CAPITOLO 3 - Nives

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Mi sorprende che Tancredi Ferrari sia un tipo così loquace. È piacevole stare con lui, anche se all'apparenza può sembrare un po' freddo.

- Ecco perché si chiama così. -

- Non è affatto una visione sbagliata. Ha creato questo posto per curare i mali della vita, della quotidianità. Un luogo per spegnere la parte più impegnativa delle persone e permettere loro di tornare a respirare aria pulita e sana. -

- Era esattamente questo il suo concetto. -

Mi ha appena raccontato di come sia nato il nome "Heal Hotel". Suo padre, Manfredi, doveva essere una persona davvero straordinaria.

- Spero di riuscire a portare avanti il suo impero, anche se non sarò mai alla sua altezza. -

- E cosa te lo fa pensare? - mi sporgo appena verso di lui, incuriosita. Stranamente, non ho nessuna paura di approcciarmi a un uomo. O meglio, non ho paura di approcciarmi a lui. Forse perché so che, in un certo senso, ha vissuto il mio stesso inferno a Torino. - A volte le persone ci portano a sentirci delle nullità e sai perché? Perché è ciò che sono loro. E riversano la loro frustrazione su di noi. E noi, di conseguenza, ci sentiamo inferiori, non all'altezza della nostra stessa vita. -

- Ti faceva sentire così? -

- Potrei farti la stessa domanda. -

- Meglio non parlarne. - beve un lungo sorso di vino. - Continuare a farsi del male non ha senso. -

Parla per te, Tancredi. Tu non hai perso quello che ho perso io. - Beh, comunque direi che è ora di andare. - mi alzo in piedi. - Grazie per il vino. -

- E a te grazie per la pizza. -

- Te l'ho detto, ora siamo pari. -

Solleva un sopracciglio, abbozzando un sorrisetto. - Vorresti dire che, dopo stasera, non dovremmo più vederci? -

Apro la bocca per rispondere, ma non viene fuori nessun suono. Rimango completamente di stucco. Non...beh, non me lo aspettavo. Sì, Riccardo non faceva che ripetermi quanto assomigliassi a Tancredi Ferrari, ma...diamine.

- Scusa, forse ho parlato al momento sbagliato. Sarà colpa del vino. -

- No, no. - scuoto la testa. - Scusami. -

- Per cosa? -

Non lo so nemmeno io. - Devo andare. -

- Nives, as... -

Non ha tempo di finire la frase, perché scappo letteralmente via. Accidenti, ma perché mi sento così? Non ha detto niente di male, eppure l'idea di frequentare qualcuno mi terrorizza. Pensavo di averla superata, ho visto in Tancredi calma e tranquillità, ma forse mi sbagliavo.

Il mio trauma è ancora presente e l'ombra di Riccardo mi perseguiterà per tutta la vita.

- Nives! -

Tancredi?

Perché mi sta seguendo? Anzi, inseguendo!

- Nives, aspetta! -

Accelero. Non voglio che mi raggiunga. Non voglio essere vista in questo stato. Non sto piangendo, non sono nel panico, ma l'apatia che mostro fuori non è mai niente di buono. Perché sono certa che con lui potrei crollare, anche se non lo conosco. Perché mi capisce, sa cos'ho passato, sa cosa significhi avere delle cicatrici perennemente sanguinanti.

- Fermati, ti prego. - mi afferra dolcemente il braccio, costringendomi a rallentare. - Non hai avuto nessun incidente. -

Non rispondo. Evidentemente, conosce Riccardo meglio di quanto pensassi.

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora