CAPITOLO 34 - Tancredi

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Una parte di me è felice per la spiaggia privata collegata alla villa. L'altra, è comunque consapevole che le persone nei dintorni possano vedere Nives.

Quel bikini blu, per quanto sia semplice e senza fronzoli, mi sta facendo impazzire. Non ho mai provato un tale attaccamento verso una donna. Con Federica non è mai stato così. Ho insistito per sposarla perché voleva farlo Riccardo. E maledico quel giorno. Avrei potuto lasciargliela, mi sarei risparmiato un sacco di traumi che mi perseguitano ancora oggi. Nives, soprattutto, oggi sarebbe uno dei migliori neurochirurghi d'Italia.

Mentre la osservo dormire, stesa a pancia in giù sulla sua asciugamano all'ombra, non posso fare a meno di pensarci. Come sarebbero andate le cose, se nessuno dei due si fosse sposato? Ci saremmo incontrati comunque, prima o poi? Oppure no? Due destini si incontrano sempre per un motivo. Nessuno dei due ha vissuto un amore sano, prima di questo momento. Dovevamo essere distrutti, prima di trovarci?

Quando Federica mi insultava, per poi andarsene e tornare a casa decisamente ubriaca e in lacrime, pensavo spesso alle parole de "La coscienza di Zeno". Parole che avevano un senso e in cui leggevo il mio riflesso.

Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità?

Incapace. Ecco come mi sentivo. Perennemente. Ogni maledetto giorno. Ogni maledetta ora. Ogni maledetto minuto. Ogni maledetto secondo.

Oggi invece penso ad un'altra frase, in cui ancora una volta mi rispecchio, ma in modo diverso.

L'amore sano è quello che abbraccia una donna sola e intera, compreso il suo carattere e la sua intelligenza.

E le sue paure, aggiungerei. I suoi dubbi. Le sue insicurezze.

Mi avvicino per baciarle la fronte, felice di essere qui con lei. Quando apre gli occhi, non posso fare a meno di sorridere. - Buongiorno, bella addormentata... -

- Buongiorno, mio bel principe... - scivola contro di me. - Mi sentivo osservata. -

- Colpa mia. - ridacchio. - Sembravi così rilassata, però... -

- Lo ero. Questo piccolo angolo di paradiso mi sta facendo davvero bene. -

- Lieto di sentirlo. - le tolgo una ciocca di capelli dal viso. - Dio, quanto sei bella... -

- E tu? - mi passa una mano sugli addominali, facendomi rabbrividire nonostante il caldo. - Vederti in costume è tutta un'altra storia, sai? -

- Mi hai visto senza, ti ricordo. -

- Ma quello è uno spettacolo riservato solo a me. - fa scorrere il palmo sul mio petto, fermandosi sul retro del collo. - Così possono vederti tutte. -

- E io che dovrei dire, eh? - infilo l'indice nel bordo degli slip del suo bikini. - Hai idea di quante teste si gireranno? -

Scoppia a ridere. - Sembriamo due ragazzini. -

- Beh, da quando sto con te mi sento di nuovo un ventenne. Mi sembra di avere la stessa energia di Brando. -

- Ma a Brando piacciono le vecchie. -

- Ehi, ho detto che io mi sento ringiovanito. Tu sei rimasta a trentasette anni. -

- Scemo! - mi colpisce scherzosamente la spalla, ridendo. - La metti così? Va bene! -

Mi butto sopra di lei, schiacciandola con il mio peso. - Ti amo. -

- Io di più. - incolla le labbra alle mie, facendomi dimenticare tutto il resto. Anche dove ci troviamo. - Ma sei ancora convinto di volermi a casa tua? Non voglio invadere i tuoi spazi. -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora