CAPITOLO 1 - Tancredi

110 12 6
                                    

- Grazie a lei, signora. - sorrido alla cliente che mi ha appena consegnato le chiavi della sua suite. - Sono felice che il soggiorno sia stato di suo gradimento. -

- Ho apprezzato ogni secondo in questo hotel. Davvero. -

- Ne sono lieto. -

- Saluti il ragazzo tanto simpatico di questa mattina. -

- Sarà fatto. -

La guardo andare via, sollevato che sia filato tutto liscio. Ho sempre il fiato sospeso, quando si tratta delle suite. Può succedere qualunque cosa e, soprattutto, basta un petalo di rosa fuori posto per far infuriare i clienti più ricchi. Suppongo tutti quei soldi rendano le persone estremamente stressate. Li ho anch'io, eppure non sono così.

- Lavorare in un cantiere sarebbe meno stancante. - Brando esce dal mio ufficio, sbadigliando. - Sono distrutto. -

- La signora Martini mi ha detto di salutarti. -

- Ah! - scoppia a ridere. - Stamattina ci ha provato con me. -

- E tu le hai dato corda, scommetto. -

- Ovvio! Le milf sono sempre gradite, fratellone. -

- Sei peggio di Ascanio, sul serio. - borbotto, scuotendo la testa. - Chiama qualcuno a sostituirmi, vorrei dare un'occhiata alla mamma. -

- Sei preoccupato per lei? -

- Un po'. - abbasso lo sguardo. - Sono passati solo tre giorni, penso sia un po' presto per trarre delle conclusioni, però... - esito. - Temo possa crollare. -

- Papà era ancora il suo punto di riferimento, nonostante la malattia. -

Anche il mio. - Già. -

- Vai, ti sostituisco io qui. -

Mi avvio verso l'ascensore privato, per raggiungere l'ultimissimo piano dell'hotel, dove si trova l'appartamento in cui vivono tutti i miei ricordi migliori. Da figlio maggiore, ho avuto la fortuna di godermi papà per più tempo di tutti, dopo la mamma. Fin da bambino, mi ha portato con sé dietro il bancone della reception, insegnandomi tutto quello che so oggi. Mi ha permesso di diventare un uomo con dei valori e degli obiettivi. Senza di lui, forse avrei perso la strada, arrivato ad un certo punto. Ma, adesso, è proprio lui che ho perso e mi sento vuoto.

Mi manca un pezzo.

- Tancredi... - mia madre è davanti la porta. Il completo nero è una nota troppo stonata con la sua personalità. Come il suono fastidioso di un pianoforte non accordato. - Che ci fai qui? -

- Sono passato a trovarti, prima di tornare a casa. - entro nell'appartamento. Le tende sono tutte chiuse e la luce è soffusa. Ci si vede a malapena. - Perché è tutto spento? -

- Stavo per andare a dormire. -

- Ma è ora di cena. -

- Non ho molta fame. -

- Mamma. - le metto le mani sulle spalle. - Papà non avrebbe voluto questo. -

- Tuo padre è morto, Tancredi. -

- Non è morto. - premo il palmo sul suo cuore. - È ancora qui. -

- Dio, gli assomigli così tanto... - singhiozza. - Hai tutto di lui... -

- Vieni qui. - la abbraccio, perché è di questo che ha bisogno. Sostegno. Una parola di conforto. Calore umano.

- Cosa farei senza di te? - mi stringe forte. - Sei sempre stato il mio bambino dolce e sensibile. Confortavi sempre i tuoi fratelli, quando ne avevano bisogno e adesso devi confortare anche la tua vecchia madre. -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora