Capitolo 12

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Aspettai per uscire da quella sala, come al solito erano tutti accalcati alla porta, pronti per andare a visitare i diversi club, aperti a tutti prima dell'iscrizione. Ogni fondatore, o chi ne faceva le veci, presentava il proprio club, ovviamente con lo scopo di far iscrivere lo studente.

《Mi sa proprio che non ho la più pallida idea di quello che voglio scegliere.》disse Charlotte, rivolgendosi al ragazzo dall'aspetto assassino.

《Mh.. a chi lo dici, vorrei scegliere club diversi rispetto a quelli che avevo scelto l'anno scorso.》disse, sospirando e grattandosi la testa come per cercare di trovare una risposta.

Ci stavamo avviando verso l'uscita, mentre io semplicemente annuii alle parole di quel ragazzo.

《E invece tu... ehm..》cercò di finire la frase imbarazzato perché non era a conoscenza del mio nome.

《Mi chiamo Dafne Moore, piacere. 》dissi sorridendogli, mi sembrava pure ora che facessimo le presentazioni.

《Io sono Brent Waise.》sorrise di ricambio 《Stavo dicendo, tu cosa vorresti fare Dafne?》

Sospirai una seconda volta. 《Non lo so.》mi grattai il mento con un dito.《Mi sa tanto che andrò a fare una passeggiata, per schiarite le idee.》

Salutai con un cenno di mano e iniziai ad uscire prima di loro per poi perdermi nei sentieri.

Ci misi un po', il corridoio era pieno di persone che volevano conoscere tutti i club. Il movimento era troppo per me e quando uscii da quel posto presi un respiro di sollievo.

Continuai a camminare per riuscire a chiarire le idee che avevo in testa.

Accantonai tutti i pensieri che prima mi tormentassero.

Lessi la presentazione dei club e devo dire che erano veramente molti.

Vi erano diversi club sportivi: calcio, pallavolo, basket, box e persino golf e cheerleading.

Lasciai da parte questa categoria, di certo lo sport non faceva affatto a caso mio.

Il programma presentava altri elementi riguardanti l'arte e lo spettacolo: pittura, scultura, canto, danza e infine teatro.

Fissai l'ultima parola che era quasi sbiadita a causa della stampante, ma abbastanza leggibile da saltarmi all'occhio. Mi ricordo una volta di essere andata a teatro. Era molto tempo fa e credo che sia stata una delle esperienze che mi ha formato di più.

Guardai il cielo, che sia proprio questo uno dei club? Scossi la testa e decisi di passare avanti con la lettura.

L'altra categoria faceva parte di tutto ciò fosse collegato alle lettere: lettura, calligrafia e il giornalino scolastico.

Ulteriori club riguardavano un ambito casalingo direi: cucito e cucina.

Infine, vi erano anche i club che riguardavano l'abito sociale: volontariato diviso per assistenza ai malati, agli anziani e l'aiuto per l'ambiente e la città.

Feci un altro lungo sospiro appena finii di analizzare le decine di club.

Incredibilmente feci la mia scelta, ovviamente forse un po' avventata, ma non mi importava,  in quel momento, decisi di andare d'istinto, era la scelta giusta, ne ero quasi completamente convinta.

In ogni caso, quella fu la mia prima scelta, non riuscivo a stringere le meningi per trovare un altro club che rispecchiasse me e soprattutto che mi sarebbe stato di sostegno per il mio avvenire.

Sollevai la testa dal foglio, conoscevo questo posto, ero quasi sicura di saperlo come le mie tasche, solo quella mattina ero passata in mezzo a quei rami e quelle pietre.

Sentii il rumore del ruscello percorrermi nell'orecchio per poi uscire dall'altro. Il viso che aveva assunto Shane quella mattina, fu proiettato come un flash dalla mia mente.

Tutto ciò non faceva altro che incuriosirmi di più. La curiosità è stata da sempre il mio grande privilegio ma pur sempre il mio più grande difetto. A causa della curiosità, la mia famiglia si era distrutta, "loro due si amavano davvero" ( N/A richiamo al capitolo extra- a Natale puoi..) era questo quello che ingenuamente pensavo. Sarei sempre stata convinta del loro amore, pensavo che loro non avessero colpa che lui amasse mia madre e che fosse stata colpa di quella troietta se tutta la felicità si fosse distrutta. Eppure, il loro matrimonio non era tale. Tutto venne distrutto e sono convinta che mia madre non avesse colpa. Vedete, dopo aver lottato tanto, vedere che non viene ricambiato l'impegno, si è portati alla resa.

Seguii il ruscello ancora un po' per poi ritrovarmi varcato esso un bellissimo arco pieno di fiori che portava ad un luogo a me sconosciuto.

Rimasi incantata ad osservare quell'incantevole spettacolo frutto di un lavoro di collaborazione fra l'uomo e la natura.

Incurante di ciò che facevo e con lo sguardo puntato a quello spettacolo, attraversai il ruscello, sussultando appena, una volta a contatto con l'acqua.

Iniziai a camminare molto lentamente, fermandomi ad un passo dall'entrare in quel luogo.

Sembrava magico, vedevo quanto lungo fosse, ma in compenso a questo avrei attraversato quel tunnel incantata dai suoi colori.

Ero convinta di dover aspettare l'invito, o meglio il permesso per poter varcare quella soglia ed entrare in un piccolo paradiso.

Spinta da curiosità lo feci, lasciando la borsa e il foglio lì per terra.

Mi sentivo una bambina che stava assistendo per la prima volta alla neve che cadeva. Allargai le braccia e sentendomi completa iniziai a volteggiare, chiudendo gli occhi quasi fossi in paradiso.

《Signorina, lei non dovrebbe essere qui.》 disse la voce di un signore che stranamente riconobbi subito, il preside.

Mi fermai dando le spalle a quella persona. 《 Mi scusi, me ne vado subito.》 Corsi verso la borsa che fortunatamente era nella mia direzione e quando mi piegai per raccoglierla sentii ancora quella voce parlare.

《Non c'è bisogno di scappare.》 fece una piccola pausa, per un secondo mi sembrò un pervertito. 《Quel è il suo nome, signorina?》per quanto mi sembrasse un pervertito in quell'istante, mi resi quasi subito conto che invece aveva un modo di fare paterno, quasi se mi stesse trattando come qualcosa di prezioso.

《Mi chiamo Dafne Moore, signor preside.》 Mi voltai per guardare quell'uomo in volto. Il suo viso era praticamente distrutto, quasi risucchiato dal dolore, dal rancore, dall'odio. Ma non l'odio verso un nemico,  ma un odio ancora più distruttivo, quello verso se stessi.

《Signorina Moore, mi ha fatto vivere in un istante momenti che mi hanno suscitato molto dolore infondo al cuore. 》 i suoi occhi sembravano desiderosi di un momento migliore,  un momento che forse non gli sarà dato di vivere. Si stava voltando per ritornare all'interno di quel luogo.

《Signor preside, la prego, condivida il suo dolore con me.》 per qualche oscura ragione, la mia voglia di conoscere, la mia dannata curiosità, mi aveva strappato le parole di bocca, facendomi subito pentire di ciò che avevo fatto.

Egli sospirò, notai il suo vestiario, un vestito elegante blu, che lo rendeva quasi fuori luogo.

《Signorina Moore, l'uomo di natura è incapace di lottare. Io stesso fui incapace di lottare, fui debole, incapace di stare accanto al mio più grande amore quando avevo la possibilità di farlo. Stranamente mi resi conto del mio errore e forse il fatto che ero ancora in tempo, mi salvò l'esistenza. Ma signorina, il tempo non aspetta nessuno è sempre di corsa. Io sprecai il mio e questo fu il mio più grande rimorso.》 mi mostrò una panchina proprio alla sua destra.《Se ha intenzione di ascoltare la storia di un vecchio uomo, si accomodi, ci vorrà un bel po'.》

Rimasi per un istante impietrita, presi il foglio delle iscrizioni da terra, e mi accomodai accanto a quell'uomo che molto probabilmente,  mi avrebbe insegnato molto.

Angolo autrice.

Vi è piaciuto il capitolo?  Siete curiosi di sapere la verità storia del preside? Credo personalmente sia il momento opportuno conoscere questo personaggio.

Voi come me amate sapere cosa nascondono i personaggi? Se la risposta fosse no, mi potreste spiegare il motivo? Ve ne sarei infinitamente grata.

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