– Marshall è in casa? – chiese la voce melensa di Alice.
– No. Sì. – risposero all'unisono Raf e Raoul. Immaginai Alice fulminarli con lo sguardo, con una delle sue sopracciglia ben disegnate alzate.
Raoul si precipitò a spiegare. – È rientrato da poco. Era andato a... correre e si è improvvisamente sentito male e... quindi ora è in camera sua. –
– Vado a vedere come sta. – Decretò Alice.
Sentii dei passi nel salone, che si fermarono dopo qualche secondo. Mi ero già tuffato sul letto in attesa dell'inevitabile strigliata da parte della mia ragazza, ma sentii la voce di Raoul a pochi passi dalla mia camera da letto.
– Meglio di no! – urlò Raoul, facendo arrestare Alice sul posto. – Finalmente è riuscito ad addormentarsi e sono sicuro che sotto quella faccia da stronza patentata nascondi un lato buono che ti permette di pensare non solo a te stessa, ma anche agli altri. –
Dopo un lungo momento di silenzio, sentii il suono di uno schiaffo e dei tacchi che si allontanavano. Sentii sbattere la porta e poi ancora silenzio. Sorrisi, buttandomi sul letto e segnandomi mentalmente di ringraziare quei due pagliacci.
La sera uscii dalla mia stanza più perché ero affamato che per la voglia di parlare. Appena misi piede fuori dalla camera, sentii un profumino familiare provenire dalla cucina. Mi diressi verso la cucina con un sorriso: Raf stava preparando una torta al cioccolato.
Ormai quella era diventata la nostra ricetta preferita – nonché l'unica che Raf sapesse fare: ogni volta che uno di noi tre era di cattivo umore, Raf tirava fuori Nutella, ganache al cioccolato e tutti gli ingredienti necessari per sfornare la nostra "torta della felicità".
Mi sedetti sul tavolo in silenzio, dondolando le gambe davanti a me. Iniziai a fissare il pavimento e poco dopo nel mio campo visivo entrarono le scarpe bianche e nere di Raoul. Deglutii e aspettai qualche secondo prima di guardare il mio coinquilino in faccia. Quando alla fine incrociai il suo sguardo, ciò che vidi non era propriamente il ritratto della felicità: Raoul aveva le braccia incrociate sul petto e l'espressione di un pazzo omicida che sta per uccidere la sua prossima vittima.
– Posso fare qualcosa per te? – gli chiesi con un sorriso, piegando la testa da un lato.
Pessima scelta: lui batté un piede a terra mantenendo un ritmo abbastanza veloce e per un momento pensai che mi volesse picchiare.
Alla fine, però, si limitò ad allargare le narici e assottigliare lo sguardo. – Potresti almeno ringraziarmi, dato che ti ho parato il culo con quell'oca della tua ragazza. –
Ignorò la mia espressione da non-chiamarla-oca e continuò parlare. – Mi sono beccato un ceffone per colpa tua. –
Mi trattenni dal ridere, consapevole del fatto che probabilmente, se avessi anche solo accennato un sorriso, mi avrebbe impiccato seduta stante allo spoglio lampadario della cucina. Lo guardai con l'espressione di un cucciolo bastonato ed esibii la mia espressione migliore di amico pentito.
Lui sbuffò ancora, ma alla fine si sedette accanto a me, dandomi una pacca sulla spalla. – Ti perdono solo perché Raf ha fatto la mia torta preferita. –
Raf strizzò l'occhio nella nostra direzione e ci mandò un bacio dalla parte opposta della cucina. Restammo in silenzio finché Raf non sfornò il dolce, poi ne spazzolammo una metà solo io e Raoul.
– Ogni tanto dovresti assaggiare quello che prepari. – gli consigliò Raoul, addentando la terza fetta di torta. Rimase con il dolce a mezz'aria e fissò Raf per un momento. – Oppure tutto questo è solo una scusa per avvelenarci... –
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Just friends
Teen FictionAudrey è una ragazza con un passato difficile: da piccola è stata abbandonata da suo padre e dal suo migliore amico, situazione che l'ha costretta a costruire intorno a sé un muro di sfiducia e incertezza e che pian piano l'ha spinta nel baratro del...