CAPITOLO 11 - Nives

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- Wow... - sono letteralmente a bocca aperta, mentre varco la soglia della casa di Tancredi. Toni neutri, pulizia, profumo di vaniglia. Questo è letteralmente il soggiorno dei miei sogni. - Ehi, riconosco quelle tende. -

- Sono le stesse del mio ufficio, sì. - ridacchia. - Ti va qualcosa da bere? Un bicchiere di vino, magari? -

- Volentieri. - lo seguo fino in cucina, dove decido di sedermi su uno sgabello, mentre lui si toglie la giacca, arrotola le maniche della camicia fino ai gomiti e prende una bottiglia di vino rosso. Le sue dita si muovono con agilità, mentre tira via il tappo e recupera due calici da un pensile. Seguo ogni sua singola mossa, completamente ipnotizzata, immaginando cos'altro sia in grado di fare con quelle mani.

No, Nives, non pensare a quello...

- Hai caldo? -

- Sì. -

- Vuoi che accenda l'aria condizionata? -

- Ho caldo per colpa tua. -

- Ah. - scoppia a ridere, passandomi il calice. - E come mai hai caldo per colpa mia? -

- Possiamo giocare ad armi pari, signor Ferrari. -

- Sono in netto svantaggio, allora. - si avvicina a me, appoggiandomi le mani sulle cosce nude. - Questo non è armi pari. -

In risposta, bevo un sorso di vino, accavallando le gambe, in modo da bloccare le sue dita. - No? -

Ma Tancredi è più furbo e, con un colpo secco e dolce al tempo stesso, separa di nuovo le mie cosce, allargandole con la forza delle sue braccia. - No. -

- Togliti la camicia, allora. -

- Non sono io quello che ha caldo. -

- Ne sei proprio sicuro? -

I suoi occhi brillano improvvisamente di una nuova luce. Intensa, magnetica, meravigliosa. Sfidandomi, inizia a sbottonarsi la camicia, lasciandola aperta, ma senza toglierla del tutto. Come ho spesso immaginato prima di addormentarmi ogni sera, quella stoffa leggera nascondeva uno spettacolo incredibile. Mi chiedo dove trovi il tempo per rimanere così in forma, ma a questo punto poco importa. La punta del mio indice scorre lentamente tra i solchi dei suoi addominali. La sua pelle rabbrividisce, mentre qualche piccola gocciolina di sudore inizia a formarsi. - Sì, credo abbia caldo anche tu... - mi soffermo sulla fibbia della sua cintura, strattonandolo appena e costringendolo ad avvicinarsi ulteriormente a me. - Cosa vuoi fare, adesso? -

- Non hai idea di quante cose abbia in mente... - si china a baciarmi il collo, strappandomi un sospiro di piacere. - Ma probabilmente una sola notte non basterebbe. -

Ecco che il mio basso ventre inizia a contrarsi quasi dolorosamente. Ma se dobbiamo giocare ad armi pari è ora che la camicia sparisca, perciò la faccio scivolare lungo le sue braccia, per poi lanciarla via. - Ora si ragiona. - le mie mani toccano ogni millimetro della sua pelle esposta, mentre le sue labbra continuano a baciarmi il collo e la spalla. - O forse no... - gli tolgo anche la cintura, infilando la punta delle dita nel bordo dei suoi pantaloni.

Stavolta, mi afferra dolcemente i polsi, bloccandoli sui suoi fianchi. - Giochi sporco, adesso... - bisbiglia. - Ma se vuoi queste armi pari... - mi solleva dallo sgabello, per farmi sedere sulla penisola della cucina. - Allora le avrai. - e mi sfila la camicetta, gettandola a terra, lasciandomi in reggiseno. Lo ammetto, sono uscita a comprare della biancheria decente. Non sono una fan del pizzo, ma anche il cotone fa il suo effetto. Almeno con Tancredi. Tira giù le spalline una per una, accarezzandomi la pelle con una delicatezza che non credevo possibile. Sto tremando, come se avessi freddo, ma è solo eccitazione. - Hai freddo adesso? -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora