CAPITOLO 65 - Nives

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Ci siamo. È arrivato il momento.

Appoggio il pugno sulla porta di casa Ferrari, ma non ho il coraggio di bussare. Eppure, devo farlo. Devo entrare. Devo affrontare mia madre.

Forse l'opzione migliore è il campanello.

Pigio il dito sul piccolo pulsante, facendo un respiro profondo.

Posso farcela.

- Ti aspettavo. - il sorriso di Elena mi fa rilassare un pochino. - Ci sono io con te, non preoccuparti. -

La seguo in soggiorno, sentendo le gambe tremare come foglie scosse dal vento. Quando studiavo neurochirurgia, non ho mai avuto così tanta paura di operare qualcuno al cervello. Adesso, mi sembra di essere diretta verso il patibolo, è assurdo.

- Ciao, Nives. - mia madre si alza in piedi, quando mi vede.

- Ciao. -

- Come stai? -

- Bene. -

- Nives, ti va un caffè? - Elena mi fa sedere sulla poltrona. - O un tè, magari? -

- Meglio il tè. Grazie. -

- Credevo salisse anche Tancredi. - me ne versa un po' in una tazza di porcellana. L'avevo vista nella cristalliera, ne ha una collezione meravigliosa.

- Salirà tra poco. - ne bevo un sorso, sentendo il liquido caldo rilassare tutti i miei muscoli. O quasi.

Il caso ha voluto che abbia indossato un maglione largo, oggi, perciò la mia pancia non è visibile a primo impatto. Ho l'istinto di toccarla, ma per il momento mi trattengo.

- Giulia, ne gradisci ancora un po'? - Elena si avvicina a lei con la teiera.

- Grazie. - mia madre si lascia riempire la tazza. - Dovrai dirmi dove hai preso questa collezione, Elena. Sono pezzi uno più bello dell'altro. -

- Oh, non l'ho comprata, in realtà. Era di mia suocera. - si siede dall'altro lato del divano. - Amava il tè e comprava vari pezzi ai mercatini. Le tazze sono tutte diverse proprio per questo motivo. -

- Un'eredità da custodire. -

- Oh, sì. -

La porta d'ingresso si apre di colpo, spaventandomi. È Tancredi e, anche se avrei voluto farcela da sola, sono davvero sollevata che sia qui. Ho bisogno di lui.

- Sono in ritardo? -

- No, no. - sua madre ridacchia. - Il caffè te lo prepari da solo, però. -

- Già preso. - si siede sul bracciolo della mia poltrona, passandomi un braccio sulle spalle. - Tutto bene? - bisbiglia, discretamente.

Annuisco, senza parlare.

- Come sta, Giulia? -

- Perché mi dai ancora del lei? -

- Abitudine. Come stai? -

- Bene. A Palermo si sta meglio, in inverno. Edimburgo sembra il Polo Nord, in questo periodo. - mi lancia un'occhiata. - Nives, va tutto bene? -

Appoggio la tazza vuota sul tavolinetto. - Sì. -

- Sophie è rimasta a casa? -

- No, è alla reception con papà. -

- Ah. - si schiarisce la voce. - Allora, domani è il tuo compleanno... -

Mi viene da ridere. - Dopodomani. -

- Ma il quattro febbraio è dom... -

- Il mio compleanno è il cinque febbraio. -

- Oh, sì, giusto... - ridacchia. - Che tonta, tua sorella è nata il quattro. -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora