CAPITOLO 27 - Nives

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Tancredi è riuscito finalmente ad avviare una video chiamata, ma le notizie che mi sta dando non sono per niente buone. L'hotel è al sicuro, i lavori sono quasi terminati. Il problema è tutto il resto.

Seduta sul suo divano, ascolto con orrore tutto quello che mi racconta, dalla sua stanza d'albergo a Las Vegas. Non credo abbiano un hotel lì, da quello che ho capito.

- C'è anche mia madre, qui. -

- Sì, l'ho vista andare via. È venuta una donna a prenderla, non so chi fosse. -

- Vittoria, la moglie di Alberto. - si passa una mano dietro la testa, per essere più sollevato. - Il cuscino è scomodo. -

- Solo perché non è il tuo hotel, non significa che tu debba trovare difetti, sai? -

- Vieni qui e dimmi se non è scomodo, allora. -

- Magari potessi. -

- Già... - mi guarda con i suoi occhioni azzurri. - Mi manchi così tanto... -

- Anche tu. -

- Come va, lì? Luca mi ha raccontato che hai salvato una ragazza in shock anafilattico. -

- Sì. A quanto pare, ha voluto assaggiare il risotto ai funghi di suo marito, nonostante sapesse di essere allergica. -

- Geniale, direi. -

- Mmh. - giocherello distrattamente con il ciondolo della collana. - Quando ci sarà il funerale? -

- Domani. -

- Vittoria come sta? -

- È giù di morale, ma si riprenderà. È stato un duro colpo, ma non così doloroso. -

- A prescindere dal loro rapporto, rimaneva suo padre. È l'uomo che l'ha cresciuta. Ma è normale che non sia troppo abbattuta. Dopo quello che le è successo, il suo cervello non si concentra troppo sui drammi. Anche se lei potrebbe non rendersene conto, li ritiene problemi secondari. Il primario rimane il rapimento. -

- Mi piace parlarti così. - sorride. - Ti ascolterei per ore. Ma non voglio parlare di cose brutte. Raccontami qualcosa di bello. -

- Ho sistemato le tue povere piante in giardino. -

- Potrei aver dimenticato di annaffiarle, qualche volta. - ridacchia.

- Solo qualche volta? - lo prendo in giro. - Ho anche tagliato la siepe. -

- Sul serio? -

- Non sapevo che fare... - faccio spallucce. - E sai bene che non sono una maga in cucina, quindi non è che possa mettermi a preparare torte come le casalinghe perfette. -

I suoi occhi si illuminano di colpo.

- Cosa c'è? - gli chiedo, conoscendo forse già la risposta. - Non ci pensare! -

- Non puoi sapere a cosa sto pensando. -

- Lo so eccome, invece. -

Scoppia a ridere. - Aspetta che ritorni e metterò in pratica i miei pensieri. -

- Vedi di ritornare presto a prescindere. -

- Partirò appena il funerale sarà finito. Non rimarrò lontano da te per un secondo di più, vita mia. -

Mi si scioglie il cuore, quando parla così. - Quindi, quando tornerai... -

- Vorrei farti conoscere mia madre, sì. Se lo vuoi, ovviamente. Se non ti senti ancora pronta, possiamo aspettare. -

Tocco di nuovo la collana. E se si arrabbiasse? Tancredi non può prevedere la sua reazione. Magari non vuole che la tenga io, in fondo sono appena arrivata e sto con suo figlio da poco tempo. Potrebbe...

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora