CAPITOLO 15 - Tancredi

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- Sicura di non voler venire a casa mia? - fermo la macchina davanti l'edificio di Nives. - Sai che non mi dispiace. -

- Sicura. - si sporge a baciarmi. - Hai ancora bisogno dei tuoi spazi e io dei miei. Non acceleriamo troppo i tempi. -

Non dopo quello che ha detto suo padre, una settimana fa. Ha dato per scontato che amassi alla follia sua figlia, quando non sa che stiamo insieme da quindici giorni. Ufficialmente. So che quello che provo per lei è forte, nonostante sia passato poco tempo, ma non è ancora amore a tutti gli effetti. Un inizio. - Hai ragione. - intensifico il bacio. - Riposati, ci vediamo domani. -

- Anche tu. - apre la portiera. - E fai colazione, domani mattina. -

- Sissignora. - ridacchio, facendole l'occhiolino. - Ma preferisco avere te per colazione. -

La guardo andare via e aspetto che abbia chiuso la porta, prima di fare inversione verso casa. Alla reception, da quando c'è anche lei, fila tutto liscio. Ci sa fare con i clienti, anche con i più difficili, e il fatto che parli fluentemente l'inglese aiuta molto con i turisti. È perfetta.

Il bluetooth della mia auto inizia a lampeggiare, segnalandomi l'arrivo di una chiamata. Schiaccio il pulsante di risposta sul volante, felice di vedere il nome di Vittoria. - Ciao, Vittoria! Mio fratello ti ha già fatta impazzire? -

Dall'altro capo c'è un lungo silenzio, ma quando sento un singhiozzo vado nel panico. È successo qualcosa ad Ascanio? L'ha trattata male? Cosa diavolo potrebbe essere successo!?

- Cos'è successo? Perché stai piangendo? -

- Potresti andare...a prendere Brutus? È dal toelettatore... -

- Sì...ma perché stai piangendo, Vittoria? -

- Io non le ho detto quelle cose... -

Non sto capendo niente. - Quali cose? E a chi? -

- Paige era qui... - singhiozza di nuovo. - Aveva un audio con la mia voce. Ma io non le ho detto quelle cose. È stata lei a dirle a me, l'ultima volta. -

C'è un motivo se quella Paige Bergman non mi è mai piaciuta. O forse più di uno. È una manipolatrice di prima categoria, una specie di mix letale di Federica e Riccardo. Sa mentire e, soprattutto, sa farsi credere da quell'idiota di mio fratello. - Che cosa? - le chiedo, con calma.

- Che sono un'illusa. Che questo non è il mio posto. Che non vincerò mai contro di lei. Ma in quell'audio c'era la mia voce. - la sua voce si spezza ancora. - Te lo giuro, Tancredi, io non le ho detto quelle cose. Abbiamo discusso, sì. E le ho detto di tornarsene a Capri, perché questo non era il suo posto. Ma poi lei ha detto che questo non era il mio, che ero solo un'illusa e che contro di lei non avrei mai vinto. Ora capisco perché. Ha creduto a lei... -

Ho voglia di prendere Ascanio per il collo e strangolarlo. Oltre a spezzargli l'altra gamba. Come può essere così cieco? E così stupido! - Ho capito. - mi fermo, per chiudere bene la portiera da cui è appena scesa Nives, che la macchina segnala aperta. - Non muoverti, sto arrivando. -

- No, per favore. Vai a prendere Brutus e portalo qui, ma non dirgli niente, ti prego. -

- Vittoria... -

- Per favore. -

Sospiro pesantemente. È più cocciuta di lui, accidenti. - Va bene. Ma tu non muoverti di lì. -

Riaggancio, furioso. Passerà un brutto quarto d'ora, lo giuro. Non è possibile che sia così imbecille. A volte ho seri dubbi che sia mio fratello.

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora