CAPITOLO 7 - Tancredi

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- Un vestito? -

- Sì, un vestito. -

La commessa della boutique preferita di mia madre mi guarda come se fossi impazzito. - Per la signora Ferrari? -

- No. -

- Conosce la taglia, allora? -

Fisso il suo girovita, ma soltanto per prendere le misure. - Lei che taglia indossa? -

Lo so che non si chiede ad una donna, è come l'età, ma devo regolarmi.

- Io? -

- Sì, lei. -

- Una 44. -

- Una 44, allora. -

- Aspetti, è... - inizia già ad arrossire. Oh, Signore, ma possibile che molte persone fraintendano così in fretta? E così stupidamente, soprattutto? - Beh, non importa. - ridacchia. - Le mostro qualcosa. Ha un colore in particolare che preferisce? -

Penso alla prima cosa che mi ha colpito di Nives: i suoi occhi verde smeraldo. O verde foresta. - Verde. -

- Ottima scelta. Quest'anno è anche di tendenza. -

Ascanio lo avrebbe saputo di sicuro. Per me che non seguo la moda, un colore vale l'altro. Anche se non in questo caso...

- Che ne dice di questo? - mi mostra un vestito aderente, lungo credo fino al polpaccio, con uno spacco sul lato sinistro per niente volgare. A primo impatto, mi piace molto e penso starebbe benissimo sul fisico di Nives. - Non servono nemmeno gioielli, perché le spalline sono decorate da perle bijoux. -

Come se io sapessi cosa siano. - Prendo questo. Vorrei anche delle scarpe. -

- Le consiglio un sandalo dorato. -

- Ottimo. -

- Misura? -

Dunque, Nives è piuttosto alta. Credo superi di un paio di centimetri Vittoria, o comunque siamo lì. - Trentotto. -

Impacchetta tutto, pago e arrivederci.

Prima parte della missione: compiuta.

Mi sono già cambiato, indossando un completo grigio scuro che non mettevo da una vita. Non ricordavo nemmeno di averlo, in realtà. Il ristorante è prenotato. Fuori Palermo. Parecchio fuori. Andremo a Cefalù, dove sì, mi conoscono, ma non così tanto come a casa mia. Che significa? Che le voci gireranno molto di meno.

Non mi vergogno, assolutamente, ma non voglio che i pettegoli di turno si diano troppo da fare. E non voglio che Nives si ritrovi tra i loro artigli.

Quindi mi avvio subito verso casa sua, con larghissimo anticipo è vero, ma ci vorrà più di un'ora per arrivare a Cefalù.

Non so esattamente cosa aspettarmi, dopo quello che è successo stamattina. La sua reazione mi ha spezzato il cuore. Ho capito che Riccardo ha tenuto tutte le sue cose e sono certo che il suo stipendio basti a malapena per affitto, bollette e spesa. Per questo ho voluto farle...un regalo. Avrei potuto prendere dei cioccolatini, e l'idea era quella, ma la pasticceria era chiusa per lutto. Che fortuna, eh? Ma, in fondo, le rose rosse sono estremamente eleganti e sensuali. I cioccolatini si mangiano e basta.

Oh, ci siamo.

Ci siamo.

Cavolo, perché sono ansioso, adesso?

- Rilassati... - sussurro, parcheggiando nello stesso punto di stamattina. - Stai calmo. - prendo tutto quello che mi serve e suono al citofono. Sempre quello di stamattina.

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora