CAPITOLO 64 - Nives

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- Posso? - faccio capolino nella stanza di mia sorella. È ancora a letto, nonostante siano quasi le tre del pomeriggio. Non ha voluto pranzare, ha saltato persino la colazione. - Stavi dormendo? -

- No... -

Mi richiudo la porta alle spalle, avvicinandomi a lei. Ha gli occhi rossi e la federa verde del suo cuscino ha una chiazza scura di lacrime. - Sophie... -

- Sarei dovuta rimanere a Londra... -

- Non dire così. - le accarezzo i capelli biondi. - Vuoi raccontarmi cos'è successo? -

- Ero già in bilico a causa di Riccardo. Con Brando...pensavo di aver trovato un po' di pace, capisci? Però lui non vuole. Ha detto... - ha un singhiozzo. - Ha detto che non vuole stare con me. Non vuole nemmeno provarci. -

- Ti ha spiegato perché? -

- Ha detto che va bene se siamo amici con benefici, ma niente di più. -

- E te lo ha detto prima o dopo? -

- Dopo... -

Ecco perché ci è rimasta così male. Si sente usata. E, anche se potrei passare per quella di parte, la capisco. O meglio, capisco perché sia ridotta in questo stato. Non è bello sentirsi un oggetto. - C'è altro? -

- Sì... - si mette seduta, portandosi le ginocchia al petto. - Mi ha detto che non sono nemmeno il suo tipo. Ha visto che ero disposta a fare sesso con lui e ha colto la palla al balzo. Gli ho chiesto di andare oltre, di provare ad avere un rapporto diverso, non solo basato sul sesso e...è esploso. Letteralmente. Ha iniziato ad urlarmi contro, a dirmi che non dovevo illudermi, che non ha mai fatto intendere qualcosa di diverso. -

Quella notte che li abbiamo sentiti discutere pesantemente. Brando è poi andato a dormire da Elena e, da quel giorno, non è più tornato qui.

- Ho urlato anch'io, poi. Gli ho detto che mi aveva solo usata e che mi faceva schifo. -

Onestamente, come darle torto? - Brando ha sbagliato, non si può negare. Avrebbe dovuto dirtelo prima e non dopo. Doveva mettere le cose in chiaro e dirti ciò che voleva veramente. -

- Mi sono sentita sporca, Nives. - scoppia a piangere. - Che schifo... -

- Vieni qui. - mi siedo sul letto, stringendola tra le braccia. - Passerà, mia piccola Sophieboo. -

- Non mi chiamavi Sophieboo da quando avevo cinque anni. -

- Ti mancava? -

- Per niente. -

- Ma dai, era un nomignolo carino. - ridacchio. - Quando ti chiedevano il nome, rispondevi "Sophie" e poi ti portavi le manine sugli occhi, urlando "Boo". - imito il gesto. - Sophieboo. -

Ride con me. - Questo bambino è fortunato, sai? - si stende, appoggiando la testa sulle mie gambe. La sua guancia è a contatto con la mia pancia. - Ciao, sono la zia Sophie. -

- Non farti sentire da Tancredi. -

- Cioè? -

- Non dire mai "bambino" in sua presenza. -

- Ah, giusto. Lui è team girl. -

- Exactly. -

- Dici che verrà fuori bionda? -

- Senza ombra di dubbio. - rido di nuovo. - Sia io che Tancredi abbiamo i capelli biondi. E in entrambe le famiglie, quello dei capelli biondi è il gene dominante. -

- Giusto. -

- Spero che abbia gli occhi di Tancredi, però. -

- Sono meglio i nostri, senza offesa. - borbotta. - Team occhi verdi. -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora