Capitolo 30

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Dopo aver finito al bar e dopo aver rigorosamente pagato, tornammo all'accademia. Ringraziai il cielo per non essere stati minimamente scoperti da qualcuno, soprattutto da Carota.

Charlotte, con mia grande sorpresa, mi stava aspettando davanti alla fontana.

《Dafne, finalmente, dove sei stata?》chiese venendomi incontro, dopo aver salutato le amiche del suo club.

《Perché mi hai aspettata?》chiesi stupita del suo gesto.

《Ti ricordo che abbiamo chiuso a chiave quel tipo di alloggio e ho io le chiavi, in più non avevo nulla da fare. 》spiegò lei, inventandosi una scusa bella e buona.

《Loro comunque sono i ragazzi del mio club. 》dissi per poi presentarli un per uno. Notai come Manuel aveva assunto uno sguardo da pesce lesso, guardando Charlotte senza distogliere minimamente lo sguardo.

《Allora ragazzi io vado. 》dissi rivolta ai miei colleghi.

Abigail mi abbracciò forte 《Sono felice di non essere più l'unica ragazza del club. 》 disse, stringendomi ancora più forte.

Tutti i ragazzi misero il broncio e Abigail scoppiò a ridere 《 Vi voglio bene. 》 urlò quando ormai erano finiti i saluti.

Charlotte era impaziente, voleva sapere come era andata la giornata con il mio nuovo club. 《Aspetta almeno di arrivare alla nostra lussuosa residenza. 》 la presi un po' in giro. Lei iniziò a sbruffare e con le braccia incrociate sotto il petto, iniziò a camminare con passo alquanto spedito. Era difficile starle dietro, ma almeno riuscimmo ad arrivare sane e salve nella nostra dimora.

《 Allora? Racconta. 》il suo fare felice mi suscitò un po' di allegria che manifestai con un sorriso sul viso. Era seduta sull'estremitá del suo letto così decisi di raggiungerla.

《 E va bene. 》le iniziai a raccontare ciò che era successo. In particolar modo di quel nome che era sfuggito ai miei nuovi amici. Cercai di essere più composta possibile durante il racconto, ma i miei occhi mi tradirono ben presto. Charlotte come al solito non si era fatta sfuggire nulla.

《Perché non mi parli un po' del tuo rapporto con Shane? 》 chiese con una piccola luce di malizia che le brillava negli occhi.

《Non c'è nulla da raccontare. 》 cercai di mettere in pratica tutte le mie doti di attrice, ma di certo questo non era in grado di aiutarmi. Charlotte mi conosceva bene, molto bene. Con il capo basso, mi rassegnai alla mia orribile sorte. Presi una delle decisioni più difficili nella mia vita. Aprire il mio cuore ad un'altra persona che forse, non sarebbe nemmeno riuscita a capite i miei sentimenti. Non si riusciranno mai a capire veramente i sentimenti di una persona, se prima non si affronta con la propria pelle la stessa difficoltà.

Iniziai a raccontarle tutto, dalla caduta in piscina al momento in cui ci ritrovammo al club. Proprio tutto per filo e per segno, a parte le discussioni, che ovviamente cercavo solo di riassumere. Avevo da sempre odiato quelle persone che raccontano le parole esatte di una discussione, soprattutto perché consideravo il colloquio una cosa intima e privata.

Charlotte prestava molta attenzione e la cosa non mi stupì affatto, al contrario sapevo da sempre che la mia migliore amica era in ottima ascoltatrice. Notai anche con molta felicità che lei si immedesimava completamente nelle situazioni.

A fine del racconto, che mi costò davvero una grossa fatica, cercai di alzarmi dal letto.

Sperai fosse davvero così facile come credevo. Charlotte mi prese per mano e me la strinse forte quasi come se volesse confrontarmi. Tutto ciò mi fece capire che in realtà mi stava preparando a delle parole particolarmente tristi.

《Shane non mi sembra un cattivo ragazzo, al contrario è molto intelligente e sveglio, solo che non è proprio il tuo tipo. 》 sapevo che quelle parole servivano in realtà a nascondere qualcosa. Charlotte sapeva qualcosa, ma non voleva o meglio non poteva dirmelo. Perché? Era così tanto importante da non dirmelo? O viceversa?

《Mi conviene andare a fare il bucato, oggi non c'è la lavandaia, sarò costretta a pensarci io. 》 presi i primi panni che trovai nel mio cammino e corsi fuori da quella baracca, fuori da quelle bugie.

Che codarda. Ero sempre stata una codarda, avevo davvero così tanta paura di affrontare i miei problemi. Scappavo ogni volta, non potevo nemmeno negarlo. Era la verità. I miei problemi si insinuano in ogni parte del mio corpo, causandomi dolore. Tanto, troppo dolore. Pensavo che scappando, un giorno questo dolore mi avrebbe abbandonato. Potevo mai scappare dai miei problemi? Da poco mi resi conto che in realtà, bisogna affrontarli per riuscire ad eliminarli. Bisogna farlo a testa alta, così da uscirne vittoriosa. Vigliacca. Codarda. Non ci riuscivo. Ero troppo debole. Vigliacca. Codarda. Avevo bisogno di una mano, dovevo affrontare i miei demoni. Vigliacca. Codarda. Ci penserò un giorno, ma non adesso. Vigliacca. Codarda. Non sono abbastanza forte. Vigliacca. Codarda. Non sarò mai forte.

Persa nei miei mille pensieri mi ritrovai davanti la lavanderia. Sapevo già che la gentile donna oggi, non c'era. Aveva bisogno anche lei di un giorno di riposo. Nonostante ciò ci era consentito fare la lavatrice. Ovviamente i danni saranno a nostro carico. Bene. Non ho nulla da perdere.

Entrai in quel luogo, oltrepassai la porta che portava nella stanza delle lavatrici e misi il cestino a terra.

Iniziai a dividere i capi bianchi da quelli neri. Caricai ben due lavatrici. Misi il detersivo ad entrambe e azionai la macchina.

Il rumore iniziava già a darmi fastidio, avrei tanto voluto uscire da questo posto e rinchiudermi nella mia baracca per dormire ore su ore.

Presi una rivista che era appoggiata al tavolino e iniziai a leggere roba veramente inutile. Sbruffai e riposi il giornalino sul tavolo.

Ora si che iniziavo proprio ad annoiarmi. Se ci fosse qui Shane non mi annoierei di sicuro.

Eliminai il pensiero scaturito dalla mia testa. Cosa vado a dire. Ma per favore, meglio stare da sola che stare con lui. Almeno credo sia meglio... è meglio?

Sentii la porta alle mie spalle aprirsi. La figura del ragazzo dagli occhi verdi mi si parò davanti. Una cosa era certa Brandon era un bel ragazzo. Mi regalò un dolcissimo sorriso. E io gli risposi con un piccolo cenno di mano.

《Anche tu a lavare i panni?》chiese lui con quel sorriso da far perdere la testa.

Annuii e lui iniziò a caricare la lavatrice. Rimasi incantata a guardare il suo corpo. Era bellissimo con quella canottiera nera e qui jeans del medesimo colore.

Il mio sguardo era ancora su di lui quando ebbe finito il lavoro.

《Allora DaDa..》 iniziò a parlare guardandomi 《.. ti va di giocare un po' a carte?》sorrise lui estraendo dalla tasca un mazzo di carte.

Sorrisi, mi sarei davvero divertita.

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