Capitolo 44

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《Ma si è mai visto un bambino di 10 anni che leggere mattoni riguardanti la storia? In ogni caso...》 riprese più serio di prima. 《 ...cercai di arrampicarmi sull'albero, evitando di fare rumore. Tanto facile a dire, in un attimo mi trovai appeso come un salame, reggendomi forte su un ramo. In poche parole, avevo perso l'equilibrio, proprio ad un centimetro dal pallone. Shane vide la scena, distogliendo gli occhi dal libro. Non chiamò aiuto, anzi mi sorprese, si arrampicò anche lui e fece di tutto per non farmi cadere. Ci riuscii, ma lui ne pagò una piccola frattura alla gamba. I quindici minuti successivi, furono un vero e proprio caos. Andò all'ospedale e nei giorni seguenti fu costretto a rimanere a letto. Imposto dai miei e con l'appoggio di mia sorella, andammo a fargli visita. 》 sorrise quasi malinconico per quello che stava per dire. 《Sai ciò che mi disse il primo giorno? 》non aspettò una mia risposta 《"Ho fatto prendere il tuo pallone". Dopo tutto quello che gli avevo causato lui si era interessato solo del mio pallone. Da quel momento diventammo inseparabili. Ci chiamavamo I fantastici 4: io, Shane, Bea e Abigail Collins eravamo amici per la pelle. 》finì il racconto.

《Abigail? 》domandai.

《 Si, proprio lei, era un'intima amica di Shane. Sembra strano vero? 》chiese, notando il mio stupore.

《Certo, non vi siete mai rivolti la parola da quando vi conosco, tu e Abigail, intendo. 》spiegai con calma.

《La vita è strana. Gli amici inseparabili, prima o poi, faranno scelte diverse e proprio in quel momento si capirà se un'amicizia è mai stata vera. La mia e quella di Abigail non lo era, ma credo che l'errore non sia stato suo, al contrario, so di aver sbagliato nei suoi confronti, ma se la conosco bene, sono sicuro che non mi perdonerà tanto facilmente. 》nei sui occhi si poteva leggere il suo dolore per il passato.

Sapevo che il discorso era finito, eppure tante altre domande mi affioravano in mente.

《Scusa DaDa, ho bisogno di una doccia, ti passo a prendere al club per pranzo, okay? 》come fece quando venne a salutami, mi lasciò un bacio sulla guancia e in poco si dileguò, senza aspettare nemmeno una mia risposta.

Con la testa piena di pensieri, mi ritrovai in poco tempo in quelle quattro mura, dove i miei compagni continuavano imperterriti il loro lavoro.

Presi posto in quella che era la mia postazione, iniziai a schioccare le ossa delle dita. Aprii quella tipica pagina bianca di Word e poggiai le mani sulla tastiera, senza però far leva sulle lettere. "Vuole un capolavoro? E un capolavoro avrà." Motivai me stessa a iniziare quel lavoro.

Notai che il tempo non mi era d'aiuto, le lancette continuavano ad andare avanti e la mia posizione cambiava continuamente: mi stendevo sulla sedia, mi avvicinavo con tutta la sedie per assume una posizione eretta, poggiavo i piedi sulla scrivania, iniziando a tamburellare con le dita, mi alzavo e mi affacciavo alla finestra per contemplare il maestoso panorama.

Dopo tutti i miei movimenti, non riuscivo a concentrarmi e a trovare l'ispirazione giusta per quel maledetto articolo.

Conclusa la mattinata, trovai proprio accanto alla mia postazione, tutti i ragazzi che mi guardavano con un sorriso consolatorio.

《 Non ti preoccupare. 》iniziò il discorso Stewart.

《 Quasi tutti abbiamo subito la grossa delusione del rifiuto. 》 continuò Steven, beccandosi una leggera gomitata da parte del fratello. 《 Così non l'aiuti. 》gli sussurrò intanto.

《La prossima volta andrà meglio. 》sorrise Jon, poggiando per un millesimo di secondo il suo sguardo sul mio viso, era un progresso.

《Non bisogna mai arrendersi. 》 cercò di spronarmi Manuel.

《 Noi ti sosterremo, Dafne. 》 mi incitò Mitch, serrando un pugno.

《 Andiamo a mangiare! 》urlai io, morendo di fame e dirigendomi alla porta. 《Ah, una cosa...》mi fermai di colpo, voltandomi verso di loro. 《...Grazie ragazzi, è un gesto davvero carino il vostro. 》 sorrisi coinvolgendo tutti in un caloroso abbraccio, a cui partecipò anche Abigail, che stranamente non aprì bocca.

Mi degnò della sua favella solo durante il cammino.《Shane a volte è troppo schietto, cerca solo di spingerti a fare di meglio. 》 disse durante il cammino. Sorrisi per poi annuire, convinta di ciò che mi diceva.

《 So che vi conoscete da una vita, mi fido del tuo giudizio. 》 spiego in modo diretto e senza peli sulla lingua.

Abigail decise di non continuare il discorso, anzi lo rimandò a prima della partita, eravamo ormai arrivati in mensa e la confusione non era l'ideale per un argomento serio.

Anche Shane ci raggiunse, seguito da Brandon voglioso di pranzare con noi.

《Pronti per la partita? 》 domandò Manuel che non riusciva a tenere la bocca chiusa.

《 Si! 》 Quasi urlò Shane.

《 Gli faremo mangiare la polvere! 》 esultò Brandon.

《Soprattutto tu, ormai sei specializzato con le "finte"》 Abigail lanciò una frecciatina a Brandon, seguita da uno sguardo fulmineo.

《 Quasi come te che sei così "facile". 》azzardò Brandon non fermandosi lì. 《Adesso quanti ne hai ad una volta? Sono aumentati a sei?》

《Brandon!! 》lo richiamai sbattendo le posate sul tavolo.

Abigail si alzò, inorridita da quelle parole crudeli. Scappò via in un lampo, Brandon aveva gridato e quasi tutti i presenti avevano iniziato a fissare la ragazza con un volto alquanto schifato.

《 Poi ne parliamo. 》Sussurrai al mio ragazzo. Inseguii Abigail, forse non era nemmeno giusto che fossi io a correrle dietro, non la conoscevo da molto, ma ero quasi convinta che solo una ragazza poteva capire i suoi sentimenti.

《 Abigail! 》urlai, riuscendo a raggiungerla in poco tempo.
Riuscì a chiudersi nel bagno e per poco non la fermai.

《Abigail, sono io, Dafne, dai apri. 》cercai di convincerla con fare materno, spingendola ad aprire la porta.

Con le mani sul viso, cercava di nascondere quelle lacrime, che rigavano le gote di un colore nero a causa del trucco.

Istintivamente la abbracciai consolandola il più che potevo.

《Non importa ciò che la gente dice. 》cercai di asciugare le lacrime su quelle guance di un colore roseo. 《Tu non sei come ti vedono loro. Non importa se passerai per prepotente, per testarda o per "poco di buono".》 Sapevo che quelle parole la ferivano, ma era l'unico modo per farle comprendere le mie parole. 《Devi essere te stessa, non pensando a ciò che gli altri si aspettano da te. La cosa fondamentale è migliorarti per diventare come tu vuoi, fottendoti degli altri. 》le sue lacrime iniziarono a smettere di trapelare e i suoi occhi da cerbiatto, mi fecero quasi piangere.

《 Non permettere alle altre persone di avere la meglio su di te. Il sorriso è la migliore arma contro il male del mondo e tu non hai solo un coltello da taschino, possiedi un intero armamento su quel dolce viso. È arrivato il momento di farti valere, io ti sosterrò. 》conclusi, ricevendo in cambio un semplice abbraccio e un flebile, ma sorprendente "Grazie".

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