Capitolo 74

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Mi risvegliai su una sedia fredda e scomoda. Qualcuno mi aveva alzato le gambe e avevo un pacco di ghiaccio posato sulla testa, che ancora pulsava per il dolore.
Aprii gli occhi e Tay fu il primo ad entrare nel mio campo visivo.
- Edith! Oh mio Dio, mi hai fatto morire dentro! Che ti e' successo? Mi hanno chiamato e... -
- Hey, amico. Lasciala respirare. - lo incito' una voce bassa alla sua destra. Voltai lentamente la testa, quel che bastava per vedere l'uomo che aveva parlato.
Era un ragazzo di non piu' di venticinque anni, con un piercing sul sopracciglio e un dilatatore all'orecchio sinistro. Indossava una maglietta mimetica attillata e un paio di jeans neri strappati.
Tornai a fissare Tay e lui alzo' le sopracciglia, per farmi capire che neanche lui aveva un'idea di quello che stava succedendo.
- Perche' sono qui? - chiesi con voce flebile.
Il ragazzo si sposto' leggermente, quel tanto che bastava per farmi tornare a guardarlo senza dover muovere la testa.
- Cosa ricordi? - chiese lui, prendendo una sedia e sedendosi di fronte a me.
Deglutii e i ricordi di quella stessa sera mi tornarono in mente come una doccia fredda. - Stavo andando da Tay e... penso di aver preso la strada sbagliata e... due uomini... -
Iniziai ad agitarmi e lui mi prese per le spalle. - Non muoverti. Aspetta, ti aiuto io. Vuoi alzarti a sedere? -
Io annuii e lui si alzo' dalla sedia atleticamente e, dopo avermi messo una mano dietro la schiena e una a sorreggermi la nuca, mi fece lentamente sedere.
Impiegai un momento prima di riuscire a mettere a fuoco cio' che mi circondava, ma in quel momento mi sentivo abbastanza bene.
Fissai il ragazzo che mi aveva aiutata, che ancora teneva le mani a contatto con il mio corpo. Non avrvo bisogno di guardargli le braccia per poter dire che era piuttosto muscoloso. E attraente.
- Ti senti meglio? - chiese lui dolcemente.
Annuii. - Grazie. -
Lui fece un mezzo sorriso e la stessa fossetta di Marshall gli apparve sulla guancia destra.
Rimasi un attimo interdetta, notando solo in quel momento che aveva gli occhi marrone chiaro, che sfumavano in verde agli estremi.
Lui discacco' lo sguardo e si alzo'. Io ripresi a respirare solo in quel momento.
Tay mi fu subito accanto e mi allungo' un bicchiere d'acqua. Lo presi e iniziai a sorseggiare senza staccare gli occhi da quel ragazzo. Non sapevo perche', ma era come una calamita per me.
Quando poi usci' dalla stanza, Taye io rimanemmo soli e lui non perse tempo.
- Che diamine e' successo? Quando mi hanno chiamato ho pensato che non ti avrei rivista mai piu'! Che ci facevi nel bel mezzo del nulla? -
Staccai gli occhi dalla porta e mi sforzai di guardarlo negli occhi e prestargli attenzione. - Ti hanno chiamato? -
Lui sbuffo', incrociando le braccia al petto. - Ovvio. Sono il primo contatto nella tua rubrica e l'unica persona che chiami almeno tre volte al giorno, ricordi? -
Feci un mezzo sorriso ricordando il giorno in cui avevo deciso di salvarlo in rubrica come AAA Tay e lui aveva iniziato a camminare in circolo, arrabbiato perche' quel nome non si addiceva al suo stile.
Eppure quello era il modo in cui mia madre mi aveva insegnato a registrare i contatti urgenti. Modo che si era rivelato efficace, a quanto pare.
- Non arrabbiarti, per favore. - esibii la mia faccia da cucciolo, anche se mi provoco' una leggera pulsazione alla base della nuca.
Lui mi fisso' per un momento con un sopracciglio alzato, poi si sedette accanto a me, prendendomi una mano tra le sue. - Ero cosi' preoccupato per te. Quando mi hanno chiamato dicendomi che eri stata attaccata io... Non sapevo che fare. Ho pensato di chiamare tuo padre... -
- Non, ti prego. -
Il mio tono supplicante sembro' bloccarlo per un secondo. - Non l'ho chiamato. Ma dovresti farlo tu stessa. -
Deglutii. - Dove siamo? -
- In una piccola clinica privata non troppo lontana dalla boutique di Cassandra. - rispose lui, anche se non sebrava affatto contento del mio cambio di argomento. - Quel tipo ti ha portata qui e poi mi ha chiamato. Per telefono mi ha chiesto se ero un parente e io ho risposto che ero la persona piu' vicina a te in auel momento. -
- Ti rngrazio, Tay. -
- Ma cio' non cambia il fatto che dovresti chiamare tuo padre. - mi rimbecco' lui.
Aprii la bocca per rispondere, ma la porta si apri' di nuovo e il ragazzo si avvio' verso la mia sedia a passo spedito, allungando una cartellina giallognola nella mia direzione.
Questi sono i risultati dei test che abbiamo deciso di fare su di te. Niente di grave, come puoi vedere. -
Si abbasso' sulle ginocchia in fronte a me e apri' la cartellina, estraendone alcuni fogli pieni di parole strane e numeri con troppe cifre.
Notando la mia espressione sbigottita, mi fece un occhiolino. - Queste parolacce dicono solo che stai bene, ma che hai battuto la testa contro l'asfalto abbastanza forte. Quindi potresti avere una forte emicrania per un paio di giorni. I medici hanno detto che sarebbe meglio che tu restassi a casa e ti rilassassi per almeno due giorni. -
- Ma devo andare a scuola. - replicai.
Lui alzo' un sopracciglio, lo stesso che Marshall alzava di solito. - Sei la prima persona che conosco che preferisce andare a scuola piuttosto che starsene a casa. -
- Non sono di qui. - gli rivelai, anche se il mio accento non aveva bisogno di spiegazioni. - Vengo dall'Ohio e sono qui solo per studiare. Non posso mancare due giorni di scuola, o rimarro' indietro. -
- Sono sicuro che puoi chiedere a qualche amica di darti una mano. -
Lasciai vagare lo sguardo nella stanza, pensando alla reazione di Noemi non appena le avessi detto cosa era successo.
- Non devi dare spiegazioni a nessuno, se non vuoi. - mi suggeri' lui, seguendo il filo dei miei pensieri. - Ma io mi assicurerei di farlo presente ai tuoi genitori. Sicuramente saranno entrambi in pensiero. -
- Mia mamma. - lo corressi. - Lo diro' a mia mamma. -
Lui annui' e sorrise. - Le mamme sono le migliori, niente in contrario. -
Una dottoressa entro' in quel momento per lasciarmi una piccola confezione verde di pasticche. - Prendine una al mattino e una alla sera finche' l'emicrania non ti sara' passata definitivamente. Non dovrebbe essere piu' di tre giorni, comunque. -
La ringraziai e lei spari' in un'altra sala.
Tay si rivolse al ragazzo che era ancora seduto di fronte a me. - Ti ringrazio. Non penso di aver capito il tuo nome. -
- Questo e' perche' non mi sono presentato. - lui gli strinse una mano. - Sono Gabriele, piacere. -
Tay gli strinse la mano per un po'. - Piacere mio, Ga... Gra... -
- Gabriele. - ripete' lui, sorridendo. Le guance di Tay si colorarono leggermente di rosa.
- Scusa, e' che non siamo proprio di qui. - disse Tay.
- Hey, non preoccuparti. - rispose lui. - Posso capirlo. Voi, invece? Qual e' il vostro nome? Insomma, conosco il tuo nome perche' l'ho letto sui tuoi documenti... Audrey, giusto? -
Mi piaceva davvero il modo in cui pronunciava il mio nome. - Esatto. Fammi vedere se riesco a pronuciare il tuo nome... Gabriele? -
Lui annui' soddisfatto. - Perfetto! Hai un'ottima pronuncia per non essere di qui. -
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Io sono Taylor, ma tutti mi chiamano Tay. - si presento' il mio migliore amico, prendendo la palla al balzo. - Sto lavorando al mio italiano, ma e' ancora molto... ew. -
Lui gli sorrise. - Non e' male, effettivamente. -
Lanciai un'occhiata all'orologio ed evitai per poco un attacco di panico. - Sono le nove! Dobbiamo assolutamente tornare a casa. Non volevo andare in giro di notte... -
Tay mi prese per mano. - Okay, aspettami qui, torno a casa e vado a prendere la macchina. -
Socssi la testa. - E' un'idea stupida. -
- Posso portarvi io a casa, se volete. - si intromise Gabriele. - Lavoro con la polizia, prometto di portarvi a casa sani e salvi. -
Tay e io ci scambiammo un'occhiata e alla fine decidemmo che sarebbe stato meglio che prendere la metropolitana di notte, anche se in un primo momento non volevo accettare assolutamente un passaggio da uno sconosciuto.
Ma qualcosa in lui mi diceva che avrei fatto meglio a fidarmi di lui.
Tay tiro' fuori il suo portafoglio. - Quanto dobbbiamo pagare per le visite di Audrey? -
- Il fatto che lei sia stata attaccata agevola la situazione. - incontrando l'espressione infuriata di Tay, Gabriele si affretto' a spiegare. - Non letteralmente. Ma in questo caso l'ospedale ha deciso di farvi pagare solo per le medicine, che non sono piu' di dieci euro. -
Tay lo fisso' per un momento, poi ando' a parlare con la segretaria per pagare le mie medicine.
- Mi dispiace che tu sia dovuto rimanere qui per tutto tempo. - mi scusai.
- Hey, non preoccuparti. Dopo tutto questo e' il mio lavoro. -
- Posso chiederti di cosa ti occupi? - chiesi io.
Lui rispose senza problemi. - Sono un agente di polizia. Di solito lavoro in borghese, ossia non devo indossare una divisa. -
- Sembra un lavoro interessante. - commentai.
Lui scrollo' le spalle. - E' un lavoro che paga. E che mi piace. -
- Penso che quella sia la parte piu' importante. -
- Lo penso anche io. - disse sorridendo. Poi sposto' lo sguardo su Tay. - Okay, possiami andare. Ce la fai a camminare? -
Annuii, ma alla fine dovette aiutarmi per impedirmi di cadere a faccia avanti. Le sue braccia possenti bloccarono la caduta senza problemi e lui decise che sarebbe stato meglio sorreggermi.
Arrivammo davanti alla dua macchina - una Lancia Delta blu - e lui mi fece sedere comodamente sul sedile anteriore.
- Scusa amico. - si rivolse a Tay, mettendo in moto l'auto. - Prometto che non ti trattero' come un galeotto, anche se sei seduto sul sedile posteriore. -
Tay fece una smorfia e uno scoppiai a ridere delicatamente.
Gabriele mi guardo'. - Hai un bellissimo sorriso. -
Lo ringraziai, sentendo le guance arrossarsi.
Tay fece schioccare la lingua sul palato. - Possiamo andare, adesso? -
Gabriele alzo' le mani, suscitandomi una risata. Poi parti', seguendo le indicazioni del TomTom.

Arrivammo a casa nostra quasi un'ora dopo, visto che uscire dal centro di Roma era letteralmente un inferno: macchine ovunque, semafori che diventavano rossi nel solo vederci, pedoni che attraversavano la strada come se non ci fosse un domani...
Alla fine arrivammo sani e salvi a destinazione e Gabriele spense l'auto.
- Grazie mille del passaggio. - dissi io sorridendo. - Mi ha fatto piacere conoscerti. -
Lui mi fisso' con quel suo sorriso disarmante. - Il piacere e' stato tutto mio. Sembri davvero una ragazza in gamba. -
Roteai gli occhi. - Una ragazza che non riesce neanche a salvarsi da due tipi che la stanno attaccando. -
Lui si corruccio', diventando improvvisamente serio. - Hey, quei due tipi ti avrebbero fatto del male. E tu sei stata eccezionale nel darmi tempo per arrivare. Non devi mai dubitare delle tue doti. -
Spinsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lui mi sorrise gentilmente, facendomi arrossire un po'.
- Vuoi... uhm... vuoi salire per un attimo? - sentii la mia voce chiedere. Chiusi subito la bocca: perche' mai stavo invitando uno sconosciuto - sexy, ma pur sempre uno sconosciuto - a casa mia?!
Lui sorrise. - Ti ringrazio. Ma credo sia meglio che tu vada a riposare per un po'. E penso che se accettassi il tuo fidanzato mi staccherebbe la testa a morsi. -
- Oh! Lui non e' il mio fidanzato! - puntalizzai io, scoppiando a ridere. - E Tay non farebbe mai una cosa del genere! -
- Mettimi alla prova. - commento' Tay a mezzo tono.
Aprii la bocca e lo fissai. Stavo per dirgli che non era un comportamento adatto da adottare con un ragazzo che si era offerto di darci un passaggio.
Ma Gabriele stronco' il mio discorso sul nascere. - Hey, amico! Tutto a posto, non ho intenzione di salire. Ma grazie lo stesso. -
Mi fece l'occhiolino e sentii il cuore mancarmi un battito. Tay sbuffo' e apri' la portiera. - Grazie del passaggio, amico. Ma adesso dobbiamo proprio andare. -
Richiuse la portiera con forza e mi aspetto' sul marciapiede a braccia incrociate.
Mi girai verso Gabriele e cercai di guardarlo negli occhi. Non appena i nostri sguardi si incrociarono, mi persi nei suoi occhi e non riuscii a spostare lo sguardo da un'altra parte.
Tay busso' sul finestrino, facendo movimenti enormi con le braccia, come se stesse dirigendo un aereo lungo la pista di atterraggio.
Mi risvegliai dal mio stato di semi incoscienza e aprii la portiera. Prima di scendere gli sorrisi, non sapendo cosa dire.
- E' stato bello conoscerti, Audrey. Carca di non cacciarti nei guai o dovro' venirti a prendere. - mi fece l'occhiolino e io per poco non mancai il marciapiede scendendo dalla macchina.
Tay mi prese sotto braccio, aiutandomi ad avviarmi verso il portone.
Arrivati sulla soglia della porta, mi girai verso la strada e, mentre Gabriele ripartiva, potei giurare di averlo visto sorridere.

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Angolo autrice:
Probabilmente adesso vi verra' un attacco di cuore perche' ho pubblicato in anticipo per la prima volta in vita mia. Ma molti si stavano chiedendo chi fosse l'angelo misterioso e... eccovi accontentati!
Non so cosa ne pensate voi, ma Gabriele mi piace! Sembra un tipo carino, ah?
Comunque... ne volevo approfittare per ringraziarvi per tutti i commenti che lasciate. Siete carinissimi! A presto ;)

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