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ASHLEY

Siamo rientrate da un pezzo, ma io ho ancora l'adrenalina nel sangue. Mi sono divertita come non mai, Cass è... pazza?

Non si era mai comportata così, non l'avevo mai vista ridere, scherzare e fare tutto quel casino, non rientra nei suoi comportamenti standard.

Il bello è che mi ha trascinata. Seth non si è tirata indietro, ma è rimasta comunque se stessa, lei, invece...

Mi butto sul letto a braccia aperte, il piumone mi abbraccia ed è così morbido... mi tiro su, inizio a spogliarmi per indossare il pigiama e andare a dormire.

Canticchio un pezzo dei Daft Punk, uno di quelli che abbiamo ballato, e penso che l'elettronica non è poi così male.

Mi tornano in mente i ragazzi, quei barbagianni che sono rimasti tutto il tempo al bancone del bar. A bere, come al solito, e a confabulare di chissà cosa.

Ho incrociato qualche volta lo sguardo di Jean, un po' mi vergognavo. Non so se per gli abiti o per il fatto che mi stesse guardando, però... mi ha smosso qualcosa.

Se ripenso all'altra sera, sento ancora il cervello esplodere in mille pezzi. Non riesco a guardarlo in faccia, quello che provo mi fa... strano.

Ma che ci posso fare? Jean ha diciott'anni solo sulla carta, sembra più adulto.

Mi tornano in mente le sue parole, quando ha detto che mi avrebbe lasciata in pace.

Vorrei tanto il contrario, vorrei che continuasse a importunarmi.

...ma cosa sto pensando? Sono arrossita di nuovo.

Beh, a me è piaciuto. Se non fosse stato per quei dannati pensieri intrusivi, forse... noi avremmo...

Scuoto il capo, riprendo a infilare il pigiama.

Forse dovrei essere io ad andare da lui, stavolta.

Certo, con quale coraggio?

Passeggio avanti a indietro per la stanza. Jean mi piace, va bene, ma... voglio davvero portare avanti questa cosa, qualsiasi essa sia?

Il vetro della finestra scricchiola e mi giro. Strano, non c'è vento stasera.

Spengo la luce e mi avvicino al letto, scosto le coperte... un altro rumore, più forte.

Ma che succede?

Apro la finestra, non vedo nulla d'insolito, mi affaccio.

In strada, c'è Jean. Ha il braccio alzato, sembra debba lanciare qualcosa... è un sassolino quello che ha in mano?

Stavolta non posso evitare il suo sguardo, è magnetico, non riesco a spostare il mio. Quegli occhi...

Lui indica la porta e si avvia verso l'entrata del palazzo, io chiudo la finestra. Sento il cuore battermi nelle tempie, il cervello mi va in tilt.

E adesso?

Apro piano la porta per non svegliare Cass, vado in punta di piedi verso l'uscio di casa.

Rifletto: questa è la mia occasione, posso farmi coraggio e dirgli che non voglio che si allontani da me, che voglio andare avanti, provarci.

Sento i suoi passi, sta praticamente correndo sulle scale e si palesa in pochi secondi sul pianerottolo. Apro la bocca ma non riesco a dire niente: lui mi travolge, mi prende il viso, mi bacia, mi stringe. Le sue mani premono sulla mia schiena, sulla nuca, mi tengono i polsi.

«Non ci riesco», lo dice tra un bacio e l'altro, «non riesco a starti lontano.»

Mi riempie di gioia, sono stupita da me stessa. Lo trascino in casa, mi stacco da lui, chiudo la porta a chiave.

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