Rimanemmo nella basilica fino al pomeriggio inoltrato e cercai di fissare nella mente più cose possibili. Alla fine, mentre prendevamo la metropolitana per tornare all'appartamento di mio padre, domandai d'impulso a Marshall come mai sapesse tutte quelle cose su Roma.
– Mi piace la storia di questa città. – mi rispose lui, scrollando le spalle con disinvoltura. – Quando mi sono trasferito qui, ho notato che molte persone che abitano a Roma non conoscono nulla della propria città, quindi pensavo che, imparando qualcosa di nuovo, mi sarei sentito più a casa mia. –
– E ci sei riuscito? – chiesi. – Insomma, adesso la consideri effettivamente casa tua? –
Attese che le porte della metro si richiudessero per parlare. – Adesso, ormai da qualche anno, non mi sveglio più nel cuore della notte urlando che mi manca l'Ohio, ma comunque quel posto mi manca. Mi manca la mia vita negli Stati Uniti, credo. Comunque Roma mi piace tantissimo, è una città fantastica. –
– Uhm... – lo guardai perplessa. – Il fatto di sapere tutte queste cose sulla storia e l'architettura di Roma non ti rende... meno bad boy agli occhi dei tuoi amici? –
Lui parve pensarci un attimo, poi sorrise. – Questo è l'unico aspetto che rispecchia il vero me, quindi non lo cambierò per nulla al mondo. –
– Ricordo quando supplicavamo mio padre di portarci ogni giorno a Washington per studiare l'architettura della Casa Bianca. – sorrisi ripensando a quel piccolo ricordo così lontano, eppure così vivido nella mia mente.
Lui guardò fuori dal grande finestrino della metro, seguendo con gli occhi le luci appese alle pareti. – Ne è passato di tempo da quando trascorrevamo ogni singolo giorno insieme. –
Aprii la bocca per ricordargli che in nove anni le persone cambiano, trovano qualcun altro con cui passare il tempo, qualcuno che riesca a farle sentire bene. Ma lui mi prese per mano e, dopo avermi informato che quella era la nostra fermata, mi accompagnò fuori dalla metro.
Erano le sette del pomeriggio quando rientrammo a casa di mio padre e Marshall entrò con me. Filippo gli fu subito addosso e lo salutò con calore. Ammirai con un sorriso la scena di Marshall che accarezzava con amore i capelli del bambino, gli posava un bacio sulla guancia e lo rimetteva a terra.
Filippo venne da me e mi mostrò il peluche che gli avevo regalato. – Guarda, sta crescendo! –
Io guardai Marshall spaesata: un peluche non poteva crescere. Ma lui, cercando di reprimere una risata, mimò con le labbra un "Stai al gioco".
Annuii poco convinta e mi sforzai di convincere me stessa che il cane stava crescendo. – Vedo! Sta diventando davvero un bel cucciolotto. –
Lui sorrise soddisfatto e andò in camera della madre. Lucia ne uscì poco dopo,avvolta nella sua vestaglia rosa. Le ciabatte con il tacco e la piuma sintetica si abbinavano alla capigliatura da clown che aveva ancora in testa dalla festa di quella mattina.
– Bentornati, ragazzi! – ci salutò lei, abbracciando Marshall con calore. Mi sedetti sul divano per non ricevere anche io quel trattamento. Lucia parve non farci caso. Ci sorrise e ci domandò cosa avessimo fatto durante la giornata.
– Marshall mi ha portata a vedere San Pietro. – la informai.
Lei sembrò impressionata e felice allo stesso tempo. – Bene, vedo che tra voi le cose stanno andando bene. –
Lucia mi fece l'occhiolino e io aprii la bocca per ribattere che tra noi non c'era niente, ma la donna non me ne diede tempo.
– Tuo padre, Filippo e io stasera andremo a una cena di gala con alcuni ambasciatori in Italia. Spero che vorrai indossare qualcosa di carino per cena. –
La guardai male. – Intendi qualcosa di... vistoso? –
Lei annuì, inconsapevole che la mia era solo una provocazione.
Digrignai i denti e Marshall prese la parola. – Sicuramente Audrey sarebbe felicissima di prendere parte alla vostra cena, ma le avevo promesso di portarla alla festa di un mio amico. Sai, è l'ultimo giorno che posso passare con lei prima che torni in Ohio... –
Gli occhioni da cucciolo bastonato di Marshall riempirono di perversa gioia il già troppo vistoso petto di Lucia, che, dopo aver cercato per un momento di fare la sostenuta, mi disse che per lei non era un problema.
– Del resto a questa cena prenderanno parte signori anziani e noiosi, quindi non è nulla che ti possa interessare. – mi strizzò l'occhio, ci salutò con una mano e tornò in camera sua a prepararsi per la cena.
Guardai Marshall aggrottando le sopracciglia. – Festa? Non mi hai accennato a una festa... –
Lui si passò una mano tra i capelli. – Raoul, il mio migliore amico, ha organizzato una festa in piscina per la fine dell'estate. In realtà è un pretesto per farsi pubblicità, visto che ormai si è messo in testa di voler diventare un DJ famoso. Mi ha fatto giurare di esserci questa sera e vorrei che venissi anche tu. –
Arricciai il naso. – Non lo so, Marshall. Domani devo passare la giornata con mio padre e la moglie e un dopo sbronza di quarto livello non mi aiuterebbe a mantenere la calma. –
Lui mi guardò con gli occhi dolci. – Oh, andiamo, non devi per forza scolarti tutte le bevande che ci sono. Ci vai per divertirti. –
Sbuffai. – Il tuo sguardo da cane bastonato potrà anche funzionare con Lucia, ma con me no. –
Incrociò le braccia sul petto e mise il muso. Repressi l'impulso di abbracciarlo e scoppiare a ridere, come facevo quando, da piccoli, usava lo stesso metodo bastardo per ottenere ciò che voleva.
– Ti odio. – affermai sorridendo, anche se poco convinta. – Va bene, verrò a questa festa. –
Lui sorrise sornione, come se avesse appena vinto alla lotteria. – Vedrai, ti piacerà. Ti farò conoscere un po' di amici e... oh, quasi dimenticavo: hai qualcosa di... sexy da mettere? –
Lo guardai torva, ma alla fine decisi che una serata un po' diversa non mi avrebbe di certo ucciso. Del resto non conoscevo nessuno degli amici di Marshall e non mi importava di fare brutte figure. – D'accordo. Dammi un'oretta e sono pronta. –
Lui mi sorrise e si sedette sul divano, iniziando a messaggiare con qualcuno. Mi ritrovai a pensare di voler sapere chi fosse la persona dall'altro lato del telefono, ma poi scossi la testa e mi andai a cambiare: avevo una festa a cui partecipare.
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Angolo d'autore.
Ciao a tutti! Approfitto di questo piccolo spazio per ringraziare tutti voi che state leggendo la mia storia. Mi farebbe molto piacere sentire i vostri pareri a riguardo! Sono stata una settimana lontana dal mio amato computer, ma non tutto il male vien per nuocere: ho in mente gran parte della storia, di come continuarla e di come renderla avvincente. Questi capitoli sono un po' lenti, forse, ma cercherò di farmi perdonare. A presto,
Crystal :)
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Just friends
Teen FictionAudrey è una ragazza con un passato difficile: da piccola è stata abbandonata da suo padre e dal suo migliore amico, situazione che l'ha costretta a costruire intorno a sé un muro di sfiducia e incertezza e che pian piano l'ha spinta nel baratro del...