CAPITOLO 28 - Nives

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Tancredi tornerà domani e non vedo davvero l'ora di riabbracciarlo. Nessuno mi è mai mancato così tanto, è incredibile.

Dato che ho lavorato solo di mattina e domani ho il giorno libero, ne sto approfittando per pulire la casa. Non che sia sporca, ma devo tenermi impegnata o rischio davvero di impazzire.

Ho cambiato anche di nuovo il letto e lavato le lenzuola. Le piantine in giardino sono tutte annaffiate e sulla via dello splendore. Ho tosato persino la siepe, che il alcuni punti era troppo folta.

Cos'altro posso fare?

Ripensando alla fatica che ho fatto per correre su per le scale, potrei allenare un po' le gambe. Non mi farà di certo male.

Salgo in camera per indossare un paio di pantaloncini e le scarpe da ginnastica adatte. Mentre mi infilo una canottiera, sento il campanello suonare.

Rimango per un momento immobile come una statua. Non può essere Elena, perché è a Las Vegas. E nemmeno Brando. Ovviamente, non Ascanio.

Che Tancredi abbia deciso di tornare prima?

- Dio, fa' che sia lui... - bisbiglio, scendendo di sotto.

Ma non è lui. Anche se la persona in questione è entrata sia dal cancello che dalla porta d'ingresso. Perché ha le chiavi. Chiavi che ha preso da qualcuno.

E spero non sia chi sto pensando.

- Beh? Non dici niente? - si siede sul divano che ho appena pulito. - Più piccola di quanto mi aspettassi... -

- Mamma...cosa ci fai qui? - guardo la porta. - E come sei entrata? -

- Con le chiavi. - appoggia la borsa al suo fianco. - Tu, invece, come sei entrata in questa casa? -

- Mamma... -

- Nives, sei una delusione. -

- Me lo hai già detto. -

- Riccardo aveva ragione. -

Sussulto, quando pronuncia il suo nome. È davvero lui che l'ha mandata, allora. Papà non ha mai chiamato ed io non ho più il suo numero, quindi anche se avessi voluto non avrei potuto chiamarlo comunque.

- Te ne sei andata per vendicarti. - mia madre scoppia a ridere, scuotendo la testa. - Perché lui era qualcuno e tu non sei riuscita a diventare niente. -

Ovviamente. - Magari fosse così, mamma... -

- Hai sempre cercato di attirare l'attenzione su di te, Nives. Inizio a pensare che ti sia sposata con lui solo perché era ricco. -

Come può pensare questo di me? Non la riconosco più. - Non è così... -

- No? -

- No. -

- Allora, perché ti sei rotta i polsi? Perché ti sei buttata dalle scale? -

Perché è stato Riccardo a farmi tutto questo. Ma non posso dirtelo.

Mi tocco istintivamente i polsi, ricordandolo sopra di me. Le sue scarpe che si schiantavano sulle mie braccia, le ossa che si rompevano una dopo l'altra. Il dolore. La paura.

- Quel ragazzo ti ha dato tutto, Nives. -

No, mamma. Quel ragazzo, come dici tu, mi ha tolto tutto.

- Una casa, una stabilità, ti ha cercato un lavoro che tu hai rifiutato. Ha... -

- NON È COSÌ! - sibilo, con le lacrime agli occhi. - Non è così... -

HEAL MY PAIN - TancrediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora