Capitolo 66

6.2K 299 17
                                    

Quella settimana trascorse abbastanza velocemente: un paio di interrogazioni e un compito in classe di storia dell'arte erano state le uniche cose che avevano tenuto la mia mente lontana dalla partita di venerdi'.
Ma quando la campanella suono' venerdi' pomeriggio, non ero riuscita a togliermi dalla testa l'idea che non saremmo passate. Sapevo che era solo un torneo interno, ma ci tenevo davvero a dare del mio meglio.
- Pronta, allenatrice? - mi chiese Noemi, seguendomi negli spogliatoi della palestra.
Poggiai la mia borsa su una delle panchine. - Penso di si'. O almeno lo spero. -
Lei inizio' a cambiarsi i vestiti. - Vinceremo, fidati. Anche se alcune di noi fanno abbastanza schifo a calcio, devi sapere che il quarto F fa piu' pena di noi. -
- Quindi siamo a posto. - risposi iranicamente, infilandomi la maglietta.
- Esatto. - rispose lei sorridendo.
Scossi la testa e mi allacciai le scarpe. In quel momento entrarono nello spogliatoio Alessia, Ella, Caterina e Sonia, le ragazze della mia classe con cui avevo stretto amicizia fin dal primo giorno di scuola.
- Ehi ragazze! - ci saluto' Ella, iniziando a legare i suoi lunghi capelli biondi in una coda di cavallo. - Pronte? -
Sonia le diede una pacca dietro la schiena. - Mai stata piu' pronta! -
Anche loro inizarono a cambiarsi, scherzando e ridendo su ogni possibile cosa. A un certo punto indirizzarono la corversazione su di me.
- Allora, Audrey... come sta andando con Mr. Muscolo? - chiese Caterina, facendomi l'occhiolino.
La guardai con occhi sbarrati. - Che? -
- Francesco. - spiego' Ella, saltellando sul posto per infilarsi le scarpe.
Tutte fecero un verso acuto e io alzai gli occhi al cielo.
- Niente di importante. - risposi vagamente.
Sonia mi raggiunse con un salto. - Niente di importante? Sei seria? Ma se ogni volta che vi vedete volano cuori per tutta la stanza? -
Sbuffai, cercando mi mascherare le mie guance arrossate facendo finta di allacciarmi le scarpe. - Non e' affatto vero. -
Caterina alzo' gli occhi al cielo. - Certo che no. Quando mai vi siete guardati negli occhi desiderando di saltarvi addosso? -
- Smettetela! - ordinai scoppiando a ridere.
- Esatto, ragazze. - ripete' la voce melensa di Vanessa. Lei e le sue due oche entrarono in quel momento nello spogliatoio. - Lasciate stare la puritana. -
Viviana e Valeria scoppiarono a ridere e Noemi le fulmino' con lo sguardo.
- Quanto vorrei che foste nella squadra avversaria per potervi riempire di calci agli stinchi. - disse lei fra i denti.
Caterina le poggio' una mano sulla schiena. - Tranquilla, poi farlo ugualmente. In questo modo prendiamo due piccioni con una fava: ci leviamo di torno queste tre galline e ci becchiamo pure un calcio di rigore. -
- L'unico calcio che ti becchi e' questo! - ribatte' Valeria, avvicinandosi a Caterina con sguardo feroce.
Alessia si mise in mezzo, bloccando Valeria.
- Smettila! Che diavolo vi prende? - chiese lei infuriata, riferendosi al trio.
Vanessa fece schioccare la lingua sul palato. - Vedete di comportarvi come si deve, o posso assicurarvi che questa partita andra' davvero male. -
- Figlia di... - inizio' Caterina.
- Basta cosi', tutte quante. - decreto' Alessia, facendo scorrere lentamente lo sguardo su tutte noi. - Sappiamo bene che ci odiamo a vicenda, ma oggi possiamo fare un'eccezione e cercare di collaborare. -
Viviana fece un verso schifato, ma Alessia la ignoro'.
- Allora? - chiese lei, impaziente.
Vanessa attese un lungo momento prima di ripondere. - Va bene. Ma solo perche' lo decido io. -
Caterina camuffo' un insulto pesante in un colpo di tosse. Alla fine decidemmo che sarebbe stato meglio uscire in campo e riscaldarci, dato che avremmo avuto circa mezz'ora per prepararci per la partita.
I trenta minuti trascorsero abbastanza velocemente. Ci schierammo in campo, fissandoci negli occhi in cagnesco: quella classe era piena di ragazze snob. Chissa' perche' erano amiche del trio V...
Non appena l'arbitro fischio' l'inizio del primo tempo, ci fiondammo sulla palla senza pensarci due volte.
Fatta eccezione per me he un paio di altre ragazze, nessuna sapeva giocare: tutti cercavano di inseguire la palla e calciare, senza neanche provare a mirare la porta.
La partita fu abbastanza intensa, con persone che finivano a terra per il solo fatto di essere state toccate, o ragazze che lasciavano la palla per lanciare occhiatine ai ragazzi che erano venuti a vederci.
Dopo una lunga partita - probabilmente la piu' violenta a cui avessi mai partecipato - la nostra classe vinse per 4-2.
Il quarto D se ne ando' continuando a ripetere che avrebbero decisamente vinto se ci fosse stato un arbitro diverso.
Le ragazze della mia classe si avvicinarono ai ragazzi che ci stavano guardando e iniziarono a comportarsi come se avessero appena scoperto come curare la peggiore malattia al mondo.
Noemi indico' Vanessa con un gesto vago della mano.
- La ragazza con cui Vanessa sta parlando e' sua sorella. - mi spiego' lei. - Lei e' la ragione per cui Vanessa e' cosi' stronza: ha avuto un'ottima insegnante. -
In quel momento la ragazza si giro' nella nostra direzione e per un attimo incrociai gli occhi furenti di Alice.
Lei fece una smorfia e si giro' dall'altra parte, non prima di avermi lanciato un'occhiataccia assassina.
- La conosci? - mi chiese lei, fissandomi a bocca aperta.
Scrollai le spalle. - Ho avuto a che fare con lei un paio di volte. -
- Non me l'avevi mai detto! - esclamo' lei.
- Non me l'avevi mai chiesto. - ribattei io. Poi mi diressi verso lo spogliatoio. Noemi mi segui' e le nostre amiche si congratularono con noi per la partita.
- Sei davvero brava a calcio! - esclamo' Alessia.
Sorrisi. - E' sempre stato il mio hobby preferito e... -
Il mio telefono squillo' e risposi non appena la faccia di Tay schiacciata contro il vetro apparve sul display.
- Parlo con il migliore amico del mondo? -
- Proprio lui. - rispose Tay con tono annoiato. - Il tuo migliore amico avra' presto bisogno di un sacco nero e una pala, pero'. -
Alzai un sopracciglio. - Hai ucciso qualcuno? -
- Non ancora. - rispose lui, evidentemente annoiato. - Ma ci sto andando davvero vicino. Il tuo... amico si e' presentato alla porta del nostro appartamento pochi minuti fa e non ha intenzione di tornarsene a casa finche' non torni qui e non gli racconti di persona come e' andata la partita. -
Corrucciai le sopracciglia. - Chi? -
Lui sbuffo'. - Marshall. Ecco chi. E non se n'e' voluto andare neanche quando l'ho gentilmente invitato ad uscire. -
- Immagino quanto gentile tu sia stato. - ribattei io, tentando invano di trattenere una risata.
Sentii Tay borbottare dall'altra parte del telefono e decisi che forse sarebbe stato meglio tornare a casa, o avrebbe probabilmente ucciso qualcuno.
- Okay. - risposi alla fine. - Sto uscendo adesso da scuola. Ti faccio uno squillo appena salgo sulla metro. -
Lui sospiro'. - Okay, cerchero' di non ucciderlo mentre non ci sei. -
- Ti ringrazio, Tay. Questo significa molto per me. -
Lui fece uno strano verso e attacco', lasciandomi a fissare il telefono per un paio di secondi.
- Tutto bene? - chiese Noemi.
Annuii. - Devo tornare a casa adesso. Abbiamo... un ospite a casa e il mio migliore amico non e' proprio felice di averlo tra i piedi. -
Tutte mi guardarono per un momento evidentemente confuse, ma nessuna di loro disse niente.
- Okay, ci vediamo lunedi'. - dissi alla fine.
Loro mi chiusero in un abbraccio stritolatore, poi mi lasciarono andare.
Quando uscii dallo spogliatoio, solo poche persone erano rimaste in campo.
Mi avviai verso l'uscita della scuola, quando una voce familiare mi blocco'.
- Hey, capitano! - urlo' Francesco, raggiungendomi in pochi passi.
Mi bloccai sul posto, non sapendo davvero come comportarmi.
- Pensavo che saresti andata a festeggiare con le tue amiche. - rispose lui, sorridendo con quel suo bellissimo sorriso.
Sorrisi a mia volta, senza neanche sapere perché.
- No, devo tornare a casa. Il mio migliore amico mi sta aspettando e penso che gli verrà un colpo se non torno entro un'ora. -
- Nessun problema! - Rispose lui. - Posso accompagnarti io a casa se vuoi. -
- Non voglio che arrivi fino a casa mia, se non ti va. - Ribattei io.
Lui mi guardò come se mi fosse spuntato un corno in mezzo alla fronte. - Ovvio che mi va! Sai che sarei ben felice di fare questo ed altro per te! -
Lo ringraziai e lui, dopo aver salutato i suoi amici, mi fece entrare nella sua macchina e inizio a guidare fino a casa mia. Durante il tragitto mi spiego' quanto fosse importante per lui la sua macchina. Cosi' iniziammo a scherzarci sopra.
- Uhm. - Notaio un certo punto. - Penso proprio che la tua macchina sia la cosa a cui tieni di più in questo mondo. -
Lui mi fisso con le sopracciglia inarcate. - Certo, tengo davvero alla mia macchina, ma c'è qualcosa... o meglio, qualcuno in questo mondo a cui tengo molto di più. E tu dovresti saperlo. -
Lo fissai per un momento, ben conscia del fatto che lui, anche se stava guidando, buttava sempre un occhio nella mia direzione e che quindi mi avrebbe trovata a fissarlo.
Per il resto del tragitto parlammo un po' della partita e un po' di cose non troppo importanti. Alla fine, quando arrivammo davanti al portone del mio appartamento, lo invitai ad entrare, ma lui rifiuto'.
- Ti ringrazio. - Disse lui, poggiandomi una mano sulla coscia. - Ma penso proprio che il tuo amico abbia bisogno di te ora. Ci vediamo lunedì, okay? -
- Okay - Risposi io, sentendo le mie guance arrossarsi.
Lui mi posò un delicato bacio sulle labbra, trattenendosi per un momento. Alla fine, dopo essersi staccato, mi sorrise e io decisi che era il momento buono per aprire la portiera ed entrare nell'edificio. Lui mi sorrise un'ultima volta prima di mettere in moto la macchina e partire.
Aprii la porta dell'appartamento ancora con il sorriso stampato in faccia.
Trovai Tay a discutere con Marshall su quali colori sarebbe stato meglio dipingere la cucina. Ringraziai il cielo di essere abbastanza forte per non permettere a Tay di ridipingere la cucina con un rosso acceso.
- Bentornata!- Esclamò Tay, evidentemente sollevato.
- Mi sono persa qualcosa? - chiesi io, fissando i due ragazzi davanti a me.
Marshall si sedette sul divano. - Meno male che sei tornata! Pensavo che avrei dovuto passare l'intera serata con lui. Situazione alquanto imbarazzante... -
- Imbarazzante? - Ripete' Tay, mentre le sue orecchie iniziarono a colorarsi di rosso. - Tu chiami questo imbarazzante? Penso che sia decisamente non giusto il fatto che io abbia dovuto passare con te questa mezz'ora. -
- Okay, smettetela di litigare! - Mi intromisi io.
Entrambi mi guardarono per un momento e poi fissarono il pavimento, come se fossi stata un genitore che avesse appena sgridato il proprio figlio.
- Beh, ora vi lascio a parlare da soli. - Disse Tay ad un certo punto, dirigendosi nella mia stanza.
Quando lui spari' oltre la porta, Marshall mi guardò per un momento. - E' mai possibile che ogni volta che vengo qui lui deve sempre finire nella tua stanza? -
Scrollai le spalle, sorridendo. - Hey, lui è il mio migliore amico. Cosa pretendi che faccia? -
Lui apri' e richiuse la bocca un paio di volte, ma alla fine non rispose alla mia domanda retorica.
- Ti serviva qualcosa? - Chiesi io alla fine.
Lui fece cenno di no con la testa. - Sono solo passato per vedere come stavi. E per sapere della partita. Alice... ecco, lei mi ha mandato un messaggio in cui diceva che avete vinto la partita e che è stato tutto merito della sorella. -
Alzai gli occhi al cielo. - Ovvio. Vanessa è l'unico motivo per cui ci siamo fatti fare due goal. -
Lui scoppiò a ridere. - Sapevo che sarebbe andata a finire così. Ma sono felice che voi abbiate vinto: so che sei un'ottima giocatrice. -
Abbassai gli occhi e sorrisi, sentendo qualcosa muoversi nello stomaco.
Lui intui' il mio momento di timidezza. - Okay, forse è meglio che vada adesso. Ma possiamo vederci domani, se vuoi: tuo padre mi ha mandato un messaggio, chiedendomi se domani potevo portare Filippo a fare una passeggiata al centro. Verresti con noi? -
Ero sul momento di dire di no, ma alla fine i suoi occhi verdi così penetranti risposero per me. - Volentieri. -
Lui sorrisi a trentadue denti, poi si alzò e si diresse verso la porta.
- Grazie. - Fu tutto ciò che disse.
Poi apri' la porta e usci' dall'appartamento.
In quel momento Tay rientrò in salone. - Sai che puzzi come una carcassa, vero? -
Spalancai la bocca. - Oh mio Dio, non mi ero neanche lavata! -
Corsi in bagno a farmi una doccia, mentre pensavo ancora a quel meraviglioso pomeriggio.

Just friendsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora