Capitolo 17

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《Cosa succede qui??》una voce familiare uscì dall'ombra, spezzando quel momento che sembra quasi essere perfetto.

Per un attimo mi sentii colpevole per aver fatto qualcosa di male. Come un ladro che viene scoperto mentre sta rubando dei gioielli.

Colta alla sprovvista, si diffuse in me un senso di stupore e per un attimo strinsi la maglietta di chi ancora mi abbracciava. Le mie mani cercavano di intrappolare quel tessuto, così da obbligare a farlo stare qui con me, a non lasciarmi andare, a proteggermi, sempre.

Guardai quel suo viso che trapelava un senso di fastidio. Le braccia incrociate sotto il petto, il piede che teneva un ritmo cantilenante e parecchio fastidioso. Quella persona ci stava rimproverando con i gesti, come una madre fa con i bambini che non vogliono fare i compiti.

《Da quando esiste del tenero fra voi due?》chiese, con quello sguardo che era rimasto immutato.

Mi allontanai dal corpo di Brent, sciogliendo quell'abbraccio che mi aveva stretto il cuore e sentendo il suo calore ormai lontano dal mio corpo. Il contatto dell'ambiente con la mia pelle, causò un senso di vuoto, di abbandono, di rifiuto.

《Sarà meglio per me andare.》 disse il ragazzo che mi aveva stretto a se poc'anzi. Vidi quei suoi occhi grandi e profondi che cercavano di chiedermi scusa per la figura appena fatta. Strinsi le spalle, lui non aveva colpa e per un secondo mi sentii calma come se il suo sguardo mi potesse trasmettere calore e sicurezza. Forse aveva capito dal mio viso come fossi rimasta turbata a non sentire le sue braccia cinte al mio corpo o forse, era solo gentilezza.

Vidi la sua figura prendere le due tazze e tenendole in una sola mano, allontanarsi a passo alquanto lesto.

《Ci conviene entrare, non credi? Fa freddo qui fuori.》cercai di calmare le acque prima di sentire ciò che aveva da dirmi la mia migliore amica.

Annuì soltanto e precedendomi, gradino dopo gradino, passo dopo passo, entrammo nell'alloggio respirando un'aria forse più pulita e tranquilla del solito. Il calore sembrava essere stato imprigionato dentro quella baracca e il contatto con quell'ambiente mi rilassò un po', liberandomi dalla mia preoccupazione.

Charlotte iniziò a spogliarsi mettendo i pantaloncini e il top che usava per dormire, lo feci anch'io mettendo la mia camicia da notte di seta color champagne.

Nessuna delle due aprì bocca, forse impaurite da ciò che potevamo dire, forse convinte che se qualcuno delle due l'avesse fatto sarebbe finito tutto in modo tragico.

Ma non mi importava, a dire il vero non capivo nemmeno il motivo per cui se l'era presa tanto, anzi era proprio quello che volevo scoprire.

Mi ero decisa, avrei dovuto parlare, iniziare la conversazione, ma come? Con un "che cazzo ti è preso prima?"? O semplicemente "ma sei pazza a reagire in quel modo per un misero abbraccio?"?

I miei pensieri ancora navigavano in quel turbolento mare nella mia testa.

Una voce forse più stridula del solito interruppe la navigazione.

《Ti vedo spesso con quel ragazzo, Shane.》disse solamente in principio. Si schiarì la voce per poi correre al bagno seguita da me, con lo scopo di passare il latte detergente sul nostro viso pieno di trucco.

Cercai di annuire mentre mi lavavo ulteriormente il viso, rimuovendo il trucco dai miei occhi macchiati di nero.

《Avete un carattere affine.》 affermò, passandomi l'asciugamano e ritornando nella stanza. Chiusi il lavello bloccando il getto d'acqua che creava un rumore che da sempre mi infastidiva.

Tornai nella camera, legando in una coda di cavallo i miei lunghi capelli.

Presi l'orologio da taschino e lo misi sul comodino. 《Ti sbagli.》 dissi guardando per l'ultima volta l'orario, stranamente era presto, ma mi infilai lo stesso nel letto.

《Ho visto che ti guardava continuamente durante il discorso del preside.》 Ci pensai su, ricordai come in quel momento la mia mente era sottosopra, non avevo notato infatti cosa stava succedendo intorno a me.

《Lui non mi sopporta e lo stesso vale per me.》cercai di analizzare la situazione in modo sincero e oggettivo, si era visto come a dire il vero a lui importava poco di me, se non proprio per nulla.

《Vogliamo parlare di Brent?》 La sua domanda era quasi inaspettata, come se sospettasse qualcosa.

《Che vorresti sapere di Brent?》eravamo una difronte all'altra, mentre appoggiate con la testa sul cuscino e coperte da un semplice lenzuolo, parlavamo liberamente come due ragazzine alla prima gita fra amiche.

《Provi qualcosa per lui?》 Chiese torturandosi un po' mentalmente prima di aprire bocca e di spiccicare parola.

Ripensai al suo viso, al suo sorriso, ai suoi occhi. Un dubbio crebbe dentro me, pensai alla sua gentilezza e alla sua preoccupazione verso i miei confronti per ogni singola situazione.

《No.》 Risposi in modo diretto quasi come se non ci potesse essere un'ipotesi contraria.

《Capisco...》la sua frase non era conclusa, sarebbe stato meglio se invece si fosse fermata lì. Le persone di natura parlano molto, non riescono a frenare quest'istinto. La parola è un dono, ma noi ne facciamo un abuso, rendiamo le parole massi pesanti pronti a far del male a chiunque li riceve. Bisognerebbe maturare, imparare a saper frenare la nostra lingua quando non è più necessario parlare. Avrei tanto voluto essere capace di questo e avrei tanto desiderato che anche lei avesse cercato di evitare. 《Ti conviene non stare con tutti e due contemporaneamente, sembrerai proprio una puttana.》

Rimasi pietrificata, il mondo per un istante non aveva più senso. Mi aveva accusata di essere una puttana. Lo aveva fatto davvero. Non lo aveva fatto in modo diretto, ma mi aveva colpito nel profondo dello stomaco come se fossi stata tradita, pugnalata dalla mia stessa anima. Il mio viso si fece più duro, ormai la ragione era andata a farsi fottere. La rabbia ribolliva nel mio sangue, causandomi un colpo di calore che rese rosse le mie guance. 《La puttana sarei io?》ormai ero arrivata al limite, non sapevo ciò che avrei potuto dare, non sapevo se facevo bene, ma quelle sue parole avevano segnato il mio stato d'animo, cambiandolo in un solo secondo.

《Sul serio?》maledetta lingua, maledetta parola, maledetta incapacità. 《Sei tu la puttana che va a letto con un uomo sposato.》

Le persone parlano troppo, non riescono a frenare quest'istinto, ma così facendo non rovinano solo chi le riceve, ma anche chi le pronuncia.

Angolo autrice.

I miei complimenti per chi ha vinto la sfida, scusatemi se aggiorno più tardi del solito, la scuola...

In ogni caso elencherò le vincitrici e per chi ha dato per scontato Shane, beh sappiate che nulla è come si suppone che sia.

Vorrei comunque che le vincitrici commentassero sul proprio nome il premio che vorrebbero ricevere accetto anche un messaggio privato.

Complimenti vincitrici:

1) RaduraiaDivergente.

2) Trislovefour.

Sono stupita che le vincitrici siano solo due, ma meglio così, significa che la mia storia non è poi tanto scontata, eh?

Un bacio,
GCDreamer

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