell'armadio solo per un altro minuto, poi scendemmo al piano di sotto, dove Tay e le mie sorelle stavano facendo salotto.
Non appena mi vide, Tay mi corse incontro e mi abbraccio', alzandomi da terra.
- Mi dispiace di non essere arrivato prima. - inizio' lui, piangendo. - Mi dispiace tanto... -
Io lo strinsi. - Non preoccuparti. Adesso siamo tutti qui. Questo e' l'importante. -
Marshall e io ci scambiammo un'occhiata e Tay emise un verso acuto.
- Finalmente! - urlo' il mio migliore amico in preda a uno dei suoi attacchi di felicita' acuta. A volte mi chiedevo se non fosse bipolare.
- Ma provi a farle del male anche solo una volta... - lo minaccio' Tay, puntandogli un lungo dito contro. - Giuro su tutte le scarpe che ho che ti chiudo in una cassa e ti butto in mare. -
Marshall rabbrividi': sapevo bene che era claustrofobico. - Okay, amico. Tranquillo, non accadra'. -
Mi prese per mano e mi tiro' a se', dandomi un bacio sulla fronte.
Alla fine un pensiero mi attraverso' la mente. - Aspetta un momento... Come facevi a sapere che ero qui? Io l'ho detto solo a... -
Fissai Tay, che nel frattempo aveva assunto un colorito rossastro. - Non guardare me! Stavo mettendo in valigia il minimo indispensabile, quindo il tuo ragazzo ha iniziato a bussare alla porta almeno una decina di volte perche' tu non rispondevi al telefono. -
Marshall scrollo' le spalle. - Gabriele mi ha chiamato dicendomi di starmene a casa o mi avrebbe cavato gli occhi, quindi ho deciso di venirti a cercare. -
Alzai gli occhi al cielo. - Ho degli amici assassini e un ragazzo troppo testardo per seguire qualsiasi consiglio. -
- Sai che il tuo ragazzo ti seguirebbe fino in capo al mondo, vero? - disse Marshall, guardandomi come se fosse la cosa piu' importante del mondo. E forse lo era.
- Lo so. - ribattei, dandomi delle arie.
Lui mi solletico' i fianchi e Tay scoppio' a piangere.
- Scusate. - disse lui, facendosi aria con le mani come una ragazza che si e' appena truccata e non vuole che la matita le coli sulle guance. - Ma ho aspettato questo momento da tanto tempo e pensare che vi siete incontrati di nuovo dopo anni mi rende cosi' felice! -
Marshall lo guardo' con un'espressione confusa, ma non disse niente. Anzi, mi passo' un braccio intorno alla vita e mi tenne stretta a se', come se avessi in mente di andarmene da un momento all'altro. Eppure sapevamo entrambi che non sarei andata da nessuna parte senza di lui, senza il ragazzo che, dopo tanti anni, mi aveva fatto capire l'importanza di amicizie che duravano una vita intera.

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Angolo autrice:
Non posso credere che queato era l'ultimo capitolo! Il prossimo sara' un epilogo, giusto per darvi un assaggio di cio' che accadra' in futuro.
Importante! Ho in mente di scrivere dell'altro basato sulla storia, forse dal punto di vista di Tay o di una delle sorelle di Audrey.
Fatemi sapere cosa ne pensate e il personaggio con piu' commenti avra' un libro tutto per se'!

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