CAPITOLO 14 - Nives

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Non sono più me stessa, da quando ho rivisto i miei genitori. La reazione di mia madre mi ha fatto male, ce l'ha con me perché ho lasciato Riccardo e Torino, ma se solo sapesse il motivo...

Vorrei che capisse, in qualche modo, che la mia vita lì era un inferno. Non era nemmeno più vita. Sa che mi sono rotta i polsi, a causa di una crisi di nervi dopo un litigio con Riccardo. È questo che lui le ha raccontato. Come se un essere umano possa essere in grado di spezzarsi da solo le ossa.

Una sporca bugia per nascondere quello che mi aveva fatto.

Quando un giorno è venuta a trovarmi, con papà, avevo un taglio sullo zigomo e il fianco completamente livido. La loro visita non era prevista, quindi è stato colto di sorpresa. E che scusa avrà mai inventato?

"È caduta dalle scale, non ha voluto che la aiutassi a scendere. Il gesso è scivolato sul passamano. Ho cercato di attutire la caduta, ma non sono arrivato in tempo".

Invece era stato lui a spingermi giù per le scale. Lo zigomo si era spaccato contro l'ultimo gradino. Poi mi aveva colpita con il candelabro al fianco.

- Lo so che non stai dormendo. -

Mi rigiro nel letto, voltandomi verso Tancredi. Ha voluto che rimanessi a dormire qui con lui, ieri sera. Ora sono a malapena le sei del mattino e io non ho dormito nemmeno un po'. Ma non poteva sapere che non chiudo occhio da una settimana, ormai. - Scusa, non volevo svegliarti... -

- Non stavo dormendo. - mi accarezza la guancia. - Ascoltavo i tuoi pensieri. -

- Non erano tanto belli. -

- L'ho sentito, sì. Vuoi parlarne con me? -

- Hai le tue cose a cui pensare, non meriti anche le mie. -

- Ho promesso che avrei curato tutte le tue ferite, ricordi? - si avvicina a me. - Se senti il bisogno di sfogarti, io sono qui. -

- Io... - sento formarsi un nodo in gola, mentre le lacrime minacciano di uscire. - Vorrei parlare con mio padre. So che sono ancora qui, ma in un hotel a Mondello. Me lo ha detto Brando, li ha visti in spiaggia. -

- Sì, lo ha detto anche a me. Ti risparmio i commenti. -

Ridacchio. - "Tua madre sembrava un messicano drogato di ecstasy, le mancavano solo i baffi". -

- Dio... - chiude gli occhi, soffocando una risata. - Mi dispiace, a volte esagera. -

- No, è riuscito a strapparmi un sorriso, invece. - gli accarezzo il petto, tracciando dei piccoli cerchi con la punta delle dita. - Mio padre lo ha salutato, quando lei era distratta. -

- Lui capirebbe subito, se gli parlassi. -

- Ho paura di fargli del male. Non voglio riempirlo di preoccupazioni. -

- Ma merita di sapere la verità. Ti vuole bene, penso avrebbe voluto abbracciarti quel giorno. - si porta la mia mano sul cuore. - Pagherei oro per poter riabbracciare mio padre. Non perdere tempo, Nives. Digli la verità. -

- Scusa... -

- Smettila di scusarti. - viene a darmi un bacio. - Vuoi che venga con te? Rimarrò in macchina, così potrai parlare da sola con lui. -

- Lo faresti davvero? -

- Hai dubbi? -

- Mai. - mi accoccolo contro di lui. - Ma non volevo trascinarti in questa storia... -

- Dimentichi che ne faccio parte anch'io. E poi... - passa una mano dietro la mia schiena, giocherellando con i ganci del reggiseno. - ...un giorno sarà mio suocero, dobbiamo iniziare a conoscerci, no? -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora